Testimonianza di Emanuele Mazzara

 

Ti raddrizzo la schiena.

Sembra la minaccia del sergente Hartmann protagonista del film Full metal jacket, ma è quello che mi è successo.
Mi chiamo Emanuele Mazzara, all’età di 6 anni, il mio papà appassionato di arti marziali, mi accompagnò in palestra per avviarmi alla disciplina.
L’istruttore mi diede un veloce sguardo, mi toccò le spalle e gli arti e, con fare dubbioso, chiese al mio papà di farmi controllare da un ortopedico. C’era qualcosa che non lo convinceva.
Il mio papà, che si fidava del parere del suo maestro, mi portò a visitare, e dopo aver effettuato una lastra, la sentenza: asimmetria congenita alle anche.
In pratica ero nato con il bacino non in asse, di circa 2 cm, un’enormità.
Le conseguenze, il cui processo era già partito, avrebbero potuto essere anche gravi, se con le tecniche conosciute all’epoca, e parliamo di 40 anni fa, ginnastica e busto correttivo non avessero portato frutti.
Scoliosi, zoppicamento, fino all’ingobbimento. Una mazzata per qualsiasi genitore. Cominciai immediatamente la terapia riabilitativa e i medici mi prescrissero un busto correttivo fatto di plastica dura e metallo da indossare di notte. Prima di andare a letto ogni sera, sembrava montassero un cyborg. Per me era una tortura, per i miei genitori uno strazio.
Alla prima visita di controllo non furono rilevati miglioramenti. Mio padre, che era devoto alla Madonna dell’arco, mi porto in pellegrinaggio al santuario di Pomigliano. Circa 15 km, rigorosamente percorsi a piedi, per chiedere la grazia alla Madonna. La grazia non arrivò e al secondo controllo la situazione sembrava addirittura peggiorata. I medici misero addirittura in dubbio che io stessi seguendo la terapia.
Fu in quel periodo che dei vicini di casa, venuti a conoscenza della situazione, invitarono i miei a partecipare ad una riunione di preghiera nella chiesa evangelica che loro frequentavano.
Mio padre era inizialmente contrario; sapeva che gli evangelici “non credevano nei santi”. Accettare l’invito gli sembrava come fare un torto alla Madonna.
Non so come si convinse. Fui portato in mezzo alle persone che in quel momento pregarono per me e mi unsero con dell’olio (come è scritto nel libro di Giacomo 5:14).
Al termine della preghiera, il pastore disse ai miei genitori: Il Signore lo ha guarito, fategli ripetere gli esami.
Gli esami erano stati fatti quella stessa settimana; non fu semplice convincere il radiologo a ripetere i raggi X. Sottoporre un bambino all’esposizione di raggi X, in un periodo così ravvicinato, non è un bene.
Il giorno della consegna dei risultati, la segreteria avvertì mia mamma che non era possibile ritirare gli esami perché le lastre erano andate smarrite, e che il dottore chiedeva di ripetere le lastre.
Ai miei sembrò strano; due giorni prima voleva rifiutarsi di effettuare gli esami fatti una settimana prima ed ora chiedeva di ripeterli?
Ci recammo ancora una volta al centro radiologia per ripetere le lastre. Quando arrivò il giorno del ritiro fu lo stesso radiologo a volercele consegnare.
Ci disse: ho voluto far ripetere le lastre, non perché erano state smarrite, ma perché credevamo di averle confuse con quelle di chissà quale altro paziente.
I risultati sono illogici. Rispetto alle lastre di 10 giorni fa, dove la situazione era addirittura peggiorata; le ultime due lastre non evidenziano nessun tipo di anomalia alle anche; non so darvi una spiegazione che non sia riconducibile a qualcosa di miracoloso. Fino a quel momento i miei genitori in qualcosa di miracoloso ci speravano, ma da quel pomeriggio ebbero la certezza che Dio aveva fatto qualcosa di miracoloso sulla mia vita.
Io sono cresciuto con la certezza che Dio mi ama e si prende cura di me, e di tutti quelli che ripongono la loro fede in Lui.
Emanuele Mazzara

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