CIÒ CHE DIO FA E PERMETTE È GIUSTO.

Le tribolazioni si riversano sugli uomini per questo solo motivo: affinché nessuno si consideri grande e potente e presuma delle sue forze.
Quanto sono inadeguate i ragionamenti e le meditazione umane per spiegare il mistero della sofferenza e l’assurdità di pretendere di giudicare Dio. La nostra conoscenza è sempre limitata e imperfetta. I nostri concetti di Dio non sono mai esenti da pregiudizi. Spesso ci preoccupano di più le sue opere che non la Sua stessa persona, ciò che sta facendo con noi più di quello che Lui è. Questa preoccupazione rivela in fondo il nostro egoismo.
Dio che dà la vita e colma di favori. Ma qual’è adesso il senso di quest’opera benefica di Dio se si è colpiti da una violenta forza distruttrice? Giobbe ha un pensiero sinistro: tutto era stato preparato con la massima cura e il proponimento finale di Dio era di rovinare con ferocia chi aveva tanto favorito. Noi vediamo una realtà che evidenzia la bontà e la rettitudine morale di Dio, ma nello stesso tempo assistiamo a fatti che sembrano negarle.
Malgrado “tutte le cose cooperino al bene per coloro che amano Dio” (Romani 8:28), anche noi vediamo spesso un Dio crudele nella nostra vita. Come Giobbe, non riusciamo a rinunciare a Dio e tanto meno a maledirlo, con la conseguenza che la nostra comunione con Lui si oscura e la sua sovranità, che dovrebbe essere motivo di gioia, diventa motivo di tormento.
Per la cultura oggi il male assoluto più diffuso pare essere proprio la sofferenza. Ma non la sofferenza è il problema, ma il suo difetto di senso. Non la sofferenza in se stessa è il problema, bensì il grido della domanda: “A che scopo soffrire? Meglio rifiutare Dio, e cercare la salvezza nei nostri mezzi”. Ma si dimentica ciò Gesù Cristo ha detto: “Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi perderà la sua vita per amor mio e del vangelo, la salverà.” (Marco 8:35).
I fuggitivi sono uomini che si allontanano dalla giustizia, come fece quel figlio minore che parti, allontanandosi dal padre, per una regione lontana. Sono come aquile volanti alla ricerca di cibo. L’anima dell’uomo ragionevole per sua natura raggiunge la beatitudine nei beni superiori, cioè nelle opere della giustizia, ma essa se ne è distolta, e ha ripiegato sui godimenti terreni. Dio certamente non valuta le cose come fa l’uomo. Per questo penetra e scruta i segreti degli empi. Anche se fossi giusto non potrei respirare. Dio il Giusto vede anche i peccati che sfuggono all’occhio umano. Sfugge all’uomo il peccato della superbia, poiché puo mescolarsi anche alle opere degne di approvazione, e se uno è giusto nelle sue azioni, e lo proclama ad alta voce vantandosi con le parole, la sua bocca commette empietà, poiché è caduto nell’orgoglio, un orgoglio appropriato al traditore, il vero empio. Se uno è senza colpa, ma ignora la fonte della sua purezza, e di conseguenza ripone in se stesso la sua fiducia diventa orgoglioso e arrogante.
Ed è per questo che Dio permette e usa la sofferenza. Quando alla fine parla con Giobbe, non risponde alle domande che questi aveva formulate, ma si limita a mostrargli la maestà della sua sapienza e il suo potere dispiegato nelle meraviglie della creazione.
Davanti a questa manifestazione dell’Onnipotente, Giobbe ammutolisce. Smette di formulare delle domande e si sottomette. Non argomenta più, ma confida. Non si erge più con audacia a difendere la sua causa, ma si umilia e nella sua umiliazione trionfa.
Non è ancora libero dalle sue tribolazioni, ma sente pace nel suo cuore. E’ nelle mani di un Dio sovrano, ma meraviglioso, e intuisce che lì è sicuro, succeda quello che succeda.
“Dio cammina sulle più alte onde del mare” (Giobbe 9:8), e noi, essendo le onde così alte, non riusciamo a vedere chi sta sopra: vediamo soltanto problemi e difficoltà giganteschi, pensiamo che è impossibile trovare una via d’uscita nelle tentazioni, e temiamo l’uomo.
Perché ti dimentichi del Signore che ti ha fatto, che ha disteso i cieli e fondato la terra? Tu tremi continuamente, tutto il giorno, dinanzi a questo furore delle onde. Ma dov’è il furore di queste onde? Isaia 8:13: “Santificate il SIGNORE degli eserciti! Sia lui quello per cui provate timore e paura!”. Dio c’è sempre nonostante tutto! Dio cammina sulle onde, cammina nell’uragano e nella tempesta, la nuvola sono la polvere dei Suoi piedi, e davanti a Dio cammina la peste e la febbre ardente segue i Suoi passi. Non è vero che devi caderci per forza nella tentazione, perché Gesù stesso è la via d’uscita, Gesù stesso ti verrà in aiuto: “Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via di uscirne, affinché la possiate sopportare.” (1 Corinzi 10:13), “Infatti, poiché egli stesso ha sofferto la tentazione, può venire in aiuto di quelli che sono tentati.” (Ebrei 2:18).
Anche se nelle circostanze della vita prevale ancora l’oscurità, il tuo cuore si rallegrerà raggiante di luce perché Dio è il Sovrano, ed è sempre con te.
Ciò che Dio fa e permette è giusto.

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