TRASMETTERE IL VANGELO ALLA GENERAZIONE SUCCESSIVA

In famiglia

Viviamo in un periodo che si evolve velocemente.

Le tradizioni si perdono sempre di più e ciò vale anche per la fede cristiana: nella nostra cultura occidentale, la fede è diventata una faccenda privata. Nelle società non cristiane, invece, la religione fa spesso parte della vita pubblica e la fede viene trasmessa per mezzo della cultura.

Da un punto di vista cristiano, ciò non è possibile, in quanto la fede presuppone un rapporto personale con Dio: solo chi ha accettato Gesù Cristo nella sua vita come personale Signore e ha sperimentato la nuova nascita (Giovanni 3:3), è cristiano.

In tal modo, si pone la giustificata domanda: si può trasmettere la fede alla generazione successiva?

Per molte persone, quindi, la fede ha poco o nulla a che vedere con la tradizione.

Alcuni genitori sono dell’opinione che i figli debbano essere educati in maniera neutra a livello religioso e debbano prendere in seguito una decisione propria. Altri genitori cercano di proteggere i loro figli da tutte le influenze non cristiane, perché sono convinti che la fede cristiana sia vivibile solo in un contesto cristiano.

Come fare a vivere La fede?

Ma in questo modo abbiamo risposto alla domanda sulla trasmissione della fede alla generazione successiva?

Penso di no.

Le sopraccitate opinioni dei genitori non tengono abbastanza in conto il fatto che Dio ha creato l’uomo come essere sociale.

I bambini che crescono in famiglie problematiche hanno spesso problemi di comportamento psichico e sociale, Perciò si pone la domanda: come bisogna vivere la fede perché i figli la accettino positivamente?

È evidente che la Bibbia da grande importanza alla trasmissione della fede. Dio infatti, disse già ad Abrabamo: «Io infatti l’ho scelto, perché ordini ai suoi figli e alla sua casa dopo di lui di seguire la via dell’Eterno, mettendo in pratica la giustizia e l’equità, perché l’Eterno possa compiere per Abrahamo ciò che gli ha promesso» (Genesi 18:19).

In Deuteronomio 6:6-7 troviamo: «E queste parole che oggi ti comando rimarranno nel tuo cuore; le inculcherai ai tuoi figli, ne parlerai quando sei seduto in casa tua, quando cammini per strada, quando sei coricato e quando ti alzi».

E nel Salmo 78:5-6 vengono chiamati in causa direttamente i genitori, affinché trasmettano la fede in Dio ai loro figli.

Ma non solo nell’Antico Testamento (AT) ci viene detto questo, ma anche nel Nuovo Testamento (NT). Gesù crebbe in una famiglia di artigiani e imparò il mestiere di suo padre, il suo rapporto con i suoi genitori dev’essere stato buono.

Un’educazione caratterizzata dall’affetto

Non leggiamo mai una parola negativa sulla Sua famiglia o sulla Sua educazione.

Possiamo quindi presumere che Gesù abbia goduto di un’educazione amorevole e salda, che diede un’impronta positiva alla sua vita.

Giuseppe e Maria, evidentemente, misero in pratica esattamente ciò che leggiamo nell’AT: trasmisero la fede ai loro figli.

Il dodicenne Gesù conosceva bene le questioni di fede, quando discusse con i dottori della legge (Luca 2:46).

Per il NT è del tutto ovvio che i genitori trasmettano la fede ai loro figli (2 Timoteo 3:14-15), perciò si pone la domanda: come può essere trasmessa la fede cristiana in una società improntata a valori non cristiani?

1. Il primo e più importante punto è che fra genitori e figli esista un rapporto buono e stabile, caratterizzato da accettazione, emozioni e amore. In questo modo, i figli sviluppano una sana fiducia in se stessi. Potersi fidare è il presupposto per poter credere e nella Bibbia, fede e fiducia sono la stessa cosa. Per i bambini che hanno imparato a fidarsi, non sarà particolarmente difficile avere fiducia anche in Dio e credere alla Sua Parola.

2. La fede viene trasmessa attraverso la vita pratica. Dato che la fede in Dio rappresenta un rapporto personale, i bambini si accorgeranno ben presto se i genitori hanno un tale rapporto personale e vivo con Lui o se predicano solo comandamenti e regole. E in particolare il bambino piccolo che vive di relazioni e assorbe il rapporto di fede che i suoi genitori hanno con Gesù. In seguito, quando gli verranno insegnati i fondamenti della fede, lo farà proprio.

3. La fede viene trasmessa attraverso la narrazione di storie. Nella Bibbia leggiamo continuamente che la fede viene trasmessa raccontando ai figli ciò che Dio ha fatto nel passato. I bambini amano le storie e con il loro ausilio possono acquisire fiducia e forza, sperimentare un senso di sicurezza e superare la paura. Le storie bibliche raccontano di Dio e del mondo. Esse aiutano a capire l’inizio e la fine, la vita e la morte e danno delle risposte alle domande esistenziali. Quando i bambini cominceranno ad andare a scuola, potranno leggere la Bibbia da soli. Se lo faranno o no, dipenderà a sua volta dal modo in cui i genitori si rapportano alla Bibbia e se la loro vita è abbastanza trasparente da far vedere e sperimentare ai figli che la lettura della Bibbia è una cosa del tutto normale. I bambini imparano a leggere la Bibbia copiando dai genitori.

4. La fede viene trasmessa parlando. Se la fede è parte della vita quotidiana, si produrranno in svariati modi conversazioni sulla fede. I bambini avranno anche domande in proposito, perché all’asilo, a scuola e con i loro amici si imbatteranno in altre opinioni e altri tipi di fede o sperimenteranno che alcune persone rifiutano la fede cristiana o addirittura la mettono in ridicolo. Allora è necessario prendersi del tempo per parlare delle domande, delle obiezioni, dei dubbi e delle idee che si hanno sulla fede.

Sviluppare delle tradizioni proprie

Se abbiamo constatato che nella cultura occidentale la tradizione cristiana è quasi sparita, ma che le tradizioni sono invece importanti per la trasmissione della fede, bisogna che ogni famiglia sviluppi le sue particolari tradizioni.

La cosa migliore è introdurre determinati rituali, i quali sono abitudini che aiutano a strutturare il quotidiano.

Per esempio, si può pregare la mattina con i figli prima che escano di casa.

Una buona tradizione è rappresentata dal pregare ai pasti, che può consistere in una certa preghiera o anche in un canto.

In particolare ha dato buoni risultati la conclusione della giornata con la preghiera serale.

Trovarsi insieme come famiglia per leggere delle storie, cantare, pregare insieme: è così che i figli possono elaborare gli avvenimenti della giornata, rilassarsi e andare a letto con la pace nel cuore.

Insieme a questi appuntamenti quotidiani, […] anche la normale vita quotidiana offre occasioni per vivere la fede. C’è la creazione meravigliosa che può essere ammirata o la conversazione sul vicino gravemente malato o l’intercessione per l’amico o l’amica che ha un problema. O anche la preghiera per il figlio stesso che è malato o ha delle preoccupazioni. La fede viene trasmessa attraverso la vita, perciò è importante che essa faccia parte del quotidiano e non sia una faccenda relegata alla domenica.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *