Radici storiche e teologiche del movimento pentecostale

Il pentecostalesimo, o meglio il culmine della sua evoluzione, nasce circa 100 anni fa. Da questo punto, andando a ritroso nel tempo fino ad arrivare alla chiesa delle origini, alcuni credono ci sia il vuoto per quel che riguarda le manifestazioni carismatiche dello Spirito Santo. Ma lo Spirito di Dio s’è sempre mosso nel corso dei secoli. Basti ad esempio considerare come già nel medioevo Gioacchino Da Fiore definì il suo tempo come “l’epoca dello Spirito”.

Ma il punto cruciale da cui partire per parlare dell’origine del pentecostalesimo è chiaramente la Riforma Protestante. All’epoca, stanchi della posizione egemone della chiesa cattolica nel gestire la fede dei popoli, alcuni studiosi decisero di tradurre le Scritture nella lingua parlata dalla popolazione. A quei tempi infatti le funzioni religiose erano recitate in latino e così erano ben pochi coloro che riuscivano ad intendere ciò che veniva predicato. I riformatori decisero di andare alla fonte, effettuando una ricerca individuale di Dio senza il bisogno di tramiti.
Con questi presupposti non meraviglia che il movimento ben presto diviene fenomeno popolare. Il movimento popolare più celebre è quello degli anabattisti all’intetrno del quale si muovevano gli “spirituali” e gli “entusiasti”.
E’ noto da alcune testimonianze che tra gli anabattisti c’era chi parlava in lingue e chi profetizzava.
I punti forti della riforma furono tre: solo Scrittura, solo grazia, solo sacerdozio universale.

Ora, perché così spesso dalla riforma in avanti si parla di risveglio? I primi riformatori finirono col dare alla loro azione una forte impronta politica. La volontà generale fu quella di voler proporre le nuove idee ai potenti degli stati, soprattutto per rispondere alle persecuzioni e ai soprusi con cui inizialmente la chiesa cattolica rispose alla riforma protestante. Questa volontà andò però a cozzare proprio contro quei movimenti popolari di cui s’è parlato precedentemente. Da questi “scontri” nacquero vari movimenti di dissenso; in particolare, vale la pena citare questi tre:

  • il movimento mennonita, che diede particolare attenzione a una teologia del discepolato oltre che ad un forte impulso di sanità;
  • il movimento battista, in cui rivestiva grande importanza l’evangelizzazione e veniva predicato il battesimo agli adulti piuttosto che agli infanti;
  • il movimento quacchero, fondato da George Fox e caratterizzato da manifestazioni spirituali particolari durante i loro culti (i quaccheri infatti prendono il nome dal verbo inglese “to quake” ossia “tremare”; tant’è che i quaccheri erano anche noti come “i tremolanti”.

Il risveglio nasce quindi a causa della eccessiva burocratizzazione della chiesa. Il messaggio diventò piatto e rigido. Si diventò una massa di religiosi. Ma grazie a Dio, nascono persone che soffrono a causa di questa condizione. In questo senso, fu determinante l’apporto dato dal pastore Jakob Spemer che scrisse una lettera, indirizzata alla cristianità in generale, che conteneva sei punti per ottenere il risveglio:

  1. intenso studio biblico;
  2. rivalutazione spirituale delle funzioni dei laici contro il monopolio della dirigenza delle chiese;
  3. superiorità dell’azione sulla teologia;
  4. rinunzia allo spirito di controversia;
  5. preparazione più pratica e meno teologica per i pastori;
  6. priorità della predicazione edificante rispetto a quella intellettuale.

Questa lettera divenne uno strumento potente per infiammare i cuori dei vari movimenti popolari di dissenso. Questi erano presenti in Inghilterra, ma ben presto entrarono in conflitto con la chiesa anglicana e quindi molti dovettero rifugiarsi nelle colonie inglesi in America. Ed è proprio negli Stati Uniti che si verifica il Great Awakening, il grande risveglio.

