«Se io fossi Esaù…»

Ci sono nella Bibbia dei testi apparentemente controversi e, sempre apparentemente, di difficile interpretazione, quelli che Sto per citarvi ne fanno sicuramente parte: «Esaù non era fratello di Giacobbe? dice l’Eterno; nondimeno Io ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù…» (Malachia 1:2,3) e Paolo, sempre apparentemente, sembra rincarare la dose: «…poiché prima che fossero nati e che avessero fatto alcunché di bene o di male, affinché rimanesse fermo il proponimento dell’elezione di Dio, che dipende non dalle opere, ma dalla volontà di Colui che chiama» (Romani 9: 11).

Questo testo, unito ad altri dello stesso tenore, e il capitolo 9 dell’epistola ai Romani ne ha a bizzeffe, e ha fatto si che tanti si perdessero nel labirinto della predestinazione, dell’elezione incondizionata, del tutto antivisto e stabilito a priori da una Volontà Divina, che non potendo comprendere e spiegare con la nostra mente finita, dobbiamo accettare passivamente senza obiettare, senza aprire bocca…, e chi può replicare a Dio?

Non manderò in vacanza il mio cervello, Dio non mi ha mai chiesto di farlo, non farò il burattino ossequioso che ringrazia solo perché mangiafuoco non l‘ha usato come legna per riscaldarsi; l’ingiustizia rimane tale, anche se mi ha favorito,

Come potrei, nel giorno del giudizio, sostenere lo sguardo di chi non è stato eletto, e magari tra essi c’è un mio familiare intimo?

Eh, già, troppo comodo parlare di predestinazione quando siamo credenti; è fin troppo facile parlare di Volontà imperscrutabile quando questa volontà ci ha di fatto privilegiati, ma provate a far ingoiare e digerire il rospo a chi sta dall’altro lato della barricata, proponete questa tesi a chi non è eletto, provateci.

Che la fortuna vi assista e buon per voi se saranno persone educate!

Se le cose stessero così e io fossi nel numero degli Esaù, se io fossi nel novero di quei disgraziati (non è una parolaccia, significa semplicemente senza grazia) che sono destinati all’inferno perchè così è stato deciso in alto loco, non starei zitto, non accetterei un’ingiustizia così palese (e Dio non è ingiusto), alzerei la voce, come farebbe Giuda il predestinato per antonomasia, come farebbe il Faraone delle dieci piaghe e chiederei: “quale merito ha l’eletto che io non ho e perché debbo andare all’inferno?”.

Qualcuno dirà che Dio non ha designato i perduti, ha solo scelto gli eletti, e siccome nell’eternità ci sono solo due luoghi, dove andranno quelli che non sono eletti?

Se non è zuppa, è pan bagnato!

Se le cose stessero così non mi sentirei al sicuro nemmeno sul treno della salvezza perché in qualsiasi momento mi potrebbe essere ordinato di scendere dal treno come è successo a tanta bella gente (Anania, Saffira, Dema; chi conosce la Bibbia ha compreso), e non potrei oppormi.

Ogni giorno dovrei sfogliare la margherita e domandarmi se la Volontà Divina mi vuole eletto o dannato.

Avrei terrore di questo Dio che abuserebbe del Suo potere di giudice solo perché nessuno Gli può dire: “che fai?”.

Nessuno prenda fischi per fiaschi. e giudichi il mio parlare, nei confronti di Dio irriverente o addirittura blasfemo: è irriverente, blasfema. ed eretico chi afferma che Egli abbia già stabilito, tutto a priori, riservando all’uomo il ruolo di burattino e a
Se Stesso quello gran puparo che fa preferenze come un qualsiasi essere umano.

Ma, e qui tiro un grosso sospiro di sollievo, le cose non stanno così: Dio non è ingiusto, non è il gran puparo, non vuole salvare solo alcuni, vuol salvare tutti (1 Timoteo 2:5; 2 Pietro 2:9), non sbatte la porta in faccia a nessuno, la discriminazione è una prerogativa sconosciuta all’Eterno.

Egli amò il giovane ricco (Marco 10:21) quantunque non possiamo definirlo un eletto e perché lo amò se la condanna di questi era già stabilita ab eterno?

Vogliamo aggiungere oltre il danno anche la beffa e fare Dio ipocrita?

…e visto che parliamo di volontà, la buona, gradita e perfetta volontà di Dio (Romani 12:2) che tiene conto e rispetta la nostra piccola ed imperfetta volontà, diceva qualcuno che Dio abita nei cuori di chi lo lascia entrare (Apocalisse 3:20).

Questo deve farci chinare il capo in rispettosa riverenza: l’Onnipotente Dio che rispetta la decisione del piccolo uomo, potrebbe travolgerlo, potrebbe obbligarlo ad obbedire, ma gli dice: se vuoi.. (Matteo 16:24; Apocalisse 22: 17).

Certamente Dio conosce ogni cosa, il Suo sguardo va da un’ eternità all’altra e guai se non fosse così, non sarebbe Dio, si chiamerebbe Antonio e abiterebbe nel palazzo di fronte.

Certamente Egli sa chi risponderà positivamente all’appello universale della grazia, ma da qui a dire che Lo abbia deciso a priori ci passa il mare.

Conoscere o, per meglio dire, preconoscere e stabilire non sano sinonimi, affermare questo è come dire che l’elefante e la farfalla si rassomigliano solo perché entrambi hanno un organo chiamato proboscide?

Certamente ci sono cose intorno a Dio che sono nascoste, che la nostra mente finita non può comprendere, e queste cose Dio non le ha proprio rivelate; ma quelle rivelate sono per noi, sono chiare, sono palesi (Deuteronomio 29:29).

Noi camminiamo per fede in un Dio che ha creato l’intelligenza, non per fatalistica obbedienza, sottoposti ad un tiranno capriccioso ed introverso.

Concludo: in quel giorno, davanti al Giusto Giudice, nessuno alzerà la voce perché ognuno sarà consapevole di essere stato arbitro del proprio destino, di aver voluto o di non aver voluto ricevere la grazia, senza nessun favoritismo e senza nessuna preclusione.

L’inferno o il paradiso sarà il retaggio che ognuno avrà liberamente scelto e chi è stato causa dei propri mali piangerà se stesso e nessun altro. Tutto ciò con buona pace degli Esaù, dei Giuda, di quanti credono alla predestinazione, ma soprattutto, con buona pace della mia coscienza: in quei giorno nessuno mi farà abbassare lo sguardo. E così sia.

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