La diffidenza di Canun!

“i prìncipi dei figli di Ammon dissero a Canun, loro signore: «Credi tu che Davide ti abbia mandato dei consolatori per onorare tuo padre? Non ha piuttosto mandato da te i suoi servitori per esplorare la città, per spiarla e distruggerla?»” (2 Samuele 10:3)

Tra il re Davide e Naas, re degli Ammoniti, c’era un rapporto di rispetto, perciò, quando morì, Davide mandò dei suoi servitori per consolare suo figlio Canun, però, dei personaggi influenti, insinuarono il sospetto in Canun, il quale, travisò e disprezzò il gesto benevolo di Davide.

Questo atteggiamento di diffidenza era ingiustificato perché le intenzioni di Davide erano solo di confortarlo e non aveva “secondi fini”. Le conseguenze non tardarono a venire e furono devastanti.

Vedere il male ovunque, anche nei gesti di affetto è follia, poiché denota un condizione spirituale malata, fatta di rabbia, rancore e risentimento, ma anche di ansia, senso di solitudine e tristezza.

Una vita vissuta guardandosi perennemente alle spalle è più vicina a noi di quanto possiamo pensare, e può vedere anche noi “protagonisti” nascondendosi tra le pieghe dei nostri comportamenti.

Questo modo di fare condizionerà le persone attorno a noi, perché nonostante i loro gesti di affetto si sentiranno disprezzati e scoraggiati per la nostra diffidenza.

Tale comportamento si può sviluppare anche nei confronti di Dio, il quale, nonostante le Sue quotidiane amorevoli attenzioni, permettiamo a dei pensieri del tutto infondati, di farsi strada nel nostro cuore, facendoci sospettare che Egli ha già in serbo per noi grandi disgrazie.

Io credo che Dio non merita questo torto; piuttosto, siamogli riconoscenti per le Sue attenzioni, e per le Sue consolazioni.

Sia bandito da noi ogni pensiero ambiguo e apprezziamo tutti coloro che, quali strumenti nelle Mani di Dio, desiderano portare conforto nel nostro dolore.

Pace 

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