Le idee di Spemer produssero risultati meravigliosi soprattutto nelle chiese di stampo congregazionalista. Tra coloro che accolsero favorevolmente queste idee ci fu il predicatore George Whitefield che faceva la spola tra Inghilterra e America. Ma il Great Awakening ebbe modo di compiersi soprattutto sotto la potente predicazione del pastore Jonathan Edwards. I suoi culti erano noti per essere dei culti di risveglio. La sua principale “intuizione” (se così può essere chiamata una verità tanto basilare) fu l’idea che l’uomo peccatore, senza Dio, va all’inferno. All’interno di questi culti si verificavano segni potenti. Ma una predicazione di risveglio non vuole necessariamente dei segni. I segni non erano altro che il frutto del pentimento e ravvedimento predicati da Edwards. Mentre invece ci fuorono tanti predicatori, definiti folkroristici, che predicavano soltanto questi segni, solo l’atto conclusivo; insomma pretendevano il frutto senza il lavoro.
A proposito di queste controrisposte Edwards disse: “Quando Dio è all’opera, il diavolo non dorme”.

Un altro personaggio chiave dell’epoca fu John Wesley e il metodo da lui introdotto che diede il nome al movimento metodista.
Wesley faceva parte di una cerchia di amici che se interrogavano sul cosa fare per migliorare la condizione della Chiesa.
C’è un avvenimento nella vita di Wesley che lo sconvolse totalmente. Di ritorno da un viaggio missionario in America presso i pellerossa ebbe una profonda cisi esistenziale. Ciò accadde perché egli rimase in quei luoghi per due anni ma non vide assolutamente alcun frutto. Si rese quindi conto che egli stesso aveva bisogno di essere convertito ed espresse la celebre massima secondo cui: “La conversione è databile”. Le sue idee non furono bene accolte dai più; l’accusa principale che gli venne mossa fu che con le sue idee riportava la Chiesa sotto la legge. Wesley infatti sosteneva che dopo la conversione c’era bisogno di cominciare un cammino di santificazione. Wesley non si scoraggiò e andò avanti con la sua predicazione. Industrializzazione ed Illuminismo furono i due scogli principali contro cui dovette confrontarsi. Mentre la cosidetta “epoca dei lumi” diede un forte impulso di scetticismo nella società, l’industrializzazione provocò una forte corruzione dei costumi dei tanti che si riversavano nelle città dalle campagne.
Wesley predicò anche nelle chiese anglicane ma viene cacciato perché la sua predicazione non piaceva ai vertici della chiesa. Wesley dunque abbandona le cattedrali e si riversa per le strade con i suoi predicatori. “La mia parrocchia è il mondo” dirà a testimonianza che il suo interesse non era quello di fondare una sua propria chiesa ma di rivolgersi a chiunque avesse un bisogno spirituale forte. Tuttavia, pur essendo Wesley fortemente adenominazionale, il suo metodo diviene un movimento.

Sotto l’influsso di due grandi personalità quali Jonathan Edwards e John Wesley avviene il passaggio dalla teologia riformata classica a una teologia di risveglio. Si delinea quindi una strategia di risveglio per le nezioni, per evitare che la Chiesa si irrigidisca.
La strategia era costituita di tre punti:

  • ravvedimento spirituale;
  • forte azione pratica di stampo caritatevole;
  • grande interesse per lo studio biblico.

A testimonianza della forte enfasi posta sulla Scrittura c’è da dire che alla fine del ‘700 intorno alle varie università teologiche nascono tanti college, che altro non sono che delle vere e proprie scuole bibliche.
Nell’800, oltre al ravvedimento e alla santificazione, si accosta un altro elemento, quello carismatico. E difatti, sempre con maggiore frequenza si verificano eventi miracolosi, dovuti alla predicazione di un contatto diretto con Dio.

L’intero ‘800 è identificato come il secolo del risveglio. Già all’inizio dell’800 si ha un grande risveglio negli USA, in una cittadina del Kentucky; migliaia e migliaia di persone accorrevano a dei meeting organizzati. A quei tempi non c’erano strumentazioni adeguate affinché una singola persona potesse rivolgersi a migliaia di persone e il metodo di predicazione era questo: c’erano vari predicatori che si mettevano in punti prestabiliti del luogo del meeting a predicare lo stesso messaggio.

