GESU’ E’ VERAMENTE RISORTO GLORIA A DIO

 

Gesù Cristo ha affermato ripetutamente, strenuamente e chiaramente che sarebbe morto crocifisso ma che il terzo giorno sarebbe risuscitato, vincendo la morte come nessun altro prima di Lui era mai riuscito prima di allora e mai riuscirà. Ci sono molti versetti che attestano questa Sue dichiarazioni (cfr. Matteo 12:40 ; 27:63 ; Marco 9:31 ; 10:34 ; 14:58 ; Giovanni 2:19). Molti nel mondo negano la morte e la risurrezione di Gesù. Ma se ciò fosse vero allora ci troveremmo di fronte ad un miracolo ancora più grande della risurrezione. Voglio dire, Egli fu accusato ingiustamente, percosso dalla folla, flagellato dai Romani, inchiodato mani e piedi alla croce, crocifisso su di essa, è stato visto esalare il Suo ultimo respiro da molti che assistettero al Suo supplizio e per essere certi della Sua morte, un soldato gli ha forato il costato con una lancia. Quindi è morto veramente giusto? Una persona non può continuare a vivere con un buco nel cuore. Gesù Cristo è morto come un criminale. Ma nella Sua morte è stato con il ricco, proprio come profetizzò 700 anni prima il profeta Isaia: “Gli avevano assegnata la sepoltura fra gli empi, ma nella sua morte, egli è stato col ricco, perché non aveva commesso violenze né v’era stata frode nella sua bocca” (Isaia 53:9). Quindi ricapitolando, il Signore Gesù Cristo era un povero falegname senza dimora della Galilea, ma quando morì, un uomo ricco di Arimatea, chiamato Giuseppe, prese il Suo corpo e lo depose nella sua tomba. Ne consegue che tutti sapevano dove il corpo si trovasse. Non si trattava di un luogo sconosciuto. Il sepolcro aveva anche il sigillo di Roma e le guardie a sua sorveglianza. Ennesima dimostrazione che Gesù Cristo è stato veramente ucciso e in seguito seppellito. Ma subito pochi giorni dopo è risuscitato. È risuscitato per davvero. E in poche settimane o mesi i Cristiani hanno subito messo insieme un credo, una dichiarazione di fede che includeva la morte, la sepoltura e la risurrezione di Cristo. Questo credo è menzionato dall’apostolo Paolo nella sua epistola ai Corinzi: “Poiché io v’ho prima di tutto trasmesso, come l’ho ricevuto anch’io, che Cristo è morto per i nostri peccati, secondo le Scritture; che fu seppellito; che risuscitò il terzo giorno, secondo le Scritture; che apparve a Cefa, poi ai Dodici” (1 Corinzi 15:3-5). Il racconto degli eventi della risurrezione costituiscono un fatto storico e sono tutti verificabili. La Bibbia dice: “Ai quali anche, dopo ch’ebbe sofferto, si presentò vivente con molte prove, facendosi veder da loro per quaranta giorni, e ragionando delle cose relative al regno di Dio” (Atti 1:3). Inoltre consideriamo anche le conseguenze che ci sono state subito dopo la risurrezione di Cristo e i cambiamenti che sono avvenuti nella vita degli apostoli e che possono essere spiegati soltanto in seguito ad un evento soprannaturale. Guardate ad esempio la trasformazione degli apostoli. Prima della morte di Gesù erano dei codardi e infatti al momento del Suo arresto fuggirono a gambe levate come pecore davanti ai leoni (cfr. Matteo 26:56 ; Marco 14:50). Pietro inoltre rinnegò per ben tre volte il Signore per paura di essere riconosciuto come uno dei Suoi discepoli (cfr. Matteo 26:69-75 ; Marco 14:66-72 ; Luca 22:54-62 ; Giovanni 18:15-18,25-27). Ma dopo la Sua risurrezione, iniziarono a predicare pubblicamente e coraggiosamente tutte le cose che il Maestro aveva loro insegnate, senza il timore di essere flagellati, messi in prigione o peggio ancora uccisi. Inoltre se avessero veramente mentito circa la morte e la risurrezione di Gesù Cristo, quale vantaggio ne avrebbero mai potuto trarre, visto che sono stati perseguitati ferocemente dai Giudei disubbidienti e dal potere secolare? Una persona è disposta a morire per una menzogna? Le menzogne sono quelle che ci rendono famosi, popolari e ricchi. Gli apostoli non erano niente di tutto questo. Di conseguenza non abbiamo motivi validi per dubitare di tutto il racconto circa la vita, la morte e la risurrezione di Gesù Cristo.

La tomba di Gesù Cristo non è mai stata iscritta con nessun epitaffio, né è mai stata luogo di pellegrinaggio da parte dei credenti. Oggi vediamo le persone andare a rendere omaggio ai loro defunti e anche a personaggi famosi come Ronald Reagan, Elvis Presley, Kurt Cobain, o Jimmy Hendrix. Si portano bigliettini, fiori, cibo, si accendono candele, si versano lacrime e ci si ricorda di loro. Anche per strada si possono trovare, sui luoghi dove sono avvenuti incidenti mortali, delle lapidi o piccole croci, con fiori, immagini e altre cose. Ma tutto ciò non è avvenuto alla tomba di Gesù. Niente fiori, niente bigliettini, niente di niente. Perché? Perché non era lì (cfr. Matteo 28:6 ; Marco 16:6 ; Luca 24:6). Tu non vai a piangere davanti ad una tomba vuota, di una persona che è viva e vegeta!

