Isaia 53:5 “Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo per cui abbiamo pace, è caduto su lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti”.

 

Isaia profetizzò, delle sofferenze di Gesù, circa 700 anni prima del suo sacrificio sulla croce. Tutti quelli che al tempo leggevano la profezia d’Isaia, erano perplessi, anche i più eruditi rabbini. Pochi erano quelli che capivano il senso di queste frasi ed aspettavano il compimento della profezia. Simeone ed Anna erano tra questi e, più tardi, anche gli apostoli, i discepoli e chi faceva parte della chiesa. Lo legarono come un malfattore, gli sputarono in viso, gli diedero dei pugni, lo schiaffeggiarono, lo flagellarono, gli fu messa in testa una corona di spine ed in mano una canna con cui lo percuotevano. Dopo tutto questo Gesù fu crocefisso, insultato, schernito e poi un soldato gli forò il costato con una lancia. Questo è solo un elenco sommario delle sofferenze fisiche patite da Gesù. “Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo, di dolore familiare con il patire, pari a colui dinanzi al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna. Nondimeno erano le nostre malattie ch’egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui s’era caricato; e noi lo reputavamo colpito, battuto da Dio, ed umiliato! Noi tutti eravamo erranti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via; e l’Eterno ha fatto cader su lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, umiliò se stesso, e non aperse la bocca. Come l’agnello menato allo scannatoio, come la pecora muta dinanzi a chi la tosava, egli non aperse la bocca.
Tutto questo per me e per te… 

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