Anche in Europa si verificarono dei fenomeni di risveglio seppur con facce diverse. Inizialmente partì dall’Inghilterra dalle idee di Manuel Lacunza, un ex-monaco. Lacunza scrisse un libro, il “Padre nostro” e diede particolare enfasi alla frase “venga il tuo regno”. Le idee espresse nel libro circolarono per tutto il paese e tante persone furono scosse dalla necessità di risveglio perché Gesù stava per ritornare. Quello di Lacunza divenne un movimento, divenuto poi noto come “millenarista”. Il tipo di risveglio di tipo millenarista può essere definito inclusivo; ossia si propugnava, sul modello apostolico, una inclusione delle varie comunità, visto che ognuna di esse poteva avere qualche elemento positivo da poter sommare poi a quello delle altre chiese.
Un’altra tipologia di risveglio è costituita invece da quella separatista. Di questo tipo era il darbismo, nato dalle idee di John Nelson Darby, secondo cui la dispensazione della grazia di Dio era finita e non c’era altro da fare che salvare il salvabile. Insomma, coloro che erano santi dovevano pensare a santificarsi, e uscire dalle comunità di appartenenza per unirsi ad altri che avevano preso la stessa decisione e attendere insieme il ritorno di Cristo.

E l’idea del ritorno di Cristo caratterizza tutto l’800. Nascono due denominazioni: i milleniti e gli avventisti, che ingloberanno dopo un po’ il movimento millenita. Il caposaldo degli avventisti, oltre all’osservanza del riposo in giorno di sabato, è proprio il ritorno di Cristo. Questo è quanto avviene negli USA. In Europa invece è più l’aria carismatica a caratterizzare i vari risvegli. In particolare, grande enfasi sull’aspetto delle manifestazioni dello Spirito fu posto da Edward Irving, principale fondatore della Catholic Apostolic Church. Secondo testimonianze, durante i loro culti si parlava in lingue e si profetizzava.
Oltre a questo, la particolarità del risveglio europeo è che esso conquista le università e molti intellettuali accettano il messaggio dell’evangelo. Si deve sottolineare infatti che questa è l’età del Romanticismo, caratterizzata proprio da una esaltazione dei sentimenti, non ultimo quello religioso.

Nella seconda metà dell’800 ha luogo una nuova linea di risvegli. Non più risvegli “isolati” operati solo in casi particolari, ma i “revival”: massimo ogni 10 anni andavano riproposti i risvegli nelle varie comunità. Questa strategia fu adottata soprattutto da Charles Finney.
Con i revival però, si banalizza un po’ il concetto di risveglio, ponendo enfatsi sul miracolismo. Un po’ come già accaduto ai tempi di Edwards, ci si concentra solo sui frutti che la predicazione comporta e non sulla predicazione stessa. La gente poteva anche ricevere i miracoli ma spesso le loro vite non erano trasformate.

L’ultimo movimento di fine ‘800 che ha caratterizzato le chiese risvegliate è l’Holiness Movement, il Movimento di Santità, nato negli USA e arrivato successivamente in Inghilterra. Gli ideatori del movimento predicavano un cammino di santificazione di stampo wesleyano. Il movimento nasce quasi a mo’ di risposta a due importanti avvenimenti dell’epoca: la nascita della teoria evoluzionista di Darwin e soprattutto delle idee di Freud, che implicitamente contenevano in esse un pericoloso annullamento del peccato. Per dirlo in termini semplicistici, Freud sosteneva che tutto ciò che un uomo era da adulto, non fosse altro che la manifestazione di ciò che ha vissuto da bambino. Ciò ha la sua grande parte di verità. Ciò di cui però non tiene conto questa idea è che Dio è potente da cancellare l’intera infanzia di una persona e trasformarla interamente. Ad ogni modo le idee freudiane finiscono per entrare anche nelle chiese. Oltre a questo, all’epoca il grande problema che decimò le chiese fu il moralismo; ossia quella tendenza delle chiese a porre la loro attenzione su questioni tutto sommato marginali, per quanto importanti; ad esempio il modo di vestire o il modo di comportarsi erano messe in discussione ma ciò stava rendendo le chiese quasi delle scuole di buone maniere più che luoghi di culto.
Il moralismo ha un forte impatto anche in mezzo al Movimento di santità che ne uscirà decimato per la troppa enfasi che gli viene dato. Da esso nascono due denominazioni: la chiesa del nazareno e la chiesa di Dio.
Queste due denominazioni hanno al loro centro dottrinale l’idea di santificazione wesleyana. Il modello wesleyano era composto di quattro punti:

  1. conversione;
  2. remissione dei peccati;
  3. santificazione;
  4. ritorno di Cristo.

La novità introdotta dal Movimento di santità è che in base alle loro idee, la santificazione aveva il suo culmine nel battesimo dello Spirito Santo. La questione che nacque però fu: come si fa a capire chi è battezzato di Spirito Santo?

