TESTIMONIANZA DI ALESSANDRA TESTA

Sono nata in una famiglia di credenti, mio nonno era il pastore della comunità di Genazzano e

fin da piccola mia nonna mi ha sempre portato in chiesa ed ho frequentato la scuola domenicale.

Dopo la sua morte mia madre ha continuato a portarmi, ma man mano che crescevo diventava

difficile trovare la voglia di seguirla. Studiavo tutta la settimana, la domenica mattina volevo

dormire. Cosi dormivo durante la preghiera e durante la Parola disegnavo e non ascoltavo mai.

Ero un po’ la pecora nera.

Più crescevo più cresceva dentro di me uno spirito di ribellione. Ero chiusa in me stessa e non

avevo molti amici. Odiavo i miei genitori che non mi permettevano di andare in discoteca, o

fare tardi la sera, mentre le mie coetanee andavano ovunque. E dicevo a Dio: ma un altro paio

di genitori no?

Ho anche cercato un paio di volte di uccidermi, ma non ho mai avuto il coraggio di arrivare

fino in fondo, ma tutto questo faceva aumentare in me il senso di isolamento, la tristezza di non

riuscire a vivere la mia vita come volevo.

Quando ho compiuto 18 anni ho smesso di frequentare la chiesa. Finalmente libera di alzarmi

tardi e anche se mia madre mi diceva di continuo che pregava per me io alzavo le spalle e

sbuffavo. Dicevo: “Tu e Dio dovete farvi un po’ gli affari vostri, la vita è mia e faccio come mi

pare!”

All’età di 21 anni ho iniziato a fumare e ad andare nei pub con qualche amica. Ma dove tutti

trovavano sballo a me non dava niente di elettrizzante. Non mi ubriacavo mai, nonostante

bevessi. Ho provato anche a fumare cannabis, ma non andavo fuori di testa. Era come se con

me quella roba non funzionava. Non riuscivo a sballarmi, ma non pensavo certo che fossero le

preghiere dei miei, pensavo solo che il mio corpo era più forte. E cosi smettevo subito. Volevo

sentirmi libera e felice facendo cose che i miei mi avevano insegnato a non fare.

Era come per dire: anche se preghi vedi, io continuo a fare come mi pare.

Un paio di volte ho fatto delle brutte cadute ma mai niente di grave. Una signora mi aveva fatto

una fattura a morte. Ma mai nulla mi è accaduto.

Lo scopo maggiore era dare dispetto ai miei. Loro si accanivano nel darmi consigli e più io mi

accanivo ad andare contro. Vedevo come si comportavano e agli occhi miei erano sempre

sbagliati. A volte si riunivano con altre persone in casa e si mettevano a parlare del Signore e

io sbuffavo e chiudevo la porta della mia camera o brontolavo: ” ma state sempre a parlare della

solita cosa.. che noiosi che siete!”

Mia madre diceva che avevo uno spirito contrario, e per me era un complimento.

Litigavamo spesso. Io attaccavo mia madre dicendole che mi aveva messo al mondo per sbaglio

,e mio padre attaccava me per difendere lei, ma mai nessuno che si fosse messo a difendere me

e cosi l’abisso continuava ad allargarsi. Mi piaceva disegnare la morte, le lapidi, le croci dei

cimiteri. Vestivo di nero, smalto nero, trucco sul viola. Una gothic lady. Non mi faceva stare

bene ma il mio ruolo di menefreghista mi calzava meglio.

Poi ho conosciuto il ragazzo che sarebbe diventato mio marito. Quello era il mio trampolino

per uscire finalmente da casa dei miei e iniziare davvero a fare come mi piaceva.

E quando l’ho fatto, il mio unico desiderio era diventare mamma. Feci un sacco di visite, ma

ognuno era sempre dello stesso avviso. Non potevo avere figli. Eppure sentivo che per sentirmi

veramente amata e completa dovevo diventare madre. E pensavo che era Dio che mi stava

punendo. Dopo averlo tanto messo da parte, mi negava l’unico desiderio vero che avevo.