Ora invece quanto alle prove storiche leggiamo un passaggio che lo storico Edwin Yamauchi definisce “probabilmente il riferimento più importante a Gesù al di fuori del Nuovo Testamento”.

Cornelio Tacito è comunemente riconosciuto come storico tra i più scrupolosi, come ci attesta anche l’antica testimonianza di Plinio il Giovane che ne loda la diligenza; Tacito si dedicò infatti con gran scrupolo alla raccolta di informazioni e notizie, utilizzando non solo fonti letterarie, ma anche documentarie. Per la sua posizione politica, egli aveva accesso agli acta senatus (i verbali delle sedute del senato romano) e agli acta diurna populi romani (gli atti governativi e le notizie su ciò che accadeva giorno per giorno).

Riportando la decisione dell’imperatore Nerone di riversare sui Cristiani la colpa dell’incendio che distrusse Roma nel 64 d.C., Tacito scrisse:

“Nerone si inventò dei colpevoli e sottomise a pene raffinatissime coloro che la plebaglia, detestandoli a causa delle loro nefandezze, denominava cristiani. Origine di questo nome era Christus, il quale sotto l’impero di Tiberio era stato condannato all’estrema condanna dal procuratore Ponzio Pilato” (Tacito, Annali XV, 44).

Cosa possiamo apprendere da questo antico (e piuttosto animoso) riferimento a Gesù e ai primi Cristiani? Notiamo, innanzi tutto, che Tacito riporta che il titolo di Cristiani deriva da una persona realmente esistita, chiamata Christus, il nome latino per Cristo. Di lui si dice che ha subìto “l’estrema condanna”, alludendo ovviamente al metodo romano di praticare l’esecuzione capitale mediante la crocifissione. Questi avvenimenti sono avvenuti “durante il regno di Tiberio” e per decisione di Ponzio Pilato. Ciò conferma le affermazioni del Vangelo sulle circostanze della morte di Gesù.

Tacito riporta anche le seguenti notizie sulla persecuzione verso i cristiani:

“Alla pena vi aggiunse lo scherno: alcuni ricoperti con pelli di belve furono lasciati sbranare dai cani, altri furono crocifissi, ad altri fu appiccato il fuoco in modo da servire d’illuminazione notturna, una volta che era terminato il giorno. Nerone aveva offerto i suoi giardini per lo spettacolo e dava giochi nel Circo, ove egli con la divisa di auriga si mescolava alla plebe oppure partecipava alle corse con il suo carro. . . . [I cristiani] erano annientati non per un bene pubblico, ma per soddisfare la crudeltà di un individuo.”

Come Tacito, anche Svetonio (120 d.C.), scriba dell’imperatore Adriano, fa riferimento a Gesù ed i suoi seguaci nelle Epistole (X, 96). Nella “Vita di Claudio”, inoltre, egli scrive: “Claudio espulse i giudei da Roma, visto che sotto l’impulso d’un certo Christus non cessavano di agitarsi” (Claudius 25).

Altrettanto interessante, e davvero sorprendente, è un capitolo della stessa opera, conosciuto come “Testimonium Flavianum”, nel quale leggiamo (libro 18, capitolo 3, paragrafo 3):

“Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se è lecito chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, ed attirò a sé molti Giudei, e anche molti dei greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d’altre meraviglie riguardo a lui. Ancor oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani” (Giuseppe Flavio, Antichità XVIII, 63-64).

Si tratta di una descrizione giornalistica e storica della persona e delle opere di Gesù Cristo, tratta da una fonte non-cristiana ed extra-biblica. Insomma, un pagano conosceva la storia che gli stessi Vangeli ci hanno raccontato e descritto minuziosamente!

E la cosa più grandiosa e sensazionale è che sia i Romani che i Giudei non hanno mai negato la risurrezione di Cristo Gesù, ma si sono limitati a dire che il corpo era stato rubato dai Suoi discepoli (cfr. Matteo 28:11-15).

Gesù Cristo vive! Egli è il Vivente. Giovanni sull’isola di Patmos è testimone oculare dell’apparizione di Cristo risorto, che conferma tutto il racconto evangelico dei Suoi discepoli: “Non temere; io sono il primo e l’ultimo, e il Vivente; e fui morto, ma ecco son vivente per i secoli dei secoli, e tengo le chiavi della morte e dell’Ades” (Apocalisse 1:17-18). Noi sappiamo che “Cristo, essendo risuscitato dai morti, non muore più; la morte non lo signoreggia più” (Romani 6:9). Egli ha sconfitto la morte è può benissimo dire “O morte, dov’è la tua vittoria? O morte, dov’è il tuo dardo?” (1 Corinzi 15:55). Gesù è arrivato dove altri leaders religiosi di fama mondiale non sono mai arrivati. Mosè, Maometto, Krishna, Confucio, Buddha, Gandhi, Zarathustra, Joseph Smith, Ellen G. White, Mary Baker Eddy, Charles T. Russell e William M. Branham sono tutti morti. Le loro tombe sono piene delle loro ossa putrefatte. Solo Cristo non è andato in corruzione, come predisse Davide per mezzo dello Spirito Santo: “poiché tu non abbandonerai l’anima mia in poter della morte, né permetterai che il tuo santo vegga la fossa” (Salmo 16:10).

A Cristo Gesù, che ha vinto la morte mediante la potenza della Sua risurrezione e ci ha salvati dai nostri peccati e giustificati per mezzo del Suo sangue prezioso, siano gli onori, le lodi e la gloria, nei secoli de’ secoli. Amen!

Gianluca Colucci

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