 

Il Movimento di santità è il preludio alla nascita del pentecostalesimo. Già c’era la base data dai risvegli dei decenni passati ma è col Movimento che si innesca un meccanismo che porterà alla nascita del pentecostalesimo. Ciò perché si cominciò a riflettere sulla santificazione e su quale fosse il segno di partenza e/o il culmine della santificazione. Nacque una divergenza di pensiero tra la componente americana del Movimento di santità e quella inglese. Quella americana, era convinta che il battesimo dello Spirito Santo testimoniava dell’avvenuta maturazione della santificazione nel credente. Gli inglesi invece credevano che il battesimo non testimoniava qualcosa di preciso ma solo che era un elemento fondamentale che aiutava il credente a procedere nel cammino di santificazione.
Negli USA quindi si mette in moto la ricerca: se il segno della santificazione è il battesimo dello Spirito Santo, qual è il segno che identifica il battesimo? Questa ricerca è il meccanismo che si innesca di cui parlavamo in precedenza.

Per parlare di questo, dobbiamo parlare di tre grandi risvegli che si sono manifestati all’interno del popolo di Dio in quegli anni.

Topeka 1901: questo risveglio si manifesta sotto il ministerio di Charles Parham, predicatore del Kansas. Parham era di origine metodista e si forma in una chiesa del Movimento di santità. Parham fu un uomo con una particolare predisposizione alle manifestazioni carismatiche dello Spirito Santo. Per qualche tempo frequentò la “Chiesa del battesimo del fuoco” di Benjamin Irving, che faceva capo al Movimento di santità. Sua moglie inoltre era quacchera. Inoltre Parham aveva stretto amicizia col predicatore Alexander Dowie, le cui riunioni erano spesso contraddistinte da manifestazioni prodigiose e miracolose. Tutto questo per sottolineare come la componente carismatica fosse ben presente in lui sin dai primi anni.
A Topeka Parham fonda la Bethel Bible School, una scuola biblica. Accadde una volta che egli dovette lasciare la sciola per una conferenza. Andando via però, egli lasciò ai suoi studenti questo compito: ricercare all’interno del Nuovo Testamento quale fosse il segno del battesimo dello Spirito Santo.
Al suo ritorno Parham trovò la scuola in fermento; tanti, soprattutto studentesse erano totalmente rapiti da questa ricerca. La conclusione alla quale giunsero fu che quel segno fossero le lingue, arrivando a questa conclusione da un’analisi di Atti 2, Atti 8, Atti 10, e Atti 19.
Ciò che sigillò la scoperta fu qualcosa che avvenne durante una notte di veglia che si tenne alla scuola il 1° gennario 1901. Agnes Ozman, una studentessa, va da Parham e gli chiede che imponga le mani su di lei affinché possa ricevere il battesimo ed effettivamnte la studentessa lo riceve. Parham è scosso da questa scoperta. Chiude la scuola e va per gli USA a predicare alla cristianità la possibilità di ricevere il battesimo dello Spirito Santo.

Galles 1904-05: Il risveglio gallese prende il via dalla predicazione di Evan Roberts.
L’unica differenza tra questo risveglio e quello americano fu che negli USA fu posta particolare enfasi sulla glossolalia, la manifestazione delle lingue; in Galles invece l’attenzione era spostata sull’imprevedibilità dello Spirito. Lo Spirito poteva muoversi in ogni momento come Egli desiderava.
Il 31/10/1904 è l’inizio ufficiale del risveglio in Galles. In quella sera si tenne una riunione di preghiera e Roberts afferma che sentì lo Spirito che gli diceva che era questo di cui aveva bisogno. Dopo aver pregato sentiva una viva energia ed aveva voglia di andarsene per tutto il Galles correndo a predicare l’Evangelo della grazia.
Roberts espresse 4 punti fondamentali che ogni cristiano doveva rispettare:

  • rigettare ogni forma di peccato;
  • astenersi da ogni tipo di parole o azioni equivoche;
  • parlare agli altri di Gesù;
  • pregare per ricevere lo Spirito Santo e dopo averlo ricevuto, ubbidirgli.

Ci furono diverse conversioni e all’epoca si disse che quasi l’intero Galles fosse coinvolto dal fuoco dello Spirito Santo.
Dalla matrice del risveglio gallese nacquero le chiese Elim e la Chiesa Apostolica.

