Amicizia e Adolescenza — parte seconda

    Contesto

“Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio” (Giacomo 4:4)
Famiglia, scuola e gruppo dei pari rappresentano generalmente gli ambiti con cui un adolescente quotidianamente si rapporta; ad essi tuttavia, si deve aggiungere la Chiesa. Questi sono gli “spazi” in cui ogni giovane misura sé stesso e da cui provengono richieste che deve essere in grado di saper coordinare.
In modo più sintetico la Scrittura presenta due contesti, antitetici, nei quali si stabiliscono quotidianamente relazioni interpersonali amichevoli. Chi dunque vuol essere amico del mondo, ossia chi vuol amare il mondo, si rende, per fatto stesso, si costituisce nemico di Dio. L’aberrante contesto da sfondo alla dichiarazione di Giacomo è la ricerca del piacere, non del bene (Giac. 4:1-3).

    Il mondo

Innanzitutto, il Nuovo Testamento stabilisce una differenza fra i diversi usi di questo termine:

  1. Il cosmo (Ebrei 11:3);
  2. La terra abitata, nota come oikoumene (Matt. 24:14);
  3. La società peccatrice e malvagia (Ef. 2:2);
  4. Un’epoca, periodo di tempo, secolo (Matt. 24:3);
  5. L’altro mondo (Luca 20:35).

Il termine nel versetto in epigrafe denota quindi la società peccatrice e malvagia con cui non è consentito instaurare amicizie. Quali i motivi di un tale divieto? Alcuni (ben 19) si possono rilevare in ciò che Paolo scrisse al giovane Timoteo ammonendo “allontanati” (2 Tim. 3:1-8):

  1. egoisti e amanti del denaro. Cupidigia e avidità non si addicono al cristiano (Luca 12:15);
  2. vanagloriosi, superbi e orgogliosi. Il credente possiede un concetto sobrio di sé (Rom. 2:3);
  3. bestemmiatori. Basti ricordare il III Comandamento (Esodo 20:7);
  4. ribelli ai genitori, ingrati e irreligiosi. Il distacco dalla religione è incluso in questo gruppo in quanto Dio è nostro Padre. Benché l’adolescenza induca all’indipendenza, ciò non giustifica aggressività e arroganza verso i propri cari (Rom. 1:28, 30);
  5. insensibili e amanti del piacere anziché di Dio. La mancanza di sensibilità è prodotta da una coscienza cauterizzata (1 Tim. 4:2). Dio inoltre, non cerca il nostro piacere ma il nostro bene;
  6. sleali, calunniatori, spietati, senza amore per il bene, traditori e sconsiderati (Salmo 5:6Matt. 26:46);
  7. intemperanti. L’autocontrollo è alla base del comportamento cristiano (Gal. 5:22);
  8. aventi l’apparenza della pietà, mentre ne hanno rinnegato la potenza. L’essere credenti è molto più di una sterile confessione verbale, bensì lo si dimostra in sentimenti e azioni pratiche (Giac. 2:18).
    La Chiesa locale

Nel piano divino, la formazione del carattere di un giovane deve avvenire nella comunità. L’uscita dal focolare domestico deve coincidere con la stabilizzazione dei legami comunitari. Il contesto in relazione al mondo è irresolubilmente contrastante:

  1. Amicizia coi redenti: Pietro, infatti, scrive: “Siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai padri, […] col prezioso sangue di Cristo” (1 Pietro 1:18, 19). La vita prima di conoscere Cristo, indipendentemente dalla condizione, rappresentava la vacuità. Per il popolo redento di Dio, però, attraverso Gesù Cristo, la vita ha assunto un significato e un valore nuovo.
  2. Amicizia coi purificati“Cristo ha amato la chiesa e ha dato sé stesso per lei, per santificarla dopo averla purificata lavandola con l’acqua della parola” (Ef. 5:25, 26).
  3. Amicizia coi cambiati“Io darò loro un medesimo cuore, metterò dentro di loro un nuovo spirito, toglierò dal loro corpo il cuore di pietra, e metterò in loro un cuore di carne” (Ezech. 11:19).

S. Esposito

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