IL RISVEGLIO PENTECOSTALE IN ITALIA di ROBERTO BRACCO

IL RISVEGLIO
PENTECOSTALE
IN ITALIA.

di Roberto Bracco
PREFAZIONE
Questo modesto volumetto si propone un solo scopo: quello di testimoniare della potenza e
dell’amore di Dio.
Il risveglio pentecostale in Italia rappresenta in maniera assoluta un’opera compiuta dalla
potenza divina e perciò parlare e scrivere di esso significa far conoscere la grandezza di Dio
attraverso la manifestazione della Sua grazia e della Sua sapienza.
Le pagine di questa testimonianza esprimono chiaramente quello che mi sono proposto di
mettere in evidenza e cioè che il risveglio pentecostale è sorto e si è sviluppato mediante mezzi e
strumenti modestissimi perché apparisse, in maniera luminosa, l’opera dello spirito di Dio.
Con questa dichiarazione introduttiva non intendo annullare o rimpicciolire la fedeltà e la
dedizione di tutti quei servitori di Dio che, con i più diversi mezzi, hanno collaborato per lo sviluppo
dell’Opera, ma desidero semplicemente ricordare che nessuno può rivendicare il diritto di paternità
sulla formazione di un movimento spirituale che porta in sé stesso il suggello inconfondibile dello
Spirito di Dio.
Molti hanno collaborato e la loro collaborazione è stata quasi sempre generosa e pura, ma
soltanto Iddio ha saputo e potuto coordinare e valorizzare le fatiche di tutti per renderle feconde
nell’esecuzione del Suo disegno divino. Lo Spirito Santo ha presieduto, ha guidato, ha sorretto, ha
operato, ed anche in mezzo alla penuria di mezzi o alla deficienza di strumenti profondamente e
tecnicamente idonei, ha sviluppato in modo meraviglioso il piano di Dio.
Le comunità del risveglio pentecostale esprimono, perciò, la potenza divina e la loro
formazione ci parla della sapienza e della grazia di Dio sol savio al quale, anche con questa
testimonianza, voglio e vogliamo rendere onore e gloria in Gesù Cristo nostro Salvatore benedetto
eterno.
Forse saranno rilevate lacune o inesattezze e forse l’attività svolta fedelmente da alcuni fedeli
non apparirà in maniera precisa e dettagliata, ma tali circostanze non diminuiscono il valore di
questa testimonianza resa, come ho ripetutamente dichiarato, non per esaltare gli strumenti usati
da Dio, ma unicamente per glorificare il nome dell’Eterno. Il servitore deve aspettarsi il
riconoscimento e il plauso del proprio Signore e perciò nessuno lo cerchi attraverso le pagine di
questo modesto volumetto. Comunque in una eventuale seconda edizione potranno essere colmate
molte lacune e ratificate inesattezze che verranno segnalate.
Per chiudere voglio precisare che il mio costante proposito è stato quello di essere
assolutamente sereno ed obiettivo dell’esposizione dei fatti, ma questa intenzione non esclude che
alcune circostanze o alcuni episodi possono risentire dell’inevitabile soggettività che emerge da
ogni opera umana. Quindi concludo col chiedere che per ogni cosa buona, di questo lavoro, sia resa
lode a Dio e per ogni lacuna o difetto sia accordato il perdono al debole fratello che l’ha compiuto.
NASCITA DEL MOVIMENTO
Il risveglio pentecostale ha incominciato ad infiammare il mondo dai primi anni del nostro
secolo. Molte testimonianze concordi ci parlano del rinnovarsi dell’effusione dello Spirito Santo con
le caratteristiche dell’età apostolica, sin dal 1900.
Naturalmente non dobbiamo credere che attraverso i secoli la potenza del battesimo dello
Spirito Santo sia stata assente dal seno della cristianità. Iddio ha sempre e in ogni luogo
adempiute le sue veraci promesse e si è mantenuto costantemente vicino al suo popolo; i cristiani
hanno esperimentato l’amore divino e la potenza celeste, anche nei secoli più tristi e più oscuri e lo
Spirito Santo ha sempre colmato i cuori arresi e consacrati alla volontà di Dio.
La fedeltà eterna del Padre ha salvaguardato il popolo di Dio dal naufragio e mediante un
meraviglioso susseguirsi di movimenti religiosi di risveglio la potenza del cristianesimo è stata
mantenuta viva e luminosa attraverso i secoli e le circostanze; e perciò nel parlare del risveglio
pentecostale io intendo riferirmi non all’unico, ma all’ultimo, o meglio ancora al più recente, fra
tutti i risvegli suscitati dallo Spirito di Dio.
Questo risveglio è nato contemporaneamente e, quindi, indipendentemente in diverse parti
del mondo. Lo Spirito Santo ha infiammato le coscienze dei ricercatori della verità ad oriente e ad
occidente e perciò nei medesimi anni e senza che gli uni conoscessero le esperienze degli altri molti
cristiani, di nazioni diverse e lontane, chiesero ed ottennero un potente battesimo nello Spirito con
le caratteristiche della Pentecoste.
L’atmosfera soprannaturale della sensibile presenza dello Spirito di Dio favorì
meravigliosamente l’opera di propagazione del risveglio e i diversi gruppi che avevano
esperimentata la potenza divina allargarono, in brevissimo tempo, l’ambito numerico degli
aderenti.
Oltre a questa opera indiretta di proselitismo nacque e si sviluppò ben presto anche un’opera
diretta: tutti coloro che avevano esperimentata la potenza del battesimo dello Spirito Santo
sentirono, più che il dovere, la necessità di partecipare ad una cerchia sempre più larga di persone
la luce e la benedizione ricevuta dall’alto.
In questo mondo ebbe inizio l’attività missionaria del risveglio pentecostale che, a somiglianza
di quella dei giorni apostolici, incominciò nelle zone più prossime alle comunità nascenti per
allargarsi successivamente fino agli estremi termini della terra.
L’Italia fu conquistata al risveglio attraverso questa benedetta attività missionaria. L’Opera
pentecostale, quindi, non è sorta nella nostra nazione spontaneamente come in altre nazioni, ma è
sorta come risultato della testimonianza recata dai quei servitori di Dio che avevano accettato e
realizzato il messaggio cristiano proclamato da questo risveglio.
Se vogliamo seguire fedelmente la cronaca della nascita dell’Opera pentecostale italiana
dobbiamo riallacciarci al glorioso risveglio della città di Los Angeles del 1906. Fu in quell’anno che
un gruppo di credenti appartenenti alla Missione della Fede Apostolica si posero alla ricerca della
promessa divina per ottenere ” potenza ” nel battesimo dello Spirito Santo. Iddio fece scendere il
fuoco della Pentecoste sopra quei cristiani sinceri e colmò la loro vita della gloria e della potenza
della Sua presenza.
Da quella grande città cosmopolita il risveglio incominciò ad irradiarsi rapidamente in tutti gli
Stati d’America e già nell’anno seguente molte comunità denominate pentecostali erano sparse
nelle città della Confederazione.
La testimonianza raggiunse la colonia italiana degli Stati Uniti nella città di Chicago – Illinois
nell’aprile 1907. Un credente, di cui la cronaca non ci ha fatto giungere il nome, annunciò il
messaggio divino al fratello Luigi Francescon di Cavaso Nuovo (Udine) che era, a quell’epoca,
anziano e conduttore di una piccola, ma sana comunità libera di fede evangelica.
Egli volle accertarsi di persona dell’autenticità del messaggio e quindi si recò, solo, presso la
piccola missione presieduta da un ministro di nome W. H. Durham. Iddio stesso accertò profondamente la sua coscienza facendogli comprendere che quel risveglio era il risultato di una
nuova e potente effusione di Spirito Santo.
Con questa assoluta certezza nel cuore il fratello Francescon condusse verso la missione,
l’intero gruppo di credenti da lui presieduto e soltanto pochi mesi dopo i primi italiani, e tra questi il
Francescon stesso, furono battezzati nello Spirito Santo.
Quest’opera, però, nata nel seno di una missione americana, cioè tra credenti di lingua
inglese, doveva rimanere italiana; doveva essere cioè il mezzo, lo strumento di Dio per
l’evangelizzazione degli italiani d’America e per quelli della nostra nazione. Infatti lo stesso fratello
Durham, pastore della missione, dichiarò al fratello Francescon che Iddio gli aveva rivelato che egli
era stato chiamato ed eletto per recare il messaggio al popolo italiano. La rivelazione fu
confermata ripetutamente da Dio ed oggi, a distanza di mezzo secolo, possiamo ammirare
meravigliati lo sviluppo del piano divino.
Al piccolo gruppo preesistente si aggiunsero, fra gli anni 1907 e 1908, molti altri italiani
raggiunti e conquistati dalla testimonianza cristiana e si formò così in Chicago la prima gloriosa
comunità pentecostale di lingua italiana. In quegli anni accettarono la salvezza in Cristo e la
promessa del battesimo dello Spirito Santo anche i fratelli P. Ottolini, G. Perrou, G. Marin, A.
Lencioni, P. Menconi, U. Gazzari, G. Lombardi, L. Terragnoli che dovevano in seguito rendersi noti
per la loro attività ministeriale nel seno dell’Opera.
Questa comunità è stata la chiesa dalla quale sono sorte tutte le iniziative missionarie che
dovevano recare il messaggio fra gli italiani.
Non posso soffermarmi a seguire lo sviluppo dell’Opera negli Stati Uniti per evitare di uscire
dallo scopo di questa testimonianza che è quello di parlare della nascita e del progresso del
risveglio pentecostale in Italia. Sono costretto, perciò, ad entrare nel vivo dell’argomento
ricordando semplicemente che dalla giovane comunità di Chicago giunse sin dall’anno 1908 il
messaggio cristiano alla nostra nazione.
La prima iniziativa ebbe un carattere privato: nell’aprile del 1908, a breve distanza l’uno
dall’altro, quattro fratelli lasciarono gli Stati Uniti per recare la testimonianza in Italia.
Evidentemente però questa missione, rimasta in gran parte anonima, aveva in sé le caratteristiche
dell’entusiasmo e dello zelo, ma non quelle della guida divina.
Tre dei quattro fratelli fecero rapidamente ritorno negli Stati Uniti turbati dalla più grande
delle delusioni. La cronaca tace benevolmente i loro nomi.
Il quarto, a nome Demetrio Cristiani, si trattenne più a lungo, ma con il solo non indifferente
risultato, di vedere convertita la propria famiglia che lo seguì poi nel viaggio di ritorno negli Stati
Uniti.
Questa missione perciò non raggiunse il risultato che forse era nel programma degli entusiasti
fratelli che l’avevano promosso privatamente, cioè non pose le fondamenta di un’Opera
pentecostale in Italia.
Verso la fine dell’anno 1908, però, ebbe inizio l’attività missionaria voluta da Dio per far
sorgere finalmente il risveglio pentecostale nella nostra nazione. Lo Spirito Santo chiamò il fratello
Giacomo Lombardi ad assumersi la responsabilità di questa nobile missione. Questo fratello aveva
già consacrata la propria vita al servizio cristiano e da molti mesi, per ordine di Dio, aveva
abbandonata ogni attività laica per usare tutto il tempo e tutte le energie a favore del ministero
dell’Evangelo.
Iddio gli aveva già chiaramente mostrato la Sua potenza e la Sua fedeltà ed egli, assieme alla
sua numerosa famiglia, aveva e sperimentata la provvidenza divina nell’aiuto largitogli ogni giorno.
Quest’atto di consacrazione e di fede ha un suo particolare valore se consideriamo che veniva
compiuto nel seno di un’opera nascente, priva di organizzazione e di risorse. Iddio voleva così
mostrare fin dal sorgere dell’Opera che Egli edifica il suo popolo ” non per esercito e non per forza
ma per il Suo Spirito”. Il fratello Giacomo Lombardi lasciò gli Stati Uniti diretto a Roma ove non poteva contare che
su qualche lontana e debole amicizia stretta negli anni della sua prima giovinezza. Questo servitore
di Dio, evidentemente, non faceva affidamento sugli appoggi e sugli aiuti che poteva trovare
davanti a sé o che poteva avere dietro le sue spalle, ma faceva esclusivamente conto degli aiuti
gloriosi che poteva ricevere dall’alto.
Raggiunta la capitale, il fratello Lombardi cercò di introdursi nell’ambiente protestante nella
convinzione che Iddio avrebbe manifestato il risveglio pentecostale primieramente fra coloro che
possedevano la conoscenza dell’Evangelo. Questa sua aspettativa però fu, almeno in parte delusa;
ed anzi egli incontrò una sistematica e, qualche volta, scortese ostilità da parte dei conduttori delle
comunità da lui visitate.
