La supplica di Anna
«O Signore degli eserciti, se hai riguardo all’afflizione della tua serva e ti ricordi di me, se non
dimentichi la tua serva e dai alla tua serva un figlio maschio, io lo consacrerò al Signore
per tutti i giorni della sua vita e il rasoio non passerà sulla sua testa» 1 Samuele 1:11.
Elcana era un Levita appartenente a una delle famiglie più onorabili, del sacerdozio, della progenie di Giacobbe. Sebbene fosse un uomo timorato di Dio, seguì l’usanza comune della poligamia di quei giorni in cui “ognuno faceva ciò che sembrava buono ai propri occhi”.
Questo tipo di unione era molto lontano dalla legge di Dio che, aveva stabilito nel giardino di Eden: «Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una sola carne» Genesi 2:24. Il modello di vita familiare che Dio aveva stabilito era la monogamia e tale doveva rimanere per l’eternità. La poligamia non era certo l’ideale per una serena vita familiare: rivalità e litigi avrebbero portato all’infelicità e la casa di Elcana non fu risparmiata. Anna era la moglie favorita di Elcana, una donna devota e umile, visse in una |
un’epoca in cui le famiglie erano numerose, ma lei aveva un problema: non poteva avere figli. Una tragedia in una società dove la dignità di una donna è misurata dal numero dei figli. Per gli Israeliti, la sterilità era considerata un disonore, una colpa, una maledizione di Dio. Per l’ebreo avere figli significava la continuazione della propria stirpe, garantiva una certa immortalità. Elcana, prese una seconda moglie di nome Peninna e benché avesse dei figli, era triste e insoddisfatta, vedeva in Anna la sua rivale. La superiorità di aver generato dei figli le dava il diritto di umiliare Anna; non pensava che fosse stato Dio a darle la possibilità di averli. Una prole numerosa era il segno della benedizione di Dio. «Ecco, i figli sono un dono che viene dal SIGNORE; il frutto del grembo materno è un premio»Salmi 127:3, ma lei non era riconoscente a Dio né per i figli né per le altre cose buone che possedeva.
Peninna era dura e insensibile al dolore di Anna, con leggerezza la umiliava e calpestava la sua dignità.
Col passar degli anni, l’agonia di Anna, divenne ancora più intensa e la sua sterilità divenne un peso ancora più insopportabile a causa della gelosia della sua rivale che la scherniva continuamente.
Anna per la sua fedeltà a Dio sopportava una serie d’insulti e crudeli provocazioni da parte di Peninna senza mai reagire per il bene della famiglia, non inveiva contro la sua rivale.
Anna appare come una donna dal carattere irreprensibile e deciso. Nel suo cuore regnava la bontà, e manteneva una costante comunione con Dio.
La Parola non ci dice che Anna fosse bellissima come lo fu Sara ma, sicuramente dolce e attraente; Elcana vedeva chiaramente la differenza tra le due donne e preferiva Anna, che amava teneramente. Biblicamente, non è una sorpresa che Elcana ami di più Anna, la moglie sterile; anche Giacobbe preferiva Rachele, inizialmente sterile, a Lea.
Il fatto che Elcana amasse teneramente Anna, aumentava la gelosia di Peninna. La sua gelosia era patologica, ossessiva, aveva permesso che l’amarezza mettesse radici nel suo cuore, la sua vita era avvelenata dall’invidia e dall’egoismo. Certamente non era facile vivere con una realtà che ti rende la vita impossibile. L’invidia e la gelosia sono da sempre nella storia dell’umanità, un sentimento radicato nella natura umana, ma contrario alla volontà di Dio. «Un cuore calmo è la vita del corpo, ma l’invidia è la carie delle ossa» Proverbi 14:30.
Questa situazione portò un duro scontro familiare fra le due donne. Peninna provocava continuamente Anna, soprattutto in occasione delle festività ebraiche, quando i nuclei familiari, ogni anno, si recavano verso la casa di Dio a Silo per adorare e offrire sacrifici al Signore degli eserciti.
In quei giorni, Peninna era ancora più pungente con Anna, aveva lasciato che l’amarezza mettesse radici nel suo cuore, la sua vita era avvelenata dall’invidia. Tale invidia derivava dalla rivalità, dall’egoismo e dalla mancanza di umiltà.
L’invidia guarda solo ai propri interessi, e non a quelli degli altri; l’invidia scaturisce da satana. Satana stesso fu distrutto dall’invidia; egli invidiava Dio; nella sua superbia voleva essere come Lui. Questa pretesa fu la causa della sua caduta, «L’ira è crudele e la collera impetuosa; ma chi può resistere alla gelosia?» Proverbi 27:4.
Il disprezzo che Anna subiva in quei giorni era grande, a volte sfogava il suo sconforto in pianto, era talmente amareggiata dalla sua rivale che non solo rifiutava di mangiare, ma non dava neanche ascolto a suo marito che le diceva: «Anna, perché piangi? Perché non mangi? Perché è triste il tuo cuore? Per te io non valgo forse più di dieci figli?» 1 Samuele 1:8. Elcana, marito affettuoso, cerca di consolare Anna ma le sue parole non consolano il suo cuore, ciò che poteva riempire il cuore di Anna era un figlio da poter amare e accudire…
Anna non mangiò, appena le fu possibile si recò nel tempio; mite e dignitosa, in tutta umiltà portò il suo travaglio a Dio, con fede e con lacrime.
Inginocchiata davanti all’arca del Signore, spandeva il suo cuore. Non aveva la forza di parlare, non usciva alcun suono dalla sua bocca; muoveva solo le labbra. Ci sono lacrime e sospiri che non possono essere espressi con parole.