Nonostante questo, dopo una gravidanza bruttissima dove ho rischiato di morire, ho messo al

mondo la mia piccolina. Ed ho ringraziato Dio per questo per la prima volta.

Decisi di tornare in chiesa e entrai nel coro della scuola domenicale. Non avevo fatto nessun

altro passo, mi piaceva cantare e per me quello era lo sprono per tornare. Il resto sarebbe venuto.

Però il fatto che a me piacesse andare in chiesa, mio marito non lo vedeva di buon avviso e

cosi aveva iniziato a picchiarmi. I suoi genitori mi schernivano e lui non mi difendeva. Vivevo

nel terrore. Dormivo in una stanzetta con la mia bambina, con un filo da pesca che ci teneva

unite per paura che lui la portasse via durante la notte. Indossavo gli anfibi anche mentre

dormivo e sotto il cuscino ci tenevo il mattarello. Lui arrivava in piena notte sbattendo tutto,

controllando ovunque come se nascondessi chissa cosa e poi andava via, lasciando i miei

aguzzini in casa. Andavo in bagno di notte quando loro dormivano e portavo sempre la piccola

con me. Molti mi dicevano di andare via, ma io speravo sempre che mio marito rinsavisse.

Ed un bel giorno ci cacciò di casa ad entrambe chiedendo la separazione giudiziale. Nonostante

fossi ancora innamorata di lui, dentro di me si alimentava un odio spaventoso. Non perdevo

occasione per mandare loro qualche maledizione. Mi prendevo la briga di chiedere per sapere

come stavano i miei suoceri per odiarli ancora di più. Ho atteso pazientemente che fossero

passati a peggior vita entrambi. Mi cibavo dell’odio che provavo per loro, dell’odio che provavo

per mio marito. Per averci buttate fuori dalla sua vita in cambio di una villetta in campagna.

Ed il pastore ci mise il carico da 90 dicendomi che non potevo più fare parte del coro visto

l’odio che avevo dentro. L’unico motivo che mi spingeva ad andare in chiesa era cantare e in

quel momento tanto doloroso mi si negava. E l’odio aumentava, anche per gli evangelici, che

predicavano bene e poi ti buttavano anche loro fuori dal tempio. E stavo sempre con il dito

puntato. Sempre in attesa che uno solo sbagliasse per chiedergli dove era il loro Dio in quel

momento, dove lo avevano messo, se si sentivano puliti di fronte a Lui. Mia figlia aveva solo

2 anni e con me non ci voleva stare. Quando mia madre la lasciava in stanza con me, lei

piangeva tutta la notte, mi faceva star male perché preferiva stare con la mamma che con me

che l’avevo desiderata e protetta tanto. E questo non faceva altro che alimentare odio su odio,

per i miei suoceri e per mio marito, che mi avevano fatto diventare cosi. Avevo amato tanto

ma non era bastato.

Ogni volta che dovevamo andare in udienza, i mei pregavano e quando tornavamo a casa, io

dicevo che non mi sembrava avesse fatto tanta differenza. Ogni giorno vivevo nel terrore che

lui potesse portarmi via la mia unica ragione di vita. La notte non dormivo perché facevo piani

di attacco, mi preparavo discussioni. Sempre con le orecchie dritte.

Ma non pregavo mai, lo lasciavo fare ai miei che erano più bravi. E dopo 3 anni di udienze,

visite dagli psicologi, visite dalle assistenti sociali dove lui appariva amorevole e un bravissimo

padre ed io la pazza del villaggio, alla fine ottenni l’affidamento esclusivo di Syria e lui non

si è fatto più vedere. Avevo vinto!!! La mia avvocatessa era stata bravissima, si era guadagnata

ogni centesimo.

Quando finalmente avevo finito la guerra, accompagnata ad un nuovo ragazzo, ho iniziato a

sperare per un futuro migliore, invece a febbraio 2013 è spuntato un cancro al seno. Un tumore

maligno. Ho chiesto a Dio perché ce l’avesse con me, non poteva farlo venire a qualcuno che

davvero se lo meritava tipo al mio ex suocero, visto che la ex suocera era morta. Ancora e

ancora dovevo subire i soprusi di un Dio capriccioso che si divertiva a vedermi soffrire.