Probabilmente alcuni pastori vedevano in questo servitore di Dio l’insidiatore del loro gregge,
mentre altri, forse, vedevano nella sua pretesa di predicare il messaggio cristiano la presunzione
dell’uomo che benché privo di formazione teologica vuole ascendere il pulpito.
Dopo mesi di tentativi infruttuosi il deluso servitore di Dio si vide violentemente scacciato da
un ministro evangelico stanco di vederlo aggirarsi fra i membri della propria comunità. Forse Iddio
aveva permesso quella prolungata e sterile fatica per insegnare una preziosa lezione al giovane
missionario, ed infatti mentre egli s’intratteneva pensoso ed afflitto sulla soglia della Chiesa dalla
quale era stato espulso sentì chiaramente la voce del SIGNORE risuonare nella sua coscienza: ”
Guarda – gli disse Dio severamente – quel malvagio che esce ora da questa soglia, fra poco non lo
vedrai più! ”
Il Lombardi si voltò per osservare chi era l’uomo che si apprestava ad uscire e vide il pastore
che poco prima lo aveva scacciato dal tempio. Una settimana dopo, quel troppo severo ministro,
veniva tolto dal mezzo dei vivi. Questa testimonianza potrebbe forse sembrare negativa in
relazione all’amore divino, ma è invece necessario considerarla alla luce della rivelazione che ci
conferma insistentemente che Iddio opera amorevolmente anche nella manifestazione dei suoi
severi e terribili giudizi. Soltanto l’eternità potrà farci luce sui mille particolari del piano celeste che
nel loro aspetto intimo sono incomprensibili alla nostra mente.
Mentre il fratello Lombardi ascoltava tremante l’eco di quella voce di giudizio, sentì che Iddio
gli parlava con tono mutato: ” Raggiungi quell’uomo che cammina davanti a te e parlagli del mio
Nome “.
Il servitore di Dio senza indugiare e senza dubitare raccolse il canuto passante e dopo averlo
fermato gli disse risolutamente: “Iddio mi manda per annunciarle un messaggio! ”
Gradita sorpresa; a quelle parole il vecchio signore apri le sue braccia ed esclamò: “io non
caccerò mai colui che viene a me nel nome del Signore.”
Quel vegliardo, che dopo pochi anni doveva lasciare questo mondo per la casa del Padre, fu il
primo ad accettare il messaggio della Pentecoste, e mi è caro oggi ricordare il suo nome: Sforza.
L’Opera era nata; doveva soltanto crescere… poco tempo dopo al primo si aggiunse un
secondo credente: l’avvocato Mauro Paretti del foro di Torino, ma residente a Roma. Il Paretti
attirato dalla parola calda, vibrante, alata del Lombardi che aveva avuto l’opportunità di udire in
una riunione di evangelizzazione privata, fu conquistato all’Evangelo che altre volte aveva udito
predicare senza afferrarne il valore eterno. Egli stesso si mise alla ricerca di una sua vecchia
conoscenza, il fratello Michele Di Napoli, diacono di una chiesa protestante, che da anni
manifestava la propria insoddisfazione per il basso livello spirituale della propria comunità. Riuscì a
superare le sue reticenze e le sue naturali diffidenze inasprite da ripetute delusioni, e lo condusse
ad ascoltare il messaggio vibrante proclamato dal servitore di Dio nella potenza dello Spirito.
Il fratello Di Napoli fu il terzo frutto del ministerio. Altri si maturarono miracolosamente e
vennero così alla conoscenza di Dio e la sorella Angelina Paretti, compagna dell’avvocato Mauro, la
sorella Di Napoli, i coniugi Rocchi.
Ormai l’Italia aveva il suo padiglione pentecostale; Iddio aveva suscitato anche nella nostra
nazione il risveglio per lo Spirito. PRIMI PASSI
Il fratello Giacomo Lombardi, dopo la sua prima missione durata soltanto alcuni mesi, fece
ritorno negli Stati Uniti e successivamente si unì al fratello Luigi Francescon per raggiungere le
Repubbliche dell’America del Sud e a proclamare in quei luoghi il messaggio dell’Evangelo.
Egli tornò successivamente in Italia varie volte e fu sempre strumento di benedizione per la
propagazione della luce della verità.
Intanto, però, anche nella sua assenza, l’Opera continuava il suo rigoglioso progresso; ormai
esisteva nella nostra nazione quella che gli strateghi chiamano ” una testa di ponte ” cioè esisteva
una comunità, sia pure nascente, che poteva accogliere ed incoraggiare il lavoro missionario di altri
servitori di Dio.
Probabilmente incoraggiati da questa situazione molti credenti italiani, residenti negli Stati
Uniti, giunsero in Italia per recare la parola della testimonianza. Non credo che sia possibile
nominare tutti coloro che con il consenso della Chiesa o in forma strettamente privata, raggiunsero
dal 1910 in poi la nostra nazione, ma non è difficile ricordare la missione del fratello Pietro Ottolini
che dal 1910 al 1914 si affaticò con vera dedizione cristiana soprattutto per l’evangelizzazione
dell’Italia del Nord. Non è difficile anche ricordare la seconda attività del fratello Serafino Arena che
forse primo fra tutti recò la testimonianza del risveglio pentecostale nella sua nativa Sicilia.
Posso anche ricordare il fratello Vincenzo Castelli che fin dal 1911, proveniente da San Luis
recò la testimonianza cristiana nella provincia di Alessandria e cioè a Casal Cermelli, suo paese
nativo.
Quasi nella stessa epoca giunse in Italia la sorella Lucia Menna di Chicago, che dopo aver
collaborato nella missione dei fratelli Francescon e Lombardi dell’America del Sud, venne nella
nostra nazione per recare il messaggio della grazia a Gissi (provincia di Chieti).
Alcuni anni dopo e cioè nel 1913 anche la sorella Giuseppina Zollo, proveniente dagli Stati
Uniti, portò il proprio contributo di servizio nel campo italiano e quale risultato della sua generosa
attività nacquero le prime chiese della provincia di Taranto.
Ormai gli argini erano crollati e lo Spirito di Dio invadeva impetuosamente le contrade
italiane. Era un’opera che si compiva senza grandi mezzi, senza organizzazioni mastodontiche;
un’opera semplice, pura, ma piena di potenza e di vita. La predicazione del messaggio era
accompagnata sempre dai segni soprannaturali dello Spirito Santo e questi, uniti alla testimonianza
luminosa della verità, vincevano ostilità e diffidenze.
Tutti servitori di Dio, missionari o semplici credenti, sentivano il bisogno di fare della guida di
Dio la regola assoluta e, soprattutto, luminosa della propria vita.
I nostri padri nella fede ricordano bene, infatti che il fratello Lombardi, il fratello Ottolini, il
fratello Arena formulavano i propri programmi soltanto in relazione alla voce di Dio, udita
distintamente nella propria coscienza. Non voglio negare che questo metodo ha avuto i suoi
inconvenienti e che qualche volta quella che è sembrata la voce di Dio è stata semplicemente la
propria voce, ma non voglio neanche nascondere il valore della testimonianza di questi pionieri, di
questi apostoli, potrei dire, che benché privi di preparazione e mezzi hanno saputo mostrare la
potenza e la sapienza di Dio nella propria vita.
Un anno dopo l’altro il risveglio pentecostale continuò la propria strada. È vero, come hanno
affermato alcuni, e negli ultimi anni lo sviluppo dell’Opera è stato gigantesco, ma è anche vero che
il seme gettato nei solchi della nostra nazione sin dal 1908 non è rimasto infruttuoso.
Non possiamo parlare di un risveglio pentecostale fondato dopo la seconda guerra mondiale
perché il risveglio della Pentecoste è nato in Italia, per la strumentalità di servitori umili e sinceri,
prima ancora che avesse inizio la guerra del 1914. Per dare una conferma di questa verità ricordo
che seguendo un elenco in possesso del ministero degli interni nel 1929, risultava che a
quell’epoca l’Opera pentecostale era esistente in 149 località d’Italia e che avevano non meno di 25
locali di culto adibiti esclusivamente a questo scopo regolarmente aperti al pubblico. L’elenco precisava inoltre che esistevano altri gruppi di pentecostali, dissidenti però per motivi
dottrinali. Quest’ultima circostanza è insignificante ai fini di questa storia che vuole semplicemente
dimostrare che lo Spirito di Dio ha saputo far fecondare prodigiosamente la “semenza del Regno”.
È necessario che dica che l’esame accurato dell’elenco dimostra che alcune delle località
menzionate non raccoglievano “gruppi” di pentecostali, ma semplicemente “individui”; mentre altri
avevano accolto soltanto temporaneamente alcuni credenti. Questa precisazione però non annulla
la grande verità costituita dal fatto che il Movimento ha conosciuto uno sviluppo costante e
miracoloso.
I fratelli italiani degli Stati Uniti, che efficacemente avevano contribuito nel lavoro
evangelistico, non ignoravano l’esistenza del risveglio pentecostale in Italia ed anzi non
trascuravano opportunità per approfondire quei legami di comunione spirituale che doveva
stringere questa grande famiglia, e disseminata largamente su due grandi nazioni lontane, per fare
di essa un unico organismo cristiano.
Con questa visione e per questa precisa ragione nell’anno 1928 fu inviato in Italia il fratello
Michele Palma unitamente alla propria consorte.
Questo fratello aveva accettato, come tanti altri servitori di Dio, il messaggio della salvezza in
quella gloriosa chiesa di Chicago della quale ho parlato sin dal principio. Successivamente, però, si
era trasferito nella città di Syracuse N.Y. ove ben presto aveva potuto manifestare, nel seno della
Chiesa locale, il ministerio ricevuto da Dio.
Il suo viaggio, io credo, fu la conseguenza logica di un importante avvenimento che si era
verificato negli Stati Uniti nell’aprile-maggio 1927. In quell’epoca nella città di Niagara Falls ai
confini del Canada, le comunità del risveglio pentecostale ” organizzarono”, la prima Assemblea
Generale o, come fu chiamato successivamente, il primo ” Convegno degli Anziani “.
Erano sorti, purtroppo, i primi dissidi e le prime divergenze dottrinali e i fratelli che, primi fra
tutti, avevano prodigata la propria attività nello sviluppo dell’Opera avevano sentito il desiderio di
un ” Convegno ” che avesse potuto gettare le basi di una reciproca intesa soprattutto mediante la
compilazione di un ” Credo ” comune. Essi non avevano l’intenzione, mediante questo convegno, di
iniziare l’organizzazione del Movimento ed anzi, quasi a scongiurare un pericolo, vollero definire il
Convegno stesso ” Assemblea delle chiese inorganizzate italiane “.
In effetti però quella riunione costituì la prima pietra dell’organizzazione, come gli articoli di
fede, approvati in essa, ebbero il valore di ” statuto ” della nascente associazione organizzata.
Con quel ” Convegno ” si volle demarcare, negli Stati Uniti, il confine dottrinale del
Movimento, allo scopo preciso di respingere fuori di quei confini, diversi credenti e diverse
comunità che avevano manifestati dei principi teologici che non potevano essere accettati dalla
maggioranza.
La missione del fratello Michele Palma in Italia aveva il preciso scopo di condurre l’Opera della
nostra nazione sul medesimo piano di quella degli Stati Uniti. In altre parole il fratello Palma
doveva cercare di unire le comunità d’Italia mediante una comunione organizzata che avesse
potuto eliminare quelle divergenze che dagli Stati Uniti erano state anche trasferite nella nostra
nazione.
Egli infatti non soltanto promosse quello che fu il primo ” Convegno degli Anziani “, ma si
prodigò anche con un prolungato soggiorno nell’Italia del Sud ed in Sicilia per incoraggiare i
conduttori delle comunità a partecipare a quella importantissima riunione.
Il convegno ebbe luogo a Roma nei giorni 19-20 ottobre 1928 e lo scopo principale di esso
venne chiaramente espresso nell’introduzione del ” Risultato ” successivamente pubblicato negli
Stati Uniti a cura del fratello Michele Palma. Quest’introduzione diceva testualmente “… per
deliberare intorno a cose che hanno portato divisioni e disturbi in mezzo alle chiese, affinché le
adunanze d’Italia possano mantenersi ferme nella Parola di Dio, e per far sì che la Sua benedizione
non venga a cessare… “. L’ordine del giorno che attrasse maggiormente l’attenzione e l’interesse dei convenuti era
costituito dall’esame delle decisioni del ” Concilio di Gerusalemme “. Il convegno doveva stabilire
se le deliberazioni di quel Concilio apostolico avessero oggi valore precettivo. Il Convegno
naturalmente si pronunciò in senso positivo
Il risultato del Convegno è di 29 partecipanti, rappresentanti di comunità, oltre al fratello
Michele Palma. Nell’elenco però sono omesse alcune sorelle che hanno presenziato le varie
sessioni. Il medesimo risultato elenca 27 adesioni date per lettera.