Los Angeles 1906-1909: Il risveglio di Los Angeles è forse quello più celebre, quello che in qualche modo ha sancito la nascita del pentecostalesimo in modo netto. Esso è avvenuto sotto il ministerio del pastore William Seymour, che nasce metodista per poi abbracciare la Chiesa di Dio. Seymour ascoltò la predicazione del battesimo dello Spirito Santo quasi per caso, origliando una predicazione di Charles Parham. Egli accoglie con gioia questa novità e vuole predicare il messaggio pentecostale in altre comunità ma il suo messaggio fu rigettato. Decide dunque di iniziare una riunione di preghiera in un appartamento a Los Angeles. Qui in tanti ricevono il battesimo dello Spirito Santo e nel giro di poche settimane quell’appartamento risulta essere estremamente piccolo a fronte del gran numero di persone che vi accorrevano. Si trovò quindi una ex-falegnameria al 312 di Azusa Street che fu utilizzato per le riunioni di culto tenute dal pastore Seymour. Il risveglio durò tre anni ma tanto bastò a far diffondere enormemente la predicazione pentecostale. Il fatto che un risveglio di tale portata si fosse manifestato proprio a Los Angeles non è un caso. In quel tempo Los Angeles era il crocevia del mondo per varie ragioni di tipo commericale e culturale. Come disse qualcuno, il Signore stava facendo di Azusa Street la Nuova Gerusalemme; divenne il punto in cui una enormità di persone ricevevano la testimonianza del battesimo dello Spirito Santo.

Non ci volle molto però per far sì che nascessero delle dispute in seno a questi movimenti di risveglio. Come detto, il risveglio di Los Angeles assunse dimensioni incontrollabili e il pastore Seymour si dimostrò piuttosto incapace a dominare un movimento probabilmente più grande di lui. All’interno della comunità si verificavano manifestazioni particolari, tali da far nascere il dubbio se si trattasse di manifestazioni spirituali o di mere esagerazioni carismatiche.
La prima contesa tra Parham e Seymour nacque proprio per questo punto. Frequentando dei culti ad Azusa Street, Parham si sente piuttosto turbato, arrivando a dire che tali riunioni, piuttosto che culti al Signore sembrano essere dei riti voodoo.
Altro punto di discordia nacque intorno al fenomeno delle lingue. Parham era convinto che esso non fosse da considerare glossolalia ma xenoglossia. In parole povere era convinto che quando un credente parla in lingue, egli sia in grado di parlare le lingue di popoli esistenti e che il dono dovesse manifestarsi soprattutto nelle missioni per poter evangelizzare persone di lingue diverse. Seymour invece, (e qui ci sentiamo di dargli ragione) credeva che al momento di parlare in lingue un credente potesse arrivare anche a parlare lingue sconosciute e non soltanto lingue correnti.

A dispetto di queste contese, i movimenti pentecostali vanno avanti e molte chiese del Movimento di santità accettano la linea pentecostale. C’è da dire che il pentecostalesimo nasce come movimento di risveglio. Il fenomeno del battesimo dello Spirito Santo avveniva in tutti i tipi di chiese, tanto metodiste, quanto battiste e così via. Quando però si trattò di portare la “novità” nelle chiese, l’alternativa pentecostale non fu adeguatamente proposta. Le chiese ufficiali si dissociarono da queste manifestazioni e coloro che avevano provato questa esperienza erano messi al bando. Fu così che da movimento il pentecostalesimo diventa denominazione.

Tra i tanti che ricevettero la testimonianza dell’esperienza pentecostale ci fu William Durham, pastore di una chiesa battista di Chicago. Egli riceve il battesimo dello Spirito Santo e la sua comunità diventa una comunità pentecostale. Questa però non era una regola; molti infatti, di ritorno dalla testimonianza di Azusa Street, tornando nelle chiese di origine venivano esclusi, specie se erano semplici fedeli.
Ai tempi di Durham la grande linea dottrinale del pentecostalesimo era di tipo wesleyano e consisteva di questi tre punti: conversione, santificazione e battesimo.
Durham non era di questo avviso. Egli sosteneva che con la sua opera, Gesù non solo aveva salvato l’uomo ma lo aveva anche purificato. Insomma di tre punti Durham ne fa due: conversione e santificazione insieme, e poi il battesimo.
C’è quindi questo problema dottrinale che sorge. Durham caccia fuori questa idea durante un riunione tra pastori. All’epoca infatti, i vari pentecostali mandati via dalle varie comunità, pensarono che fosse necessario accorparsi in una rete e quindi c’erano queste riunioni. Fu a Hotsprings nell’Arkansas nel 1914 che i pentecostali sposarono l’idea di Durham. Solo in 300 non accettarono questa posizione ed è così che il 1914 diventa l’anno in cui nascono le Assemblies of God, le Assemblee di Dio americane.