Iniziai la chemioterapia e stavo malissimo. Nonostante la malattia il rapporto con i miei non

era migliorato granché, anzi andando a convivere l’avevo anche peggiorato. Avevo bisogno di

avere mia mamma vicino nella sofferenza ma non mi parlava. Avevamo avuto una furiosa

litigata per questa convivenza, di nuovo le sue dottrine erano in disaccordo con il mio stile di

vita. Ero stanca di combattere anche con lei. Doveva smetterla di star sempre a controbattere

sulla mia vita privata. Cosi ci misi un bel sasso su e non le parlai più. Meno chiacchiere meno

discussioni.

Guarii dopo un anno di chemio e 2 mesi di radioterapia. Avevo sofferto molto durante quella

cura. Ma potevo dire con fierezza grazie solamente alle mie forze. Dopo un anno con mia madre

il rapporto era ritornato. La situazione era stata accettata. Del resto io non facevo parte della

comunità, ero una ragazza del mondo, quindi non vivevo sotto la legge della Bibbia.

Avevo preso a studiare un po’ di più le cose che riguardavano la religione, il Vaticano, i preti,

e più entravo nel mezzo e più mi rendevo conto di quando fossero distanti tutte queste cose da

Gesù. E iniziai a parlare di quanto meraviglioso fosse poter credere in Cristo, sempre comunque

restando al di fuori e continuando ad odiare, a dire parolacce. Ero un po’ un controsenso. Ed il

parlare di Lui non mi edificava affatto.

Passai un anno che sembrava tranquillo. Ma dentro di me pensavo che dopo tanto soffrire,

ancora non ero proprio felice.

Mi dicevo che non era possibile che la mia vita doveva essere mangiare, dormire e sopravvivere

agli eventi. Tutti i giorni ad aspettare la fine della giornata senza aver concluso niente.

Ho chiesto a Dio se mi aveva creato per divertirsi a guardare come cercavo di uscirne fuori o

se c’era un altro motivo più valido.

E mi dicevo che prima o poi sarei tornata in chiesa, quando il pastore mi fosse stato più

simpatico. Vedevo l’uomo e non mi piaceva. Non potevo farmi dare la Parola da uno che mi

aveva cacciato dal coro nel periodo in cui ne avevo più bisogno.

Ho iniziato a lavorare dentro di me controllando i miei vocaboli. Ho smesso pian piano di dire

le parolacce. Ho smesso di arrabbiarmi per niente. Ho iniziato a parlare un po’ più dolcemente.

Ho iniziato a pregare ogni volta che stavo da sola.

A luglio 2016 mi sono riammalata. Metastasi al fegato e a qualche vertebra causate dal primo

tumore che doveva essere stato annientato.

Ma stavolta ero tranquilla. Qualcosa dentro di me mi diceva che Dio mi aveva messa li per uno

scopo migliore e non per morire a causa di una cellula impazzita. Il dottore diede il responso

ed io ero serena e sorridente. Mia madre non era dello stesso avviso, era nervosa e piangeva e

io le ho dissi sorridendo: “Dov’è la tua fede donna?” Strappandole un sorriso di speranza.

Il 26 luglio 2015 ho fatto una sorpresa a tutti e sono tornata in chiesa e quel giorno il Signore

ha fatto una sorpresa a me, e mi ha salvata.

Il 21 agosto ho iniziato a fare terapia chemioterapica, molto più forte di quella precedente, e

mi faceva stare malissimo. Ero obbligata a stare a letto, avevo degli effetti collaterali che mi

annientavano. Non riuscivo a camminare, ero debolissima e ancora chiedevo al Signore che

scopo aveva tenermi a letto, come potevo parlare e testimoniare alla gente che ero viva per

fede, se non potevo nemmeno uscire di casa.