Anna fece un voto e disse: «O SIGNORE degli eserciti, se hai riguardo all’afflizione della tua serva e ti ricordi di me, se non dimentichi la tua serva e dai alla tua serva un figlio maschio, io lo consacrerò al SIGNORE per tutti i giorni della sua vita e il rasoio non passerà sulla sua testa» 1 Samuele 1:11.
Anna fece voto. Restò nella presenza di Dio decisa ad ottenere dal Signore una risposta. Implorò il creatore dell’universo per il suo particolare dolore. Con pianto accorato e sommesso, parlando fra sé e sé dava l’impressione che fosse ubriaca.
La sua preghiera davanti al SIGNORE si prolungava, ed Eli osservava la bocca di lei. Anna parlava in cuor suo e si muovevano soltanto le sue labbra, ma non si sentiva la sua voce; perciò Eli credette che fosse ubriaca e le disse:«Quanto durerà questa tua ubriachezza? Va a smaltire il tuo vino!» Ma Anna rispose e disse: «No, mio signore, io sono una donna tribolata nello spirito e non ho bevuto vino né bevanda alcolica, ma stavo solo aprendo il mio cuore davanti al SIGNORE».
Quanta poca sensibilità e discernimento mostrò l’uomo di Dio verso Anna. La sua opinione era una forma di persecuzione, per il severo giudizio che espresse. Anna rispose con tranquillità e dolcezza: «Non prendere la tua serva per una donna da nulla; perché l’eccesso del mio dolore e della tristezza mia mi ha fatto parlare fino adesso».Eli, si rese conto che il suo era fervore. Quelle parole furono talmente toccanti e convincenti per Eli, tanto che egli, replicando, le disse; «Va in pace e il Dio d’Israele esaudisca la preghiera che gli hai rivolta!» 1 Samuele 1:12-17.
Le parole di Eli le furono di conforto e di rassicurazione. Anna avvertì in lei la certezza, la dolcezza di Dio di essere stata liberata dalla condanna che la opprimeva e la rendeva infelice; sentiva la presenza di Dio: “Se tu mi cerchi mi trovi, quando mi avrai cercato con tutto il cuore”. Dio le aveva rassicurato il cuore. Mangiò e il suo volto non fu come prima. Non era più addolorata, demotivata, amareggiata. Era gioiosa perché ricevette la certezza che Dio non l’avrebbe abbandonata. «Nella mia angoscia invocai il Signore. Gridai al mio Dio. Egli udì la mia voce dal suo tempio, il mio grido giunse a lui ai suoi orecchi» Salmo 18:6.
La lode
La preghiera ci separa dalle nostre debolezze e ci unisce alla forza soprannaturale dello Spirito. Nella lode troviamo la forza per giungere fino alle sfere più elevate del cielo ed è la lode che manifesta in noi e intorno a noi le virtù soprannaturali, da superare i dolori e le difficoltà della vita. Anna è una donna che sa dare alla preghiera un carattere di profonda spiritualità, sa parlare con Dio, sa incontrare Dio, sa ascoltare e vedere Dio. La preghiera è per lei una sorgente di potenza inesauribile, incontenibile. Dio ha manifestato in lei la sua gloria!
La vera preghiera è immersa in Dio, ed è satura di Lui; il desiderio ardente, la nostra volontà diventa la Sua volontà.
Sì! Anna amava conversare con l’Iddio d’Israele ed essere in sua compagnia. La preghiera fatta con efficacia e perseveranza è un dialogo che si svolge nelle sfere dello Spirito ove il ragionamento è superato dalla rivelazione e dove i sensi sono annullati.
Mentre Anna supplicava e gridava a Dio dallo spirito, l’Eterno la esaudì. «Io benedirò il Signore in ogni tempo, la Sua lode sarà sempre nella mia bocca»Salmo 34:1.
La fede
La fede è credere alle Sue promesse, avere una conoscenza personale di Dio. Abramo considerò l’onnipotenza di Dio. La Sua potenza è assoluta, ed eterna, in essa non esistono limiti di alcun genere. «Vi è forse qualcosa che sia troppo difficile per il SIGNORE? Al tempo fissato, l’anno prossimo, tornerò e Sara avrà un figlio» Genesi 18:14.
«La fede rende forte l’uomo. L’anima mia si lega a te per seguirti; la tua destra mi sostiene» Salmo 63:8.
Manteniamo ferma la confessione della nostra speranza, senza vacillare; perché «…fedele è colui che ha fatto le promesse» Ebrei 10:23.
Anna conservava la fede ed anche nel momento più buio gridò: «In te spero, o SIGNORE; tu risponderai, o Signore, Dio mio!» Salmo 38:15.
Il nostro Dio ha un piano meraviglioso per ogni figlio che lo ama. Egli conosce le sofferenze, le lotte e i dolori che affrontiamo. Egli conosce anche le cose gloriose che ha posto dinanzi a noi. L’utilità di cui godremo, il frutto che vedremo, la gioia e la pace che avremo.
Dio esaudì il desiderio di Anna, il figlio supplicato arrivò e lo chiamò Samuele, che significa “Chiesto all’Eterno”.
Anna mantenne la sua promessa e lo donò a Dio. L’Eterno fa abitare la sterile nella sua casa quale madre gioiosa di figli. «Il Signore ha riempito il mio cuore di gioia, il Signore ha risollevato il mio spirito abbattuto».
Per la sua fedeltà, il Signore la premiò dandogli altri cinque figli.
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