L’atteggiamento iniziale che ebbero i pentecostali alla loro nascita fu il forte impulso all’evangelizzazione. Ciò avvenne soprattutto ad opera delle Assemblee di Dio. Caratteristica della visione evangelistica delle Assemblee fu quella di non limitarsi ad una evangelizzazione di quartiere ma di vedere come proprio campo d’azione un po’ tutto il mondo. Con la nascita del movimento pentecostale però, a dispetto dell’interesse molto forte dedicato all’evangelizzazione, c’era carenza di formazione biblica.

In questo quadro generale introduciamo una domanda: cosa accade in Italia? Per parlare della situazione italiana, bisogna partire da lontano. Più precisamente, da Chicago, dalla chiesa di Francescon, che conduceva una comunità assieme ad altri anziani come Ottolini, Menconi ecc.
All’interno di questa comunità c’è un forte interesse evangelistico. Il pastore Durham, invitato da Francescon a partecipare ad una riunione in casa sua, invita il gruppo a non demordere ma anzi, ad impegnarsi in questa attività.

Il messaggio pentecostale dunque allarga i suoi orizzonti; Francescon porterà il messaggio in Sud America, tra Argentina e Brasile. In Italia invece la testimonianza arriverà attraverso il fratello Lombardi.
A questo punto però, avviene qualcosa di estremamente importante: l’impostazione della predicazione cambia radicalmente perché la testimonianza pentecostale viene proposta a persone che non conoscono perfettamente niente della realtà evangelica. Bisogna dunque adattare il messaggio al contesto dell’ascoltatore.

Tornando in seno alla chiesa di Chicago bisogna purtroppo parlare del come essa finì per spaccarsi. Ciò perché si trovò di fronte a elementi nuovi, che gli anziani della comunità non erano in grado di sopportare.
La prima spaccatura avviene con Ottolini. Di ritorno a Chicago da un viaggio, vide la chiesa irrigidita ed invita tutti ad un risveglio. Gli anziani, notando il suo fervore, lo invitano ad essere lui stesso il predicatore di quelle riunioni. Ma Ottolini aderì all’idea (anti-scritturale) che chi non è battezzato di Spirito Santo non è salvato. Gli anziani non condivisero e questa presa di posizione, ammonirono Ottolini che di tutta risposta si fece la sua propria comunità.
Un altro motivo di spaccatura si ha per una presa di posizione su Atti 15:29 (“…che v’asteniate dalle cose sacrificate agl’idoli, dal sangue, dalle cose soffocate, e dalla fornicazione; dalle quali cose ben farete a guardarvi. State sani“).
Il fratello Giuseppe Petrelli fu accusato di avere posizioni troppo liberali su questo verso. Francescon invitava ad informarsi sulla provenienza delle carni mangiate al fast-food. Una posizione troppo rigida, che non teneva conto dell’intera Scrittura ma si appellava al singolo versetto. Bisogna infatti tener conto che tali espressioni della Conferenza di Gerusalemme erano legate all’esigenza di conciliare i cristiani giudei e quelli gentili; i giudei pretendevano che ci fossero queste imposizioni.
Quindi si cercò di buttare fango su Petrelli – come sui fratelli della Valle del Sele (chiamati a tal proposito, i “mangiasangue”) – forse a causa di qualche invidia nei confronti di una “grande” personalità come Petrelli. Francescon continua così la sua battaglia su questo punto, e dopo aver inviato lettere alle varie chiese pentecostali a sostegno della sua posizione, tiene un convegno a Niagara Falls nel corso del quale fu decretato che chi osservasse posizioni liberali su Atti 15 non doveva assolutamente predicare.