La domenica riuscivo ad andare in chiesa nonostante tutto, dicevo: “Entrerò da quella porta e

non sentirò più nessun dolore”. E come varcavo la soglia i dolori sparivano. Non potevo sempre

e quando ero costretta al letto, andavo su youtube a guardare le testimonianze di fratelli

sconosciuti ed a sentire i cantici. La mia mente era perennemente sintonizzata sul Signore.

Dormivo e pregavo, mi svegliavo e pregavo. Nella testa cantici che non conoscevo mi

cullavano mentre stavo male. Una volta ho avuto una reazione ad un medicinale e ho creduto

di morire, tanto l’effetto collaterale era stato invasivo, non riuscivo a camminare né a respirare,

sudavo freddo mentre dentro di me la testa mi andava a fuoco. Ho solo detto:” Salvami Padre

non voglio morire!” Ed in un attimo è passato tutto.

Ancora convivevo ma non sapevo più come comportarmi con lui. Perché gli volevo bene, ma

dentro di me sapevo di non essere “in regola” agli occhi del Signore. Dentro di me sentivo che

volevo fare il battesimo ma così questo desiderio si allontanava sempre di più. Non potevo

cacciare il mio compagno cosi di punto in bianco e non sapevo come prendere il discorso.

Pregai allora e dissi al Padre che ora era Lui il capo della mia casa e che non sapevo come

dovevo comportarmi. Sarei stata da sola. Non avrei avuto più nessuno che mi poteva aiutare in

casa. Mi doveva dare la forza di poter affrontare ogni giorno come se fossi stata sana ma la

sua volontà doveva essere fatta.

Ed Egli rispose. Aveva risolto 2 problemi in un colpo solo. Non solo il mio compagno era

tornato dai suoi, ma dopo poco tempo era riuscito a trovare lavoro, cosa che qui da me non

riusciva a fare.

E quello stesso giorno in cui rimasi sola, mi alzai dal letto, preparai mia figlia e l’accompagnai

a scuola. E cosi tutte le mattine. Il Signore mi da la forza di alzarmi e grazie a Lui mi sono

ripresa la mia vita, anche se ancora sono sotto terapia, riesco a fare cose che mai mi sarei

sognata di poter fare. E la gente che mi incontra mi dice : “Questa ragazza ha una grandissima

fede e il Signore la sostiene nella malattia”

E spesso mi fermo a pensare, che Egli ha sempre risposto. Nonostante tutta la mia ribellione,

Lui mi ha sempre preservato dal male, contrario alle decisioni dei medici, ho avuto una bella

bambina, ha vinto per me una separazione giudiziale dove tutto mi era contro, ha vinto per me

la battaglia contro il tumore al seno, ha vinto anche quest’altra malattia, perché io so già di

essere guarita anche se faccio ancora la chemio, anche se su carta ancora ho le metastasi so che

questo è lo scopo della mia vita, porto a degli increduli medici la certezza che Gesù è il migliore

dottore in assoluto. Porto alla gente la speranza che esiste un Dio che salva e che guarisce e

che l’ultima decisione spetta a Lui, che Egli è il Dio dell’Impossibile e che non esiste niente che

non possa fare.

Oggi finalmente sono felice davvero. Sono molto più serena. Non mi preoccupo più. Non litigo

più con i miei genitori, a saperlo prima che dovevo accostarmi al Signore per vivere in armonia.

Non odio più il mio ex marito, anzi prego sempre che il Signore possa donargli la felicità. L’ho

perdonato e ho scoperto che portavo sul cuore delle catene pesantissime. Non ho più paura

perché ho un Dio potente che non permetterà mai che ci accada qualcosa di brutto. Ringrazio

mia madre e mio padre che non hanno mai smesso di pregare per me e che mi hanno comunque

dato una base che non ho mai dimenticato. Prego che mia figlia faccia un’esperienza con Lui

perché io so che li fuori non c’è niente che possa appagarla.

Ringrazio il Signore che non ha mai smesso di seguirmi anche se era stato invitato a non farlo.

Ringrazio che mi ha perdonata e purificata.

Il 21 maggio 2016 ho fatto finalmente il battesimo e sono rinata in Cristo Gesù.

Oggi Lui vive in me e io appartengo a Lui.

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