Charles H. Spurgeon

È stato giustamente definito il “principe dei predicatori” e chiunque abbia avuto il privilegio di leggere qualche suo sermone. non può fare a meno di riconoscere che tale appellativo non è certamente esagerato.
Il suo ministerio durato per quarantadue anni ha del miracoloso per l’impatto che ha avuto sul mondo evangelico, in un periodo storico e politico molto complesso. Tra l’altro, l’influenza esercitata come predicatore, scrittore, oratore, poeta ha superato tutte le barriere denominazionali e perfino coloro che non concordavano con alcuni punti della sua teologia dovettero riconoscere di trovarsi dinanzi ad un ministerio unto da Dio. Quando venne chiamato alla “Casa del Padre”, molti hanno affermato: “Un principe è caduto in Israele”. È stato definito “l’ultimo dei Puritani”, e in questa frase è descritto l’uomo, la sua fede, il suo carattere, l’opera sua, perché il più grande dei predicatori moderni era “poco moderno” nelle sue convinzioni.

Egli attirava le folle non perché avesse scelto di mettersi in luce tra i grandi del tempo, ma perché legava il suo presente alla realtà del passato con la forza di una grande risolutezza. Quanto fosse grande e quanto fosse pio, molti hanno tentato di esprimerlo con le parole e con la penna; ma anche se c’è molto da dire, la maggior parte dell’eccezionale influenza che ha avuto sulla fede e la vita religiosa del suo tempo non potrà mai essere narrata.
Le sue parole, pronunciate e scritte, sono state, nel linguaggio che di solito usava, «come pomi d’oro in vasi d’argento cesellato» (Proverbi 25:11).
Per la fede viva e forte, per il sentimento di profonda benevolenza, che rappresentano le sue caratteristiche più spiccate, continuerà a sopravvivere quando molti dei suoi competitori saranno dimenticati.

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