Francescon fa di questo “scontro” quasi una ragione di vita tanto da arrivare a ribadire la sua posizione persino in Italia, dove la predicazione pentecostale avveniva ad opera di Serafino Arena, in Sicilia e di Lucia Menna che predica a Ginoso di Puglia, trovando non pochi ostacoli ed oppressori. Sempre con lo stesso obiettivo Francescon indice un convegno a Roma nel 1929.

E proprio nel 1929 avviene qualcosa di fondamentale per la storia del nostro paese, che cambia l’assetto delle relazioni religiose. Mussolini, al potere in Italia da vari anni, decide di siglare con la chiesa cattolica i noti Patti Lateranensi. La manovra di Mussolini era volta ad ottenere consenso tra la popolazione, avendo un occhio di riguardo per la chiesa, che con la presa di Porta Pia vide fortemente rimaneggiato il suo territorio. Coi Patti, quella cattolica divenne religione di stato. Vennero anche riconosciuti Ebrei e valdesi, ma conformemente alle leggi restrittive in materia.
Chi dava realmente fastidio al regime e alla sua volontà di controllo di corpi e menti erano i pentecostali. Questi vennero perseguitati, soprattutto nei paesini di montagna. Dal Ministero della Giustizia la questione passò nelle mani del Ministero dell’Interno e avvenne la persecuzione ufficialmente in tutta Italia attraverso soprattutto la diffusione della circolare Buffarini Guidi che essenzialmente proibiva di professare la fede pentecostale.
Nonostante ciò la chiesa andò avanti, mediante riunioni clandestine e riuscì persino a crescere. Poi ci fu la liberazione dell’Italia dall’oppressione fascista ad opera degli Americani, che ottennero di vedere nelle leggi italiane il riconoscimento della libertà di culto. Ad ogni modo, anche quando la Buffarini Guidi fu ufficialmente accantonata, giocando sull’ignoranza delle persone, in molti paesini i suoi effetti persecutori si facevano ancora sentire sulla popolazione pentecostale.

Tuttavia, con l’inizio della liberazione, le chiese decidono di riunirsi ed effettuano un primo convegno ad Agrigento nel 1944. A parteciparvi furono soprattutto chiese siciliane, visto che fu dalla Sicilia che partì la liberazione d’Italia e molte regioni a nord della Sicilia erano ancora sotto il dominio fascista. Durante questo convegno fu deciso che i pastori dovevano essere nominati per imposizione delle mani, gettando le basi per il passaggio da un sistema di stampo congregazionalista ad uno di stampo presbiteriano. Inoltre fu deciso che i membri non necessariamente dovevano essere battezzati se provenivano da un’altra confessione in cui il battesimo era praticato in età adulta. Infine fu stabilita la necessità di astenersi da ogni attività politica.
Nel ’45 si tenne il secondo convegno, sempre a Raffadali in provincia di Agrigento. Durante il convegno le chiese di Palermo proposero di creare un organo tra il convegno annuale dei pastori e le varie comunità. Si volle inoltre prendere posizione sugli atti immorali e sulle esagerazioni carismatiche e fu deciso che soltanto in casi eccezionali un non battezzato di Spirito Santo poteva fare le veci del pastore.
Durante il convegno a Roma dell’anno successivo, le chiese di Roma, che l’anno prima avevano storto un po’ il naso dinanzi alla proposta delle chiese di Palermo, stabilirono che era necessaria una vera e propria organizzazione per gestire collette generali coi fondi provenienti dal piano Marshall. Intanto dagli USA arrivò la notizia che le Assemblee di Dio americane si stavano organizzando per ottenere il riconoscimento.
Nel convegno del ’47, furono invitati a partecipare alcune personalità: De Gregorio, un congregazionalista di Chicago; Pearl un pentecostale svizzero e Niss che era ai vertici delle Assemblee di Dio americane. Gli ultimi due erano personalità molto colte e preparate, soprattutto se paragonate a De Gregorio, e quindi riuscirono a dipingere il sistema delle AD come una buona organizzazione. E fu così che nel ’47 ci si organizzò e si costituirono le Assemlee di Dio in Italia. Alcuni membri non furono d’accordo e nello stesso anno dunque, nacquero anche le Congregazioni Siciliane. Tuttavia fu soltanto nel ’59 che le ADI vennero riconosciute dallo Stato.

 

 

2 Responses to Radici storiche e teologiche del movimento pentecostale

  1. antono zonda ha detto:

    un grazie per questa sintesi storica.

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