Queste cifre confermano ampiamente lo sviluppo dell’Opera pentecostale nell’epoca
successiva alla sua nascita.
Il primo convegno fu seguito, nell’anno successivo dal secondo convegno, che, con il
precedente, si tenne sotto la guida di un fratello proveniente dagli Stati Uniti. Questa volta fu il
fratello Luigi Francescon che nel suo unico viaggio in Italia (successivo all’esperienza pentecostale)
si assunse l’oneroso compito di guidare, con la sua eminente personalità cristiana, i lavori del
convegno stesso.
Anche questo si tenne a Roma e impegnò i partecipanti nei giorni 24-25 dicembre. La data fu
evidentemente scelta da un senso di opportunità ed infatti una partecipazione dei rappresentanti
risultò ampiamente più larga di quella del convegno precedente. Il risultato, stampato questa volta
in Italia ci dà 58 partecipanti oltre al fratello Luigi Francescon e 11 adesioni a mezzo lettera. Anche
da questo elenco è stato omesso il nome di alcune sorelle.
Tutti questi documenti ribadiscono quanto ripetutamente affermato: l’Opera pentecostale ha
piantato le sue tende gloriose in Italia senza l’ausilio di un’organizzazione umana e senza l’uso di
grandi mezzi.
Nel Convegno del 1929 oltre ad affrontarsi di nuovo la spinosa questione della validità dei
precetti del Concilio di Gerusalemme, fu anche affrontato quella non meno spinosa del battesimo
dello Spirito Santo in relazione all’Opera della rigenerazione. Queste questioni poste all’ordine del
giorno ed affrontati dall’esame del convegno ci dimostrano che i problemi dell’Opera italiana si
identificavano perfettamente con i problemi del Movimento negli Stati Uniti.
Ma questo convegno affrontò soprattutto un problema che negli anni successivi doveva
costituire il centro dell’attenzione dell’Opera. Mi riferisco al problema della libertà religiosa portato
improvvisamente sul tappeto con la conclusione dei Patti Lateranensi e con il raggiungimento del
Concordato tra lo Stato italiano e lo Stato vaticano.
In quei giorni le autorità di P.S. avevano diffidato il conduttore della comunità di Roma a
tenere riunioni pubbliche, precisando che ormai la posizione giuridica di ogni singola comunità
doveva essere regolarizzata sulla base della legge che disciplinava l’esercizio dei culti. Fu possibile
neutralizzare quella diffida con l’assicurazione che si sarebbero prontamente iniziate le pratiche
necessarie per il riconoscimento ministeriale del pastore della comunità.
Nel convegno fu profondamente esaminato questo problema ed i convenuti, purtroppo, con
ingiustificato ottimismo pensarono di poter godere nel futuro una libertà religiosa maggiore di
quella goduta nel passato. I fatti smentirono ben presto le rosee aspettative.
In effetti soltanto il conduttore della comunità di Roma, riusci ad ottenere dal mistero
competente il decreto di nomina. Egli poteva, in forza di questo decreto, delegare conduttori o
anziani in altre località d’Italia ma queste deleghe perdevano la loro efficacia quando, per qualsiasi
ragione, quell’unica nomina veniva revocata.
L’Opera d’Italia, perciò, veniva ad avere una libertà religiosa sospesa al sottilissimo filo d’un
solo decreto di nomina a ministro.
Credo che sia giunto il momento di chiudere questo capitolo che ha tracciato un rapido
panorama dell’Opera d’Italia nei suoi primi passi e nelle sue prime attività e che ci ha fatto
chiaramente vedere che il solo, potente artefice di questo Movimento è stato il meraviglioso,
eterno ed infinito Spirito di Dio. Nel capitolo successivo, seguendo fedelmente la cronaca degli
avvenimenti, parlerò brevemente del periodo quasi decennale della persecuzione in Italia. PERSECUZIONE
La persecuzione, nel senso completo di questa parola, ha duramente provato l’Opera
pentecostale in Italia negli anni dal 1935 al 1943.
Anche precedentemente e successivamente a questo lungo periodo non sono mancati atti di
intolleranza ed episodi isolati di persecuzione, ma il fenomeno ha raggiunto i più alti gradi di
drammaticità e il più accentuato aspetto di estensione soltanto negli anni suddetti.
Questa circostanza storica rappresenta un ulteriore dimostrazione della solida esistenza del
Movimento pentecostale all’epoca precedente la seconda guerra mondiale. Le autorità governative
non avrebbero messe in azione le loro severe misure depressive se non avessero saputo
dell’esistenza, per loro temibile, di un numeroso popolo cristiano traboccante di aggressiva
spiritualità.
L’inizio ufficiale della persecuzione avvenne con la revoca del decreto di nomina del pastore
della comunità di Roma. Questo provvedimento non soltanto toglieva il diritto di esercitare
liberamente l’attività religiosa nella capitale, ma poneva tutte le chiese d’Italia in uno stato di
illegittimità.
Non dobbiamo dimenticare, infatti, che il Movimento non aveva mai ricevuto un
riconoscimento giuridico, da parte delle autorità, e che quindi la sua tutela era rappresentata da
quell’unico decreto di nomina concesso al fratello Ettore Strappaveccia che a quell’epoca
presiedeva la già numerosa chiesa di Roma.
Con la revoca del decreto fu formulata una severa diffida: i locali di culto dovevano essere
chiusi e tutte le attività dovevano essere sospese. Perché queste disposizioni potessero essere
attuate in profondità il Ministero degli Interni diramò a lunga distanza tre diverse circolari di legge
ai Prefetti, ai Questori e a tutte le autorità P.S.
La prima che è rimasta tristemente famosa, portava la data del 9-4-1935 e ordinava non
soltanto lo scioglimento delle comunità e la chiusura dei locali di culto, ma anche l’energica
repressione “di tutte le riunioni o manifestazioni, tenute in qualsiasi modo o forma”.
Queste disposizioni, nelle mani dei troppo zelanti tutori dell’ordine, rappresentavano la
negazione di qualsiasi libertà religiosa per i credenti del nostro Movimento. In conseguenza di essa,
infatti, sono scaturiti atti di intolleranza crudele, ispirata fino al ridicolo: alcuni fedeli sono stati
arrestati soltanto perché, incontratisi per la via con altri fedeli, si erano fermati per salutarli. Altri
furono arrestati e denunciati alla Magistratura perché si erano brevemente fermati in una ospitale
casa cristiana per riposarsi…
Alla laconica ma drastica circolare del 1935 fecero seguito le circolari del 22-8-1939 e 13-3-
1940 che rappresentavano un’ampia dissertazione sul Movimento pentecostale e su altri movimenti
ugualmente invisi al regime fascista. In queste due lunghissime circolari in Ministero degli Interni
forniva le più dettagliate informazioni alle autorità periferiche, relativamente agli scopi del nostro
Movimento e quindi relativamente ai pericoli conseguenti alla libertà di esso.
È inutile dire che nel lungo scritto si trovavano unite notizie fedelmente aderenti alla verità, e
notizie tendenziose, poste ad arte, allo scopo di colpire inesorabilmente le comunità pentecostali.
Lo scopo del Ministero era evidente: le autorità di P.S. dovevano considerare l’Opera pentecostale
un’associazione religiosa pericolosissima e dal punto di vista politico e dal punto di vista sociale e
sanitario.
Non credo opportuno indagare per scoprire la fonte generatrice di questa fiera persecuzione,
ma non voglio trascurare di sottolineare una circostanza significativa: le tre circolari ministeriali e,
quindi, i tre energici attacchi governativi coincisero, (precedendole brevemente) con tre date
belliche: la guerra etiopica, il conflitto anglo-francese-tedesco e la dichiarazione di guerra dell’Italia
agli alleati.
Queste coincidenze potrebbero essere state fortuite, ma potrebbero anche essere state
volute. Chissà se individui o istituzioni avversi al Movimento non abbiano, al momento opportuno, posto in evidenza alle sospettose autorità fasciste le relazioni esistenti fra l’Opera italiana e quella
libera e feconda dei paesi anglo-sassoni?
Il fascismo era un regime poliziesco che aveva elevato la diffidenza a sistema, ed era logico,
perciò, che nei periodi più difficili della propria vita politica colpisse, senza scrupoli o
discriminazioni, tutti gli individui o tutte le associazioni sospettate.
L’Opera fu duramente provata dal moltiplicarsi delle misure di pubblica sicurezza, ma non fu
distrutta. La persecuzione servì soltanto a forgiare le chiese e i credenti in una fede ardente e
incrollabile e a dare loro l’opportunità di portare e proclamare il messaggio della verità a persone e
in luoghi fino a quei giorni inaccessibili.
Nel periodo della lotta, lo sviluppo numerico dei fedeli non fu forse molto accentuato, ma
questa apparente e momentanea stasi fu largamente compensata dallo sviluppo della personalità
cristiana di tutti coloro che presero parte attiva alla grande battaglia. Le chiese entrarono nella
persecuzione ancora deboli ed incerte ed uscirono da essa fortificate e sicure.
Il Movimento italiano aveva bisogno del duro combattimento permesso da Dio, ed esso ha
realmente e profondamente cooperato per il bene e per l’edificazione della Chiesa che nella
persecuzione ha potuto curare la formazione cristiana che le ha assicurato i successi che sono
venuti dopo la lotta.
Tutte le comunità, benché in misura ed in forma diversa, parteciparono la persecuzione e se
questa, ufficialmente, iniziò a Roma, non si fermò però soltanto nella città “dai sette colli”. I locali
di culto furono chiusi nella totalità e i conduttori delle comunità furono diffidate più o meno
severamente in relazione allo zelo fascista delle autorità locali.
Le repressioni delle attività dell’Opera, che continuarono coraggiosamente benché
clandestinamente quasi ogni località, furono violentissime e molti furono i figliuoli di Dio, che nel
buio delle celle carcerarie, o ammanettati fino al banco degli imputati esperimentarono la crudeltà
del regime dittatoriale.
Alcuni cristiani soffrirono anche per anni nelle insane prigioni d’Italia, ma moltissimi
esperimentarono almeno per alcuni mesi la durezza di quelle celle prive di ogni elemento sanitario
e morale.
Potrei dire, quasi ricalcando le dichiarazioni dello scrittore dell’epistola agli Ebrei, che per la
fede i cristiani di quei giorni soffrirono la fame, la prigionia, l’esilio, gli oltraggi, le percosse, gli
arresti. Molte famiglie furono smembrate; molte posizioni economiche e sociali furono sovvertite.
Questo ciclone gigantesco però, non portò soltanto la sofferenza e la lotta, ma anche la
benedizione e la potenza.
Come ho detto, non soltanto la chiesa di Roma ha affrontato il fuoco nella persecuzione; e se
è vero che questa comunità ha avuto il numero più elevato di arresti, di processi, è anche vero che
moltissime altre chiese d’Italia hanno avuto comunione con queste sofferenze. Come dimenticare,
per esempio, l’arresto e l’esilio di ambedue i conduttori della comunità di Napoli, fratello Anastasio
e Pagano; o l’arresto e l’esilio del fratello Giancaspero che toglieva ad una larga zona della
provincia di Bari uno dei suoi più infaticabili ministri?
O come dimenticare l’esilio del fratello Fulginiti che con tanto ardore aveva cercato e cercava
di far risplendere la fiaccola della verità non soltanto nella sua nativa Gasperina, ma anche negli
altri paesi della provincia di Catanzaro?
Otto anni di lotte, otto anni di dolore, e dalla Sicilia al Piemonte tennero impegnate, fino
all’ultimo, le fratellanze d’Italia. Sì, fino all’ultimo, perché alla caduta del regime fascista, avvenuta
sostanzialmente il 19 luglio 1943, molti erano i fratelli che si trovavano imprigionati a motivo della
fede cristiana. Fra questi voglio ricordare il fratello U.N. Gorietti e il fratello L. Arcangeli, trattenuti
in attesa dell’esecuzione di un provvedimento di P.S. che li avrebbe condotti quasi certamente
all’esilio.
Ma la lotta della persecuzione, come ho ripetutamente affermato non riusci ad arrestare il
progresso dell’Opera. Nessuna comunità fu dissipata, anzi alcune furono fondate per la testimonianza degli esiliati o dei rimpatriati. La parola di Dio fu portata in località inaccessibili,
predicato nelle prigioni, fu proclamata ai magistrati e alle autorità di pubblica sicurezza.
I fratelli d’Italia affrontarono soli, quest’immane battaglia perché oltre al raro conforto di
qualche lettera isolata non ebbero la possibilità di ricevere altro conforto morale o spirituale
dall’esterno. Nella loro solitudine, o piuttosto nel loro isolamento, realizzarono, come forse mai nel
passato, l’assistenza dello Spirito di Dio che li rese lungamente vincitori in ogni contrarietà.
Anche la persecuzione, quindi, è servita, oltretutto, a dimostrare che il risveglio pentecostale
rappresenta, in modo assoluto, l’Opera dello Spirito Santo che sa agire attraverso la strumentalità
degli uomini, ma che può anche operare ignorando completamente il contributo degli uomini.
Non possiamo, considerando la testimonianza del risveglio pentecostale in Italia, ignorare il
lungo periodo della persecuzione perché esso ci parla eloquentemente della sapienza e della
potenza dell’Artefice di quest’opera meravigliosa.
VERSO L’ORGANIZZAZIONE
L’Opera d’Italia uscì dalla persecuzione veramente inorganizzata. Se con i primi due convegni
di Roma c’era stato un tentativo organizzativo, con il lungo periodo di lotta questo era stato
neutralizzato nel modo più assoluto: le comunità, e qualche volta i fedeli, erano stati costretti
all’autonomia e all’indipendenza dal moltiplicarsi di avvenimenti che rendevano impossibile
qualsiasi provvedimento coordinatore del Movimento.
Al termine della persecuzione, però, e alla contemporanea cessazione della dolorosa seconda
guerra mondiale, il problema dell’organizzazione fu portato prepotentemente alla ribalta da una
concomitanza di circostanze. Sembrava quasi che esso rappresentasse il problema più logico ed
interessante in quel momento.
L’indipendenza vissuta durante la persecuzione apparve una posizione negativa e tutti
sentirono il desiderio di unire e coordinare le forze, i programmi, i fini delle comunità sparse
attraverso l’Italia. Se la persecuzione aveva obbligato ad una vita di isolamento comunitario, la
libertà, che tornava a far capolino attraverso le nubi minacciose dell’Italia clericale, sembrava
invitare ad una vita di intensa ed organizzata comunione fraterna.
Quindi il bisogno dell’organizzazione nacque inizialmente, con la logica delle reazioni ad una
inorganizzazione imposta dalla persecuzione.
Le comunità della Sicilia, infatti, che prima di quelle del continente ebbero la possibilità di
respirare l’aria della libertà, o almeno della tolleranza, perché prima di esse furono spettatrici della
vittoria degli eserciti alleati e della liberazione della loro regione, furono anche le prime ad indire
un ” Convegno di anziani ” e furono le prime ad affrontare in esso il problema dell’organizzazione.
Questo convegno, presenziato unicamente dai rappresentanti delle chiese della Sicilia e quindi
a carattere strettamente regionale, fu tenuto a Raffadali (Agrigento) dal 25 al 27 agosto del 1944.
A quella data gli eserciti alleati avevano già superata Roma, ma le linee di comunicazione non
permettevano ancora di raggiungere normalmente la Sicilia.
Per avere un’idea della situazione è sufficiente dire che quando nell’anno seguente, 1945, fu
indetto in Raffadali un nuovo Convegno a carattere nazionale, alcuni rappresentanti del continente
impiegarono dieci giorni di viaggio per presenziare a quella riunione. Non dobbiamo quindi
meravigliarci se nel 1944 il raggiungimento dell’agrigentano era considerato ancora una cosa
impossibile. Soltanto dopo anni di lavori giganteschi le comunicazioni furono normalizzate in modo
completo.
Il convegno del 1944 riapriva la serie che era stata interrotta con quello del 1929, ma in
modo più deciso puntava verso l’organizzazione dell’Opera.
Per la prima volta, nella storia del Movimento in Italia venne decisa la raccolta di collette
intracomunitarie; venne abbozzato un programma missionario, vennero eletti dei fratelli con le
qualifiche di cassieri e segretari per espletare un compito giurisdizionale.
Non più, quindi, autonomia e indipendenza assoluta, ma unione metodica delle comunità per
una vita e un servizio coordinati.
Un secondo energico incoraggiamento all’organizzazione giunse in quei giorni dall’estero: le
chiese inorganizzate degli Stati Uniti si erano trasformate, o meglio organizzate, nelle “Chiese
Cristiane del Nord America” “associazione religiosa di fatto”, che divenne alcuni anni dopo ”
associazione religiosa di diritto ” mediante la regolarizzazione giuridica di fronte alle autorità
governative degli Stati Uniti.
Questo poderoso organismo cristiano regolato ormai da una precisa, seppure elastica,
organizzazione, consigliò, a mezzo del proprio Comitato Missionario, la formazione di alcuni
comitati italiani che avessero potuto amministrare le sovvenzioni, che era nelle intenzioni delle
fratellanze statunitensi, di far giungere in Italia a scopo evangelistico e assistenziale. Ovviamente l’esistenza di un’organizzazione rappresentava, a parere delle Chiese Cristiane
del Nord America, una garanzia per la ripartizione o l’impiego delle offerte.
Una terza circostanza però, esercitò la pressione più energica per spingere l’Opera d’Italia
verso la necessaria organizzazione: la dichiarazione categorica e forse maliziosa, delle autorità
governative che non “sarebbe stata concessa alcuna libertà religiosa al Movimento se questo non si
fosse regolarmente e giuridicamente organizzato”.
Questa cruda dichiarazione, non perfettamente aderente alle disposizioni legislative vigenti,
venne ripetutamente confermata dai fatti.
Basta ricordare che nel 1945 la comunità di Roma, isolatamente, inoltrò domanda
documentata e circostanziata presso le competenti autorità per il riconoscimento giuridico del
proprio conduttore, e non soltanto la domanda non fu accolta, ma non ebbe neanche nonostante le
molte pressioni, una qualsiasi risposta.
Nel 1946 il governo, forse nella speranza di trovare qualche cavillo giuridico, fece esplicita
richiesta di informazioni, relativamente all’origine e alla posizione giuridica del Movimento
Pentecostale, al proprio ambasciatore negli Stati Uniti, signor Tarchiani. Il comitato per la tutela
della libertà religiosa di New York, nella persona dei pastori Panetta e Zaccara, affidò l’incarico al
Dott. Gigliotti di fornire un’ampia relazione al signor Tarchiani.
Il Dott. Gigliotti compilò una estesissima memoria che non soltanto giunse dall’ambasciatore
Tarchiani al governo italiano, ma che fu anche stampata e diffusa nella considerevole cifra di
quattro milioni di copie. Anche questo passo però, rimase inefficace.
Nel 1947, mentre la Costituente era infiammata dalle discussioni relative all’esame della
nuova Costituzione, venne inviata ai rappresentanti della Nazione una nuova memoria relativa
all’ingiusta posizione e alle rivendicazioni del Movimento. La Costituente presa visione della
memoria e la discusse senza, pertanto, compiere i necessari passi positivi per la soluzione del
problema. Nello stesso anno il fratello U.N. Gorietti, in conseguenza di alcune rigorose misure di
P.S. che continuavano ad esprimere l’intolleranza del Governo, invio formale protesta alle autorità
competenti e, con lettera circolare, a tutti i membri del Governo.
Alcuni quotidiani pubblicarono la lettera e l’opinione pubblica fu alquanto agitata, ma il
Governo rimase rigidamente fermo sulle proprie posizioni.
La situazione non si mutò neanche quando nel corso dell’anno i dottori Gigliotti e Fama, quali
rappresentanti di vari comitati per la tutela delle libertà umane, si incontrarono con diversi membri
del Governo e con l’onorevole De Gasperi, presidente del Consiglio.
La questione della libertà religiosa non fu dimenticata dai dottori Gigliotti e Fama, ma le
assicurazioni ricevute in proposito non si concretizzarono.
Nel giugno 1947 le chiese americane di fede evangelica inviarono una ” Commissione
d’inchiesta sulla situazione della libertà religiosa in Italia “. Questa commissione presieduta dal
Dott. Pitt Beers fece vivo interessamento del problema dell’Opera pentecostale, ma non riuscii, con
le proprie pressioni, a mutare il rigido corso di avvenimenti. Organizzatevi! Ripetevano
sistematicamente i funzionari ministeriali; organizzatevi ed avrete il riconoscimento giuridico e la
libertà religiosa.
E lentamente, ma decisamente il Movimento si mise in cammino verso l’organizzazione.
I primi passi furono timidi e prudenti, non soltanto bisognava superare una barriera di
pregiudizi e di esitazioni, ma bisognava anche rispettare quel patrimonio di libertà cristiana che
poteva essere dissipato dall’organizzazione. Si incominciò con la costituzione del triplice “Comitato
Missionario, Ricostruzione e Fondo di Pietà”.
Questo Comitato era suddiviso in tre distinti comitati giurisdizionali e cioè: quello per l’Italia
settentrionale, composto di tre membri, quello dell’Italia centromeridionale composto di sette
membri e quello della Sicilia, composto di cinque membri. Il coordinamento di controllo del triplice comitato venne assicurato con la costituzione di un
“Comitato centrale” composto da cinque membri da eleggersi dal seno dei Comitati di zona.
Il presidente del Comitato Centrale venne investito anche della qualifica di “Rappresentante
dell’Opera” presso le autorità governative.
Il primo Comitato Centrale risultò eletto nelle persone dei fratelli U. N. Gorietti (presidente),
R. Bracco (segretario), A. Pagano (tesoriere), V. Federico e F. Testa (consiglieri).
Questo primo passo fu compiuto dal Convegno Nazionale tenuto a Roma dal 28-8 al 1-9-
1946.
Nell’anno precedente come già detto, si era tenuto un altro convegno nazionale a Raffadali
(Agrigento), ma la partecipazione dei pastori del continente era stata lontana dalla totalità.
Comunque, nel convegno del 1945 era sembrato prematuro affrontare il problema
dell’organizzazione a carattere nazionale.
Il fratello Gorietti, quale rappresentante del Movimento, si mise in immediato contatto con il
Comitato Missionario delle Chiese Cristiane del Nord America onde avere da queste un ” Atto di
affiliazione “. Purtroppo, però, ebbe un doloroso rifiuto in conseguenza del fatto che quelle chiese
esistevano come ” Associazione di fatto “, ma non ” di diritto ” cioè non avevano ancora
regolarizzata la propria posizione giuridica.
Il rifiuto fu accompagnato da una lettera fraterna e cortese che lasciava libero il fratello
Gorietti di provvedere in ” qualsiasi altra maniera ” alla soluzione del problema. E la soluzione
giunse provvidenzialmente nell’offerta generosa e disinteressata delle “Assemblee di Dio” che si
prestavano a dare l’ “Atto di affiliazione” lasciando ed assicurando ” la più ampia indipendenza
all’Opera in Italia “.
Con il Convegno di Napoli, quindi, nacque una precisa denominazione, fu progettata la
compilazione di uno Statuto, fu decisa la regolarizzazione giuridica a carattere nazionale del
Movimento, fu data una fisionomia precisa a i Comitati di zona, fu modificato il Comitato Centrale
in Comitato Esecutivo e, soprattutto, furono ampiamente allargati i confini del potere dei diversi
comitati.
I Comitati di zona ricevettero, fra l’altro, l’autorità di coordinare le attività evangelistiche, di
delegare nuovi Operai per il ministerio o di limitare l’attività inopportuna di individui privi di
idoneità spirituale e quella, ancora più impegnativa, di amministrare la disciplina ecclesiastica.
Nel Convegno è espressa ancora una precisazione prudenziale: ” senza turbare l’ordine e
l’autorità delle chiese “. Ma questa precisazione non nasconde il progresso accentuato compiuto
dall’organizzazione. Questo appare in un modo ancora più visibile nella personalità del Comitato
Esecutivo, che secondo la relazione di quel Convegno: ” viene riconosciuto quale istituto unificatore
delle chiese… “.
Il Convegno successivo, tenuto a Catania dal 27 al 29 agosto 1948, rappresentò la più
energica conferma dell’organizzazione.
Il lavoro svolto dalla nascente organizzazione ebbe il plauso più sentito e il riconoscimento più
caldo, e queste poche parole del Risultato del Convegno stesso, ci possono far comprendere
l’atmosfera entusiastica esistente intorno all’organizzazione:
“…Il Convegno ha approvato all’unanimità il lavoro svolto e ha riconfermato la propria fiducia
nel Comitato Esecutivo”.
Nel Convegno del 1949, invece, avvenne un improvviso rivoluzionamento che non fu altro che
un successivo passo sul sentiero dell’organizzazione ecclesiastica.
Questo convegno fu tenuto a Roma dal 15 al 18 settembre 1949.
In esso, purtroppo in maniera alquanto affrettata e imprecisa, fu deciso l’istituzione di un
nuovo organo direttivo dell’Opera “Il Consiglio Generale delle Chiese”. Questo doveva contemporaneamente sostituire ed aggiungersi al Comitato Esecutivo. Voglio trascrivere quanto
apparve nel Risultato del Convegno per delucidare questa nuova fase organizzativa:
” È stata riconfermata l’istituzione del Comitato Esecutivo, quale organo rappresentativo
dell’Opera presso il governo e le autorità “.
“Il Comitato Esecutivo viene sostituito nelle mansioni ecclesiastiche necessarie per il
ministerio da un Consiglio Generale delle Chiese, che viene riconosciuto dal Convegno, idoneo a
sopraintendere e a sorvegliare le chiese d’Italia “.
Questo Consiglio Generale, con funzione collegiale, non aveva un presidente, ma
semplicemente un segretario chiamato a coordinare il lavoro.
Il Convegno del 1950 tenuto nei giorni 12-15 agosto a Napoli non fece che confermare e,
forse, perfezionare quanto deciso nel Convegno precedente.
Praticamente da quest’ultimo Convegno nel quale erano rappresentate duecento chiese
d’Italia, l’organizzazione non ha conosciuti nuovi sviluppi all’infuori di quelli che possono essere
chiamati di assestamento e che hanno avuto luogo nell’ambito intimo dell’organizzazione stessa.
Prima di chiudere questo capitolo ritengo sia doveroso, per fedeltà storica, illustrare
brevemente i primi risultati positivi conseguiti dall’organizzazione del Movimento.
L’otto ottobre 1948 il fratello U. N. Gorietti, a nome e per mandato dell’Opera d’Italia inoltrò
al competente Ministero degli Interni istanza per il riconoscimento della personalità giuridica del
Movimento. Come già detto in altra parte di questa testimonianza, le autorità governative, con la
consueta manifestazione di intolleranza che caratterizza gli atti pubblici della nostra nazione, si
limitarono a fare nebulose promesse.
Le ripetute pressioni del fratello U. N. Gorietti e del dirigente avvocato G. Rosapepe, legale
dell’Opera, non approdarono ad altro che ad ottenere assicurazioni ufficiose.
Il 17 gennaio 1952 però il fratello Gorietti e l’avvocato Rosapepe, a mezzo ufficiale giudiziario
notificarono un invito al Ministero degli Interni perché si pronunciasse definitivamente ed
ufficialmente in merito all’istanza. L’invito precisava che trascorso il termine di 90 giorni l’istanza
stessa si riteneva implicitamente respinta e pertanto il fratello U. N. Gorietti, al nome dell’Opera si
riteneva autorizzato a ricorrere al Consiglio di Stato.
In altre parole il dicastero accettava la lotta nella speranza di creare l’ultimo impedimento al
riconoscimento dell’Opera.
L’avvocato G. Rosapepe unitamente ai valenti giuristi A. Iemolo e L. Picardi, presentò quindi
una lunga e particolareggiata memoria al Consiglio di Stato per la rivendicazione dei diritti
dell’Opera.
Il 25 maggio 1954 finalmente ci fu la pubblica udienza del Consiglio di Stato; il 18 giugno
dello stesso anno fu resa nota la sentenza che fu però depositata per essere resa esecutiva
soltanto alcuni mesi dopo.
La sentenza nettamente favorevole all’Opera, condannava l’inazione mantenuta dal Ministero
degli Interni, che stabiliva che in ogni caso il dicastero competente si sarebbe dovuto chiaramente
ed ufficialmente pronunciare.
Questa vittoria giuridica apportò i primi risultati concreti nell’estate 1955 con il rilascio dei
decreti ministeriali di “nomina a ministro di culto” dei fratelli R. Di Palermo, F. Vincenzo e A.
Pagano. Alcuni mesi dopo anche i fratelli F. Toppi, F. Giancaspero, U. N. Gorietti, e R. Bracco
ricevevano analogo riconoscimento.
Con questi provvedimenti l’Opera acquistava una fisionomia giuridica nettamente migliore di
quella esistente fino al 1935; infatti l’unico decreto rilasciato all’allora pastore della comunità di
Roma veniva superato dai sette decreti rilasciati: a due fratelli nella Sicilia, uno nella Puglia, uno
della Campania, due nel Lazio e uno nel Piemonte. A questa già notevole vittoria si giungeva l’altra, ottenuta anche per l’intervento dell’Ufficio
Legale del Consiglio Federale delle Chiese Evangeliche, dell’abrogazione dell’iniqua circolare del
Ministero degli Interni del 9 aprile 1935.
La nuova circolare in data 16 aprile 1955 precisava che ” le comunità… possono svolgere la
loro attività… “.
Questi successi non hanno totalmente eliminati gli atti periferici di intolleranza, ma hanno
proposto il Movimento in una no posizione. Le assicurazioni ministeriali fanno prevedere un
riconoscimento assoluto della personalità giuridica dell’Opera che indubbiamente ha potuto
ottenere questi risultati soltanto in conseguenza della propria organizzazione.
Riepilogo, per concludere, l’elenco dei Convegni che hanno permesso l’esame e la soluzione
dei problemi generali dell’Opera:
1° – Anno 1928: Roma
2° – ” 1929: Roma
3° – ” 1944: Raffadali (Agrigento) (mancavano tutti i rappresentanti del continente).
4° – ” 1945: Raffadali (Agrigento)
5° – ” 1946: Roma
6° – ” 1947: Napoli
7° – ” 1948: Catania
8° – ” 1949: Roma
9° – ” 1950: Napoli
10° – ” 1951: Palermo
11° – ” 1953: Roma
12° – ” 1955: Catania.
COMUNIONE INTERNAZIONALE
Attraverso i capitoli precedenti ho messo ripetutamente in evidenza la relazione, che sin
dall’inizio, ha legato l’Opera d’Italia alle fratellanze pentecostale degli Stati Uniti. Il risveglio della
Pentecoste è stato portato nella nostra nazione ad opera dei servitori di Dio provenienti
dall’America ed era quindi logico che le comunità italiane sentissero, in maniera profonda, il
desiderio, anzi la necessità, di mantenere i più intimi rapporti cristiani con coloro che potevano
essere considerati i “padri nella fede”.
Fin dall’inizio delle persecuzioni, però, e durante i rarissimi contatti epistolari nel periodo di
essa, le uniche relazioni internazionali mantenute dall’Opera italiana furono le fratellanze delle
Chiese inorganizzate degli Stati Uniti, cioè con le fratellanze di quelle Chiese che successivamente
si costituirono nell’associazione oggi denominata Chiese Cristiane Del Nord America.
Fino a quell’epoca non si era verificata nessuna circostanza capace di allargare l’ambito della
comunione cristiana e i fratelli d’Italia vivevano ignorando in maniera quasi assoluta la posizione
del risveglio pentecostale nel mondo. Le pochissime visite di credenti di altra lingua non avevano
potuto determinare rapporti profondi e duraturi e perciò il Movimento vivere in uno stato di
isolamento rispetto all’Opera internazionale. L’unica eccezione, ripeto, era costituita dai rapporti
mantenuti con le fratellanze italiane d’America.
La fine della persecuzione della cessazione delle ostilità belliche portarono un radicale
cambiamento di questa situazione e il Movimento pentecostale italiano fu spinto verso una
comunione cristiana di carattere veramente mondiale. La prima occasione per raggiungere la
nuova condizione si presentò in relazione all’arrivo dei vittoriosi eserciti americani. Nelle file di essi
c’erano un numero rilevante di pentecostali di lingua inglese, appartenenti generalmente alle
Assemblee di Dio.
Questi riuscirono ben presto a mettersi in contatto con le comunità italiane che furono
lietissimi di accogliere fraternamente nel proprio seno.
La totalità, forse, dei cristiani della nostra nazione ignorava, a quell’epoca, l’esistenza di varie
organizzazioni pentecostali negli Stati Uniti, e perciò fu con meraviglia che scoprimmo che i soldati
americani accolti nelle nostre chiese non appartenevano, dal punto di vista organizzativo, a quelle
medesime fratellanze da noi riconosciute. Non per questo l’amore per essi fu turbato o affievolito
perché cominciammo ad apprezzare lo zelo della consacrazione di questi cari giovani pieni di
Spirito Santo.
Il primo incontro con le Assemblee di Dio, quindi, fu del tutto incidentale e può essere
collocato storicamente agli anni 1944-1945; comunque fu un incontro ufficioso caratterizzato
soltanto da un profondo sentimento di fraternità.
Mentre si verificava questa simpatica circostanza, le fratellanze italo-americane delle Chiese
Cristiane del Nord America riallacciavano profondamente le relazioni, interrotte in conseguenza
della persecuzione e della guerra, con l’Opera d’Italia e prime fra tutte, manifestavano in maniera
concreta il loro spirito di amore e di collaborazione facendo giungere nella nostra nazione il primo
cospicuo frutto di liberalità cristiana.
Anzi, come ho detto in altra parte di questo volumetto, fu soprattutto in conseguenza delle
paterne offerte inviate da queste fratellanze e all’Opera d’Italia, che nacque il problema della
costituzione di alcuni comitati e quindi che nacque il problema dell’Organizzazione.
Alla fine dell’anno 1945 si aprì per l’Opera d’Italia, una nuova porta verso la comunione
internazionale: giunse fra noi dal Ticino (Svizzera italiana) il fratello H. Parli sollecitato dalle
fratellanze inglesi con le quali egli aveva intimi rapporti, ad esaminare la situazione del nostro
Movimento.
La sua visita, ricca di benedizioni, suscitò un risveglio spirituale in alcune comunità e gettò un
ponte per stringere fraterni rapporti di comunione con le fratellanze svizzere. I risultati più fecondi
furono: l’inizio della pubblicazione del Risveglio Pentecostale (organo del nostro Movimento),
incoraggiato dalla Chiesa di Zurigo che offrì il pagamento del primo numero di esso; la visita itinerante del fratello Gorietti alle comunità svizzere e soprattutto i profondi rapporti che si
stabilirono con le poche comunità della Svizzera italiana.
Nell’agosto 1946 in coincidenza con il Convegno di Roma, avvenne il primo incontro fra un
vero esponente delle Assemblee di Dio degli Stati Uniti e le fratellanze d’Italia. Condotto dal fratello
Parli giunse fra noi il dott. H. Ness, pastore della Chiesa di Sattle, e presidente dell’importante
Scuola Biblica fondata da lui stesso nella medesima città.
Egli presenziò i lavori di quel Convegno la cui presidenza onoraria era stata data al fratello N.
Di Gregorio, oggi pastore della comunità indipendente di Chicago, e si rese conto delle molteplici
difficoltà economiche e giuridiche nelle quali si dibatteva il Movimento, e spontaneamente e
generosamente offrì tutto il suo influente appoggio per aiutare l’Opera.
Le sue promesse furono realmente mantenute ed egli si prodigò in maniera veramente
encomiabile a favore delle chiese italiane: la prima offerta di un documento di affiliazione fu
proposta dal fratello Ness sin da quel lontano incontro, ma quell’epoca l’iniziativa era nettamente
prematura.
Nel maggio dell’anno successivo, 1947, giunsero a Roma, diretti a Zurigo dove si teneva il 2°
Convegno Pentecostale Mondiale, i fratelli E. Williams e N. Perkin, sopraintendente generale delle
Assemblee di Dio, il primo, e segretario missionario della medesima associazione, il secondo.
Questa visita servì ad approfondire i rapporti di comunione cristiana fra l’Opera d’Italia e le
fratellanze delle Assemblee di Dio e soprattutto servì ad affrontare in maniera positiva il problema
della affiliazione che si sarebbe forse resa necessaria.
I due esponenti del Movimento americano precisarono che le Assemblee di Dio erano pronte a
fornire il documento necessario al solo scopo di aiutare l’Opera d’Italia. Esse non intendevano
assolutamente, con l’offerta di questo documento, ottenere la subordinazione delle chiese italiane
rimanevano, perciò, completamente autonome e libere come erano sempre state nel passato.
Pochi giorni dopo ebbe inizio il Convegno Mondiale di Zurigo, dove erano rappresentate le
fratellanze pentecostali di 22 diverse nazioni. L’Italia aveva il proprio rappresentante nella persona
del fratello U. N. Gorietti che ebbe modo di suscitare il più vivo interesse generale mediante una
relazione dettagliata intorno all’Opera d’Italia. In questa maniera, finalmente, le porte della
comunione internazionale si aprirono verso tutte le direzioni.
Al termine del convegno di Zurigo molti fratelli di altre nazioni raggiunsero l’Italia per visitare
il Movimento pentecostale.
Fra questi c’era il fratello A. Mauriello, pastore della chiesa di Philadelphia, chiesa che sin da
quell’epoca desiderava attuare un programma missionario assolutamente personale. Il fratello
Mauriello strinse vincoli affettuosi di comunione e si concretizzarono, mesi dopo, nell’invio in Italia
di alcune offerte per aiutare parzialmente un piccolo numero di servitori di Dio.
Il 25 maggio 1948 il fratello U. N. Gorietti, quale rappresentante dell’Opera d’Italia e quale
incaricato della comunità di Roma, partì verso gli Stati Uniti onde chiarire ed approfondire i rapporti
cristiani con tutte le fratellanze pentecostali americane. Contemporaneamente egli doveva
compiere un itinerario attraverso gli Stati della Confederazione per raccogliere le offerte necessarie
alla costruzione di un locale di culto in Roma.
Questa costosissima impresa era stata promossa e generosamente aiutata dal fratello H.
Ness, sempre ricco di promesse e di iniziative.
Nello stesso mese di maggio dell’anno 1948 il fratello Gorietti ebbe la possibilità di
presenziare, negli Stati Uniti, i convegni delle Chiese Cristiane Del Nord America e del nascente
Ramo italiano delle Assemblee di Dio. Questa nuova organizzazione formatesi con un discreto
numero di chiese italo-americane, delle quali molte indipendenti, suscitò negli Stati Uniti, un vivo
antagonismo che ebbe inevitabili ripercussioni in Italia, ma indubbiamente contribuì, sia pure
indirettamente allo sviluppo dell’attività missionaria di tutte le fratellanze italiane d’America. Il fratello Gorietti cercò, in ambedue questi convegni, di illustrare ampiamente la situazione
dell’Opera d’Italia e soprattutto cercò di far comprendere che il Movimento italiano desiderava
mantenersi in comunione con tutti e desiderava collaborare con ogni organizzazione pentecostale,
ma non intendeva e non poteva rendersi dipendente, in maniera totale, di alcuno.
Forse in quell’epoca e in quell’atmosfera riscaldata le chiarificazioni non furono sufficienti e le
C.C.N.A. decisero, in sede di convegno, di inviare due rappresentanti della propria organizzazione
per esaminare da vicino la situazione dell’Opera in Italia.
Una scelta cadde sui fratelli O. Angelelli e M. Palma; la sorella C. Palma fu designata e si offrì
di accompagnare i due servitori di Dio in qualità di segretaria.
Verso la fine dell’anno 1948 i fr. Palma ed Angelelli giunsero in Italia; visitarono le comunità;
s’incontrarono con gli esponenti dell’Opera; presenziare non ho una riunione dei diversi Comitati e
quindi tornarono negli Stati Uniti per relazionare sull’attività svolta. A seguito di questa visita le
Chiese Cristiane Del Nord America decisero di inviare una regolare l’offerta mensile a cinque
servitori di Dio italiani proposti e raccomandati dai fratelli Angelelli e Palma.
Nel 1949, in Parigi, ebbe luogo il 3° Convegno Mondiale Pentecostale; l’Italia era
rappresentata dai fratelli U. N. Gorietti, R. Bracco, M. Lucini.
In una sessione privata, tenuta nel corso di questo convegno, i rappresentanti delle
Assemblee di Dio promisero un’offerta mensile da destinarsi a cura dei fratelli principali dell’Opera
d’Italia. Infatti dall’anno successivo, 1950, essi iniziarono l’invio della somma mantenendola per
alcuni anni.
Nello stesso anno 1950 giunse in Italia il fratello A. Caprino che, quale rappresentante della
Chiesa di Camdem, di cui era pastore, strinse personali relazioni tra questa chiesa è il Movimento
italiano. Anche questa visita produsse dei frutti concreti con l’invio, da parte della chiesa di
Camdem, di alcune offerte a favore di Operai nel servizio di Dio in Italia.
Come appare chiaramente da queste circostanze, l’indipendenza assoluta dell’Opera italiana è
stata costantemente mantenuta anche nello stringersi sempre più frequenti relazioni cristiane con
movimenti pentecostali di altre nazioni.
Nell’anno 1951 anche il ramo italiano delle Assemblee di Dio cominciò a manifestare, in
maniera concreta, il proprio interesse missionario per l’Opera d’Italia con l’invio di alcune offerte ad
operei italiani impegnati nel servizio del Signore. Nello stesso anno le Chiese Cristiane Del Nord
America svilupparono il loro piano di assistenza fraterna approfondendo così i vincoli di comunione
cristiana con il Movimento italiano.
Anche le Chiese pentecostali del Canada incominciarono loro attività collaboratrice, inviando
alcune offerte destinate ad Operai cristiani in Italia da loro stessi designati.
Verso la fine dell’anno la Chiesa italiana di Philadelphia, di cui era divenuto pastore
l’instancabile fratello Carmine Di Biase, iniziò un programma proprio di assistenza missionaria a
favore dell’Italia: il programma di limiti larghissimi, per una sola comunità, fu ulteriormente
sviluppato negli anni successivi ed è attuato anche presentemente.
Intanto, però, un nuovo avvenimento giunse ad agitare un poco le acque delle relazioni
internazionali: la determinazione, forse intempestiva in quell’epoca, prese dal Convegno del 1951
del Ramo italiano di inviare in Italia un proprio rappresentante che fu designata nella persona del
fratello A. Piraino.
Questa determinazione poteva creare l’impressione che l’Opera d’Italia fosse soggetta e
quindi controllata dal Ramo italiano. Furono necessarie pianificazioni e smentite.
Una determinazione analoga fu presa dalle Chiese Cristiane Del Nord America che decisero,
quindi, di designare e mandare un proprio rappresentante; la scelta cadde sul fratello A. Di Biase.
Il fratello Piraino venne confermato nel suo incarico anche per gli anni successivi e quindi è
rimasto in Italia fino ad oggi interrompendo il suo soggiorno soltanto per compiere due itinerari negli Stati Uniti. Il fratello Di Biase invece chiese, al termine del suo mandato, la necessaria
sostituzione che fu designata nella persona del fratello E. Palma che già si trovava in Italia. Al suo
ritorno negli Stati Uniti il fratello A. Di Biase prese il pastorato di una Chiesa italiana di New York.
In realtà la presenza dei due rappresentanti stranieri contribuì a chiarire sempre più
profondamente la posizione dell’Opera d’Italia e desiderava avere comunione con tutti e gradiva la
collaborazione di tutti, ma non poteva subordinata della propria attività all’interferenza
amministrativa di qualsiasi organizzazione su perché i vari problemi dell’Opera potevano essere
risolti soltanto localmente e nei limiti della più ampia autonomia.
I programmi delle varie organizzazioni in comunione e collaborazione con l’Italia seguirono i
più diversi sviluppi e mentre, per esempio, le Chiese Cristiane Del Nord America, a mezzo del
proprio Comitato Missionario e della segreteria del Distretto dell’Est, che comprendeva e
comprende particolarmente le chiese del circondario di New York, svilupparono il loro piano di
assistenza missionaria aumentando gradatamente le proprie offerte, le Assemblee di Dio e il Ramo
Italiano diminuirono, attraverso il tempo, le loro offerte fino alla totale cessazione da parte delle
prime e da una accentuatissima diminuzione ad opera del secondo.
Il programma di assistenza missionaria di queste due organizzazioni fu cambiato in un
programma di letteratura cristiana e di assistenza al favore delle Scuole Domenicali d’Italia. Negli
ultimi anni però anche le C.C.N.A. hanno iniziato un piano di graduale diminuzione delle offerte.
La chiesa di Camdem, invece, continuò, anzi rinnovò il proprio programma missionario sotto
la guida del nuovo pastore fratello Perna.
A tutte queste organizzazioni si aggiunsero, in uno spirito di vera collaborazione e di servizio,
in epoche successive, chiese ed individui. Non posso per esempio, dimenticare la Chiesa italiana di
Los Angeles presieduta dal fratello A. Bellesi, o l’opera personale svolta dal fratello V. Burchieri, o
l’attività efficacissima del Comitato pro-cultura biblica di Los Angeles che unitamente alle
Assemblee di Dio ha reso possibile l’organizzazione della nostra Scuola Biblica di Roma. Non posso
neanche dimenticare le iniziative private di tante chiese di lingua inglese, di cui sarebbe difficile
dare l’elenco, che hanno collaborato con l’Opera italiana in un sentimento di fraternità cristiana;
oppure la generosa attività della chiesa di New York, presieduta dal fratello Silvio Margadonna, che
oltre al contributo dato sempre a mezzo delle C.C.N.A., si è ripetutamente distinta per le proprie
iniziative private.
Le porte della comunione internazionale si sono aperte davanti alle chiese italiane e se esse ci
hanno dato una più profonda comunione ed una più intensa collaborazione con le fratellanze
italiane degli Stati Uniti alle quali eravamo già intimamente legati per motivi di origini e di lingua,
ci hanno anche offerto la possibilità di stringere rapporti di comunione cristiana con tante altre
organizzazioni di nazioni e lingue diverse, che ci hanno edificati ed arricchiti spiritualmente con le
loro esperienze, con i loro amore, con la loro collaborazione.
Voglio anche ricordare, per fedeltà di cronaca il breve itinerario compiuto negli Stati Uniti dal
fratello S. Anastasio, pastore della chiesa di Napoli. Egli, per ragioni di salute fu costretto ad
anticipare il suo ritorno in Italia, ma nel periodo della sua permanenza manifestò, in maniera
pratica, (col visitare chiese pentecostali indipendenti o di diverse organizzazioni) il desiderio
dell’Opera d’Italia di avere comunione spirituale con tutte le sane organizzazioni pentecostali.
Voglio anche ricordare il viaggio compiuto dal fratello R. Bracco nel 1952 che per mandato del
Consiglio Generale delle chiese doveva presenziare i convegni del Ramo italiano e delle C.C.N.A.,
per ribadire ufficialmente il concetto dell’autonomia dell’Opera d’Italia e per chiedere l’unificazione
dell’attività missionaria a favore dell’Italia delle due organizzazioni. Purtroppo anche questa
missione rimase incompiuta perché ragioni di salute impedirono detto fratello di essere presente al
convegno delle C.C.N.A. Durante l’itinerario di circa tre mesi furono però visitate chiese delle
Assemblee di Dio, del Ramo italiano, delle C.C.N.A., delle Assemblee del Canada oltre ad alcune
comunità indipendenti. Quindi anche questa missione confermò decisamente il concetto di assoluta
autonomia del Movimento in Italia.
Ed infine voglio ricordare la missione del fratello F. Maruso e R. L. Corsini inviati in Italia dalle
C.C.N.A., nel dicembre 1954 e quella del fratello Q. Grilli, sovrintendente del Ramo italiano giunto
nella nostra nazione nella primavera 1955. Anche queste missioni contribuirono a chiarire e a ribadire i fraterni rapporti di comunione e collaborazione fra l’Opera italiana e le fratellanze
d’America di lingua italiana.
Oggi l’Opera d’Italia è in comunione con il Movimento pentecostale di tutto il mondo, ha
particolari rapporti di intimità con le fratellanze italiane d’America, ma ha relazioni con tutti pur
senza dipendere da alcuno.
Voglio chiudere questo capitolo con l’elenco dei Convegni Mondiali Dell’Opera Pentecostale:
1° Convegno 1939 – Stoccolma – (nessun rappresentante italiano);
2° Convegno 1947 – Zurigo (un rappresentante italiano);
3° Convegno 1949 – Parigi (3 rappresentanti italiani);
4° Convegno 1952 – Londra (3 rappresentanti italiani);
5° Convegno 1955 – Stoccolma (5 rappresentanti italiani).

SVILUPPO REGIONALE
Questo capitolo si propone di descrivere laconicamente l’origine e lo sviluppo delle comunità
del risveglio pentecostale allo scopo, soprattutto, di dimostrare che nel progresso di quest’Opera il
fattore predominante è stato sempre l’intervento divino.
Iddio non si è servito di grandi mezzi o di grandi uomini, ma ha saputo costantemente
valorizzare la personalità e le iniziative di una schiera di umili servitori che in un sentimento di
profonda semplicità hanno voluto compiere qualche cosa per la Sua gloria.
Naturalmente la rapida cronistoria non pretende di essere completa e precisa, ma le lacune
che potessero emergere devono essere attribuite unicamente alla mancanza o all’incompletezza di
dati e non al sentimento di alterare la storia e la verità.
Se qualche lettore non vedesse descritto il proprio servizio cristiano, ed alcuni trovassero
attribuito ad altri quanto compiuto da essi, sono semplicemente pregati di segnalare l’equivoco o le
lacune affinché possa esserci, nel futuro, la possibilità di ovviare a ogni errore.
L’OPERA IN PIEMONTE.
Negli anni precedenti la prima guerra mondiale fu fondata dal fratello Pietro Ottolini una
comunità in Luserna San Giovanni (Torino), culla della chiesa Valdese; questa comunità si è
mantenuta però, quasi sempre indipendente, per ragioni dottrinali e liturgiche. Nel 1911 in
Casalcermelli (Alessandria) nacque un piccolo gruppo di fedeli per la testimonianza del fratello
Castelli. A Torino, sin dal 1930, esisteva un piccolo gruppo di fedeli costituitosi mediante il
trasferimento di credenti di altre località, ma soltanto nell’anno 1951, con l’arrivo dei coniugi Zizzo
di New York, fu fondata una comunità che si è progressivamente accresciuta negli anni successivi.
Da Torino è stata recata la testimonianza a Regina Margherita ove oggi esiste una fiorente
comunità dipendente dalla chiesa madre. Verso l’anno 1953 si è costituito un gruppo di credenti
anche a Incisa Scapaccino (Alessandria), mediante la testimonianza recata da un credente della
comunità di Catania a nome Rocco Garrusi.
L’OPERA IN LOMBARDIA
In Milano fu fondata dal fratello P. Ottolini e poi G. Lombardi una comunità che, come quella
di Luserna San Giovanni, però, si rese indipendente dall’Opera. Il fratello Cesch di quella comunità
fu presente soltanto al 1° Convegno Nazionale. Già dall’agosto 1927, però, si costituì un gruppo di
credenti in comunione con l’Opera, presieduto dal fratello M. Lucini fino all’anno 1931. Da
quest’anno al 1939, mentre il fratello Lucini trovavasi in Francia il gruppo, si accrebbe di altri fedeli
raggiunti dalla testimonianza di un credente indipendente, e fu curato soprattutto dal fratello F.
Testa.
Dal settembre 1939 il fratello M. Lucini prese nuovamente la cura di questa comunità che si è
accresciuta notevolmente ed è, oggi, una delle più fiorenti dell’Italia settentrionale. A Como esiste
un piccolo gruppo di fedeli costituitosi per la testimonianza di un credente evangelizzato nella
Svizzera italiana.
E’ segnalata la presenza di credenti isolati anche a Fino Mornasco, Saronno, Galliate,
Castellanza, Chiavenna, Lissone, Lesa, Novara.
L’OPERA IN LIGURIA.
La chiesa più importante è rappresentata da una comunità di Genova costituitasi
spontaneamente con il trasferimento in quella città di alcuni credenti della Sicilia e particolarmente
della famiglia D’Addeo. Questa unità è stata curata successivamente dal fratello S. D’Addeo, dal
fratello F. Testa, e dal fratello E. Palma ed infine dal fratello P. Arcangeli che ne è anche
attualmente il pastore. La Spezia, invece fu evangelizzato nei primi anni del Movimento dal fratello G. Lombardi e dal
fratello Gazzarri, ambedue proveniente dagli Stati Uniti, ma anche oggi ci sono soltanto pochi
isolati.
L’OPERA NELL’EMILIA E NELLA ROMAGNA.
La testimonianza dell’evangelo fu recata in Reggio Emilia dopo il 1950 da una sorella
proveniente dagli Stati Uniti, successivamente il gruppo nascente fu curato, senza notevole
successo, dai coniugi Marin provenienti pure dagli Stati Uniti e dal fratello S. Zucchi della comunità
di Roma. Una comunità non è stata però costituita.
A Bologna si è formato un piccolo gruppo mediante la testimonianza recata dal fratello
Galluzzi proveniente dalla Sicilia. Il piccolo gruppo è curato dallo stesso fratello Galluzzi.
L’OPERA IN TOSCANA.
In Barga di Lucca e in alcune località vicine è stata portata la Parola del Signore dal fratello
Lazzurri, credente di una chiesa di Seattle (Washington). Si è formata una comunità costituita dai
credenti di varie zone dei dintorni. Recentemente i coniugi Scalzi, già della comunità di Roma, ma
ora proveniente dagli Stati Uniti, stanno cercando di curare lo sviluppo di quella zona.
In Firenze la comunità esistente, costituita in gran parte da credenti provenienti da altre città
d’Italia e presieduta dal fratello G. Palazzo, si è ridotta ad un esiguo numero di isolati. La maggior
parte dei fedeli, infatti, si è trasferita altrove.
L’OPERA NELL’ UMBRIA.
Nel 1931 il fratello Luigi Mariottini, proveniente dall’Argentina, portò la Parola del Signore in
Selci di San Giustino (PG) suo paese nativo; diversi accettarono la salvezza dell’Evangelo e si
costituì una piccola comunità presieduta dallo stesso Mariottini.
Successivamente, ad opera sempre dal fratello Mariottini, fu portata la testimonianza a Lama
Umbra (PG) ove nel 1942, si costituì un gruppo di credenti e a Città di Castello ove, nel 1947,
diversi accettarono la Parola di Dio.
A Foligno inizialmente e cioè verso il 1949 la testimonianza fu recata dalla sorella R. Tiberi
proveniente da Detroit. I coniugi Perna di Philadelphia si trattennero successivamente in questa
località che oggi e curata dal fratello A. Stella della comunità di Roma.
I pochi credenti e rappresentano il risultato del primo lavoro evangelistico. Gualdo Tadino e
Sellano Piaggia sono due piccole località umbre ove trovasi alcuni isolati, praticamente membri
della comunità di Roma.
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Benché queste poche note sono certamente incomplete, lasciano ugualmente scorgere una
notoria verità: l’Opera pentecostale non ha avuto uno sviluppo molto fecondo nell’Italia
settentrionale. Molte circostanze spiegano questo fenomeno, ma la più decisiva, a mio parere, è
rappresentata dalla minore attività evangelistiche svolta nelle regioni d’Italia che si trovano oltre a
Roma.
Non bisogna dimenticare che una parte notevole dell’attività evangelistiche in Italia è stata
svolta ad opera dei fratelli italiani provenienti dagli Stati Uniti, cioè è stata svolta dai nostri
emigranti che nella maggioranza provengono dalle regioni dell’Italia meridionale.
L’OPERA NEL LAZIO.
La nascita della comunità di Roma può essere datata al 1908, anno nel quale il fratello
Lombardi portò la testimonianza del risveglio pentecostale nella nostra città.
I piccoli gruppi furono costituiti vicino a Roma, nei comuni Piglio e Paliano. Nel 1930 fu
fondata una fiorente comunità in Velletri ad opera di alcuni credenti della Chiesa di Roma, nativi di quella cittadina; questa comunità è oggi indipendente. Nel 1928 dal fratello E. Di Biagio
proveniente da Syracuse, N. Y. fu fondata la comunità di Sonnino e successivamente si sviluppò
notevolmente anche con la collaborazione del fratello L. Iannettoni della stessa città di Syracuse.

Il fratello Di Biagio, in collaborazione con altri credenti di Sonnino recarono la testimonianza e
fondarono delle piccole comunità a Cave e Genazzano, nella provincia di Roma, mentre poco
lontano si costituiva un altro gruppo a Zagarolo mediante il trasferimento in quella località di un
credente della Chiesa di Roma.
Dalla comunità di Sonnino la Parola di Dio giunse a Terracina, Borgo Monte Nero, Priverno e
località vicine. E la medesima comunità fondò verso l’anno 1930 una piccola chiesa ai margini della
città di Roma.
Incidentalmente, e cioè per ragioni di lavoro, alcuni credenti della Chiesa di Sonnino resero
testimonianza anche al fratello Paolo Vessella di Monte San Biagio che recò la Parola del Signore al
proprio paese. L’opera nascente fu curata negli anni successivi al 1935 dai conduttori della Chiesa
di Napoli. In questa località esiste oggi una comunità promettente.
Anche a Bellegra, Collepardo, Frosinone e Alatri fu portata la testimonianza ad opera di
credenti della comunità di Roma e di Sonnino e in ognuna di queste località si trovano oggi fedeli
fermi nella verità.
Intorno al 1950 fu evangelizzato il comune di Fondi ad opera del fratello O. Grande; una
comunità costituitasi è oggi presieduta dal fratello M. Jannuzzi.
Nella parte bassa del Lazio la testimonianza fu recata dai coniugi Gemelli della comunità di
Roma coadiuvati da molti fratelli della stessa chiesa con visite assidue. Nel 1947 dai coniugi
Gemelli furono fondate le comunità di San Apollinare e San Giorgio a Liri; nel 1948 quella di
Esperia; nel 1950 quella di Monticelli; nel 1949 quella di Pastinelle Cervano. Nel 1952 il fratello
Gemelli in collaborazione con il fratello Verrico proveniente da Cleveland, e soprattutto per la
testimonianza di quest’ultimo fondò la comunità di Correno e di Ventosa.
Tutto questo voluminoso servizio cristiano nella provincia di Frosinone ha conosciuto il lavoro,
oltre che dei suddetti fratelli, anche dei giovani evangelisti Donato Di Russo e Pasquale Di Traglia.
Nella medesima provincia fu fondata nell’anno 1952 la comunità di Sora dal fratello P.
Bellisario di Canton; coadiuvato in questa attività evangelistica dal fratello D. Ippolito di Toronto e
E. Palma di Syracuse.
La detta comunità fu successivamente curata dal fratello Gemelli e dal fratello G. Roma della
Chiesa di Roma.
Nel medesimo anno, proveniente da Schenectady, giunse in Italia il fratello A. Belli e fondò la
comunità di Anatrella, suo paese nativo. Anche questa comunità fu curata in seguito dal fratello
Gemelli e dal fratello Roma.
La comunità di Roma, intanto proseguendo la propria attività evangelistica raggiunse Tivoli,
ove la testimonianza era stata recata dalla sorella Fratello, proveniente dagli Stati Uniti.
Latina e Cisterna. Nella prima località si è costituito un gruppo di credenti, mentre nelle altre
due sono sorte due promettenti comunità, curate per un lungo periodo di tempo dalla comunità di
Roma, a mezzo di credenti, che si alternavano nelle visite, e oggi con un pastore locale.
Anche nella città di Roma è stato aperto un terzo locale di culto in Centocelle, località
estremamente periferica, mentre due gruppi nelle vicinanze e cioè in Ciampino e Torre Nuova
svolgono attività evangelistica.
Un altro gruppo si è costituito in Fidene, oltre la periferia della città. Tutti questi gruppi
svolgono la propria attività in subordinazione alla comunità di Roma. A Mentana, poco lontano dalla capitale, si è costituita una fiorente comunità, mediante il
trasferimento di molte famiglie della provincia di Teramo e di alcune della provincia di Avellino.
Pastore di questa comunità è il fratello A. Guerrieri di Castelli (TE).
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L’Opera nel Lazio, pur non presentando le medesime caratteristiche di esuberanza di altre
località d’Italia, incomincia a mostrare i segni di un risveglio impetuoso. Come possiamo notare, la
maggior parte del servizio è stato compiuto da semplici credenti, molti dei quali provenienti dagli
Stati Uniti per recare la testimonianza al paese nativo.
L’OPERA NELL’ ABRUZZO E NELLE MARCHE.
La prima chiesa in questa zona fu fondata a Gissi (Chieti) precedentemente alla prima guerra
mondiale. Fu la sorella Lucia Menna di Chicago che recò la testimonianza pentecostale ad un
gruppo di evangelici; successivamente il fratello Ottolini, e più tardi ancora il fratello Francescon
collaborarono al progresso di questa chiesa presieduta oggi dal fratello Finamore.
Dopo la chiesa di Gissi nacque la chiesa di Pescara intorno al 1920; anche questa fu fondata
da un fratello proveniente dagli Stati Uniti al nome Di Girolamo; il fratello di questi fu il primo
pastore della nascente comunità.
Nell’anno 1931, proveniente sempre dagli Stati Uniti ritornò in Italia il fratello A. Ciccone e
recò la predicazione del risveglio pentecostale al proprio comune di nascita e alle località vicine
tutte nella provincia di L’Aquila. In mezzo alle lotte più dure sorsero in poco tempo le comunità di
Scarafano, Capestrano, Ofena, Villa S. Lucia, Carrufo, tutte della provincia di L’Aquila, e furono
anche fondati piccoli gruppi a Catignano, nella provincia di Pescara.
Nel 1947 fu fondata sempre nella provincia di Pescara, la comunità di Popoli quale frutto del
lavoro evangelistico del fratello A. Damiani di Landsdale negli Stati Uniti.
Nella provincia di Teramo l’Opera fu anche iniziata nel 1931 ad opera del fratello C. Di Claudio
che dagli Stati Uniti fece ritorno alla nativa Castelli; in poco tempo una numerosa comunità fu
fondata in questo paesetto montano. Da questo comune teramano la testimonianza fu portata, ad
opera dei credenti, a Bisenti, Farindola e Teramo, ove sorsero gruppi di credenti, fiorenti anche
oggi.
Il trasferimento di una numerosa famiglia di fedeli recò l’Evangelo a Tossicia, comune della
medesima provincia, ove ben presto si costituì una comunità presieduta dal fratello G. Di Sabatino.
Da Tossicia la predicazione si allargò a Cermignano e Troiano ove si sono costituiti due gruppi
di credenti nel 1945.
Anche Forca di Valle fu raggiunta dalla testimonianza dei fedeli di Tossicia e successivamente
il comune di Cesa di Francia, nel 1948, fu evangelizzato ad opera di una sorella di Teramo. Queste
località sono state curate soprattutto ad opera della Chiesa di Tossicia ed oggi si valgono
dell’attività ministeriale del fratello P. Reggimenti.
Ai confini della provincia di Teramo con la provincia di Ascoli, la testimonianza fu recata dal
fratello G. Ferri in conseguenza della persecuzione. Intorno al 1937 questo fratello della comunità
di Roma fu rimpatriato alla sua nativa Ponzano del Tronto del comune di Civitella ove recò la
testimonianza della verità; gruppi sorsero a Ponzano, Villa Penne, S. Egidio, e più tardi ad Ascoli
Piceno, ove oggi c’è una promettente comunità. Queste località sono state interamente curate dal
fratello Ferri.
A Sulmona la testimonianza è giunta a mezzo delle fratello B. Gianmarco di ritorno dagli Stati
Uniti ed oggi il piccolo gruppo è curato da lui.
Nella provincia di Campobasso fu recata la testimonianza nel 1929 ad opera del fratello D. Di
Stefano, proveniente dagli Stati Uniti. Egli evangelizzo le campagne di Ferrazzano ove si convertì,
con altri, il fratello D. Colantonio che non soltanto divenne ben presto il pastore di quella piccola comunità, ma che in seguito recò il messaggio della salvezza fino a Campobasso ove nel 1946 ci
furono i primi convertiti.
Oggi la comunità è in fase di sviluppo sotto la cura del fratello A. Nuzzolo.
Nel medesimo anno anche Castelbottaccio fu evangelizzato da due fratelli provenienti dagli
Stati Uniti: G. Listorti e M. De Letis; l’opera però rimase sopita e soltanto nel 1950, con l’arrivo
dall’America della sorella P. De Santis e di suo figlio Matteo, si verificano le prime reali conversioni.
Da Campobasso recentemente, la testimonianza è stata portata anche a Tappino e Cerce
Maggiore.
Un’altra piccola comunità della medesima provincia è sorta mediante la testimonianza dei
fedeli della Chiesa di Pontelandolfo (BN).
Questi evangelizzarono la sorella Pasqualina Grasso di Sepino che nell’accettare l’Evangelo
aprì una porta alla loro attività missionaria nel proprio paese. Il lavoro concorde dei fratelli N.
Rinaldi, G. Guglielmucci e V. Giannuzzi, tutti del beneventano, produsse come risultato un gruppo
di credenti in questa piccola località.
Un altro gruppo è stato fondato all’estremità della provincia di Campobasso e cioè ai confini
del foggiano: San Martino in Pensilis, frutto del lavoro generoso del fratello L. Mancini, venuto dagli
Stati Uniti a recare la parola della vita ai suoi familiari e ai suoi compaesani.
A Pescara del Tronto (Ascoli) fu recata la testimonianza da un credente della comunità di
Roma, ma soprattutto la visita successiva della sorella L. Stipo, proveniente anche lei dagli Stati
Uniti, ha permesso un progresso di quest’opera.
Altri gruppi vengono segnalati a Montorio e Ripabottoni (Campobasso), Palmoli (Chieti) e
Chieti; l’Aquila, Lucoli (Aquila); Caprara, Guardiagrele e Micarone (Pescara) e Montorio (TE).
L’OPERA NELLA CAMPANIA.
In questa regione il risveglio pentecostale ha avuto uno sviluppo rapido e meraviglioso, tanto
più significativo in quanto più ostacolato da un sentimento di tradizionalismo religioso, fanatico e
superstizioso, che domina le popolazioni campane. Napoli e conosciuta in Italia come la città del
bigottismo esaltato, e la provincia e la regione che la accolgono non le sono seconde in questo
oscuro primato.
Lo Spirito di Dio, però, ha saputo frantumare le resistenze naturali; per imporre, in maniera
soprannaturale il piano divino della salvezza. Anche in questa zona Iddio ha operato senza uso di
grandi mezzi, allargando la luce e la potenza della Sua Parola mediante il lavoro umile, ma fedele
dei Suoi figliuoli.
La comunità di Napoli ha, in relazione alle molte altre numerose comunità d’Italia, un’origine
recente; infatti soltanto nell’anno 1931 il fratello U. N. Gorietti, della comunità di Roma, per ragioni
inerenti alla sua attività laica, venne in contatto con diversi artigiani napoletani, ai quali rese
ripetutamente testimonianza dell’Evangelo. Il messaggio cristiano non fu subito accettato e
bisognava aspettare il gennaio del 1933 per vedere la maturazione del primo frutto. Il 15 gennaio
1933, per interessamento dei fratelli Pagano, allora residenti a Caserta, il fratello S. Anastasio
presenziò, per la prima volta, ad una riunione di culto in Caserta e fu potentemente visitato dal
Signore. Da quella data memorabile il progresso della comunità partenopea è stato costante.
I fratelli Aurelio Pagano e U. N. Gorietti curarono amorevolmente la nascente comunità fino
all’epoca che fu costituito conduttore il fratello S. Anastasio, che quasi dalle origini è rimasto
pastore della Chiesa.
Nel 1945 la Parola di Dio fu portata a Pompei dal fratello S. Vangone dimesso da un sanatorio
nel quale aveva ricevuto il messaggio della salvezza da un credente della comunità di Roma a
nome U. Fiore. Il fratello Vangone fu sollecitamente affiancato da diversi fratelli della comunità di
Napoli nel suo lavoro evangelistico e così fu fondata la comunità di Pompei. Da Pompei e da Napoli, in un’attività evangelistica in collaborazione, furono vittoriosamente
raggiunte molti comuni vicini e nel 1949 fu aperto un locale di culto a Torre Annunziata, nel 1950 a
Boscoreale e Boscotrecase, nel 1954 a Gragnano e nel 1955 a Sorrento.
Nel contempo la sorella Cristina Brancaccio proveniente da New York recava la testimonianza
nei comuni di Poggiomarino, Sarno e Siano ed anche in questi, con la collaborazione della comunità
di Napoli, venivano costituite delle comunità.
Da Pompei il messaggio raggiungeva anche Castellammare ove nel luglio 1956 veniva aperto
un locale di culto.
La comunità di Napoli raggiungeva anche la località vicina di Secondigliano, Afragola,
Caivano, e Frattamaggiore; in tutte queste località sorgevano gruppi di credenti quale risultato del
lavoro di diversi fratelli della Chiesa di Napoli e, in particolare, del lavoro dei coniugi Pagano per le
due ultime località.
Un altro comune raggiunto dalla predicazione cristiana è stato quello di Portici. L’ammissione
che faccio separatamente e giustificata da lusinghiero progresso di questa comunità, che in
maniera rapidissima a raggiunta una solida posizione numerica.
Anche questa chiesa rappresenta il frutto dell’attività evangelistica della Chiesa di Napoli. La
testimonianza fu proclamata dalla sorella M. Izzo residente a Portici, ma le riunioni di
evangelizzazione furono iniziati nel 1946 a cura della Chiesa di Napoli.
La predicazione raggiunse ben presto Resina, comune confinante, ed oggi i credenti dei due
comuni formano una fiorente comunità presieduta dal fratello S. Sereno.
Se nella provincia di Napoli l’Opera a un’origine recente, in quella confinante di Caserta
l’origine risale al 1923, data nella quale il fratello V. De Matteis si recò, dagli Stati Uniti in una
località periferica della città di Caserta; egli stesso fu il primo conduttore della nascente comunità
presieduta oggi dal fratello F. Consoli.
Il messaggio della verità è stato poi proclamato a S. Andrea del Pizzone ove giunsero nel
1952 i fratelli Iannucci provenienti dagli Stati Uniti; Riardo, evangelizzato dal fratello P. Rozzi della
Chiesa di New Castle; Santa Maria a Vico, ove la testimonianza è stata recata dal fratello Diglio,
pastore di una delle chiese di New York.
Anche nei comuni di Maddaloni, Marcianise Montedecoro si sono costituiti gruppi di fedeli.
Anche l’Opera nel beneventano ha avuto un progresso rapido e rigoglioso che si è però
manifestato soprattutto dopo l’anno 1940.
Già precedentemente erano state costituite le comunità di Montesarchio, Paolisi e Rotondi; la
prima curata dall’instancabile fratello Aniello Mataluni, rappresentava sin dal 1925-26 una delle più
vive d’Italia. Da questa comunità la testimonianza fu allargata oltre la provincia e la regione.
Nel 1940, però, ad opera della Chiesa di Altavilla Irpina, si convertì il fratello V. Giannuzzi che
recò la testimonianza della città di Benevento come molti aprirono il cuore per accettare la verità e
fra questi i numerosi membri della famiglia Fragnito.
Si costituì ben presto una comunità presieduta, in un primo tempo dal fratello Vincenzo
Caruso di Altavilla e successivamente dal fratello Raffaele Fragnito. L’attuale pastore è il fratello V.
Giannuzzi.
Da Benevento fu portata la testimonianza a Ponte sin dal settembre 1945 e fra i primi
convertiti furono i fratelli C. Borzillo e G. Guglielmucci, successivamente collaboratori in
quest’opera.
Nel 1947 fu evangelizzato Pastene di Benevento a cura del fratello R. Fragnito e
successivamente la località vicina, S. Nicola. Anche Torre Pagliara (BN) fu evangelizzata dai fedeli di Altavilla, mentre Castelpoto e
Pontelandolfo furono raggiunte dalla testimonianza nel 1948, a cura della comunità di Benevento.
Pietraroia fu evangelizzata dal defunto A. Rubbo che aprì in questo comune anche un locale di
culto.
Anche il fratello G. Saginario si è lungamente affaticato, durante il suo soggiorno in Italia,
all’evangelizzazione di questa provincia.
Oggi il fratello Enrico Fragnito, della Chiesa di Benevento, cura gruppi e attività evangelistiche
nelle seguenti località: Acquafredda, Pietralcina, San Giorgio del Sannio, San Giorgio La Molara,
San Marco dei Caoti. Mentre il fratello V. Giannuzzi pastore di Benevento cura Altavilla, Bagnara,
Pastene, Perrillo.
Altre comunità curate localmente, o a mezzo della Chiesa di Benevento, sono segnalate ad
Apice, Bonea, Buciano, Buonalbergo, Molinara, Paduli, Pannarano, Rotondi, San Bartolomeo San
Bartolomeo in Galdo, Serino Troiano, S. Salvatore Telesino.
Nella provincia di Avellino le prime comunità hanno conosciuto il lavoro fedele ed umile dei
fratelli A. Cavaliere e S. Pizza; Montella e Nusco possono essere considerate fra le prime comunità
della provincia.
In seguito, però, anche altri hanno dato la più valida collaborazione per il progresso
dell’Opera.
Nel 1940 fu evangelizzato, a cura dei fratelli di Tagliabosco, il fratello Stefano Tassa, che
dopo una prolungata resistenza arrese il proprio cuore alla Parola di Dio. Egli proclamò, in mezzