Spesse volte si sente affermare, da credenti che non intendono assumersi alcuna responsabilità, né per sé stessi, né per gli altri all’interno della comunità una frase piuttosto ricorrente: “Il Signore conosce ogni cosa”. È vera questa affermazione; ma con questo è doveroso ricordare che il Signore conosce esattamente anche quanto noi sappiamo ma che non vogliamo fare. La prima parte di questo capitolo della Parola di Dio, appunto, ci rivela quanto sia importante rendersi docili strumenti nelle Sue mani, piegandoci fedelmente alla Sua volontà. Consideriamo insieme tre cose che Abramo fa prima che Dio gli rinnovi la Sua promessa:
1. “Alzò gli occhi”. Anche noi quando alziamo gli occhi non possiamo non ripetere la stessa esperienza di Abramo: ha visto Dio. “… Alza gli occhi e guarda…” Questo è l’appello che il Signore fa ad Abramo (cfr. Genesi 13:14), è l’espressione di fede del Salmista (cfr. Salmo 121:1:-8) e deve essere la nostra esperienza quotidiana con Dio.
2. “Si prostrò fino a terra”. Alla presenza del Signore non ci rimane che umiliarci, offrirGli un cuore aperto e contrito invitandoLo a dimorare presso di noi. La nostra preghiera deve essere l’eco della richiesta accorata dei discepoli: “rimani con noi…” (Luca 24:29).
3. “…andrò a prendere del pane…”. Dopo un’ ossequiosa accoglienza e aver loro offerto dell’acqua per le abluzioni dei piedi, Abramo si preoccupa di mettere a loro disposizione del cibo. Fa prima preparare da Sara delle schiacciate di farina e quindi consegna a uno dei suoi servi un vitello giovane e tenero da preparare per gli ospiti.
Quanto è importante fare nostri non soltanto i sentimenti, ma anche le attitudini! Questa è la parte che tocca a noi compiere: alziamo gli occhi dalle situazioni contingenti; mettiamo da parte il nostro orgoglio che spesso frena il nostro cammino cristiano e offriamo a Dio il meglio che possiamo dargli.
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