LA MUSICA DELL’ANIMA

“L’Eterno è pietoso e clemente, lento all’ira e di gran benignità” (Salmo 103:8)

Meditazione di oggi

Il grande privilegio di possedere Dio può essere nostro: questa è l’unica benedizione che ci soddisfa pienamente. Lo desideriamo più di qualsiasi sistema teologico o complesso di dottrine. L’anima è assetata di Dio, dell’Iddio vivente, di Colui che può rivelarsi a noi e darci quello di cui abbiamo bisogno, qualunque sia il nostro carattere o condizione in cui ci troviamo. Rimane al nostro fianco nella forza e nella gioia, ma anche nei conflitti e nelle preoccupazioni, al punto che possiamo sempre esclamare: “Signor mio e Dio mio!”. Egli è paziente e gentile con chi è svogliato a esercitare la fede: Egli conforta con la Sua presenza chi è triste e aggravato. Dio è riposo per chi è tormentato dalle ansietà, speranza per chi è preda della paura, un sovrano glorioso per chi lotta contro la propria volontà. Anche per chi è giovane e forte, Egli è il valoroso capitano della nostra salvezza, in grado di accendere e di mantenere tutto l’amore e l’entusiasmo della natura giovanile. Egli comprende chi è diverso dagli altri, chi, come Toma, inciampa senza intravedere la luce, mentre i suoi compagni hanno gli occhi ben aperti, e consente quindi al discepolo esitante di mettere il dito nei segni dei chiodi, affinché anch’egli possa esclamare: “Signor mio e Dio mio!”. In questo modo la musica celeste si diffonde sulla terra, rendendo possibile la visione e il possesso di Dio. Egli è così grande e glorioso! Come può un essere tanto indegno come me definirlo il proprio Dio? Come possiamo non meravigliarci davanti a un simile amore, mentre siamo circondati dalle Sue benedizioni e dimoriamo in questa sicurezza, avendo davanti a noi una speranza senza fine? La musica dell’anima non può che sgorgare in una lode incessante. Questo diletto nell’Eterno si spande in tutta la nostra vita. La preghiera è perfetta quando ci conduce oltre i cortili esterni della richiesta, fino alla sala del banchetto della comunione con il Signore. La lode è affrancata dalle cose terrene ed è ripiena delle realtà celesti, quando guardiamo di là dei doni e traiamo dal Donatore la forza e la dolcezza del nostro cantico. La persona più felice è quella che trova in Dio il proprio diletto, colei per la quale non c’è niente in cielo o sulla terra che possa essere paragonato al Signore. Ci sono i momenti bui, ma l’anima trova in Dio un motivo in più per dilettarsi nel Salvatore. Le cose che appaiono nere e misteriose, da questa parte delle nuvole, perdono la propria consistenza quando ci libriamo in alto, riposando nella Sua presenza e nel Suo amore. Le nostre paure ci spingono a cercare in Lui rifugio e protezione, proprio come gli uccelli si fanno trasportare dalla tempesta nelle fessure della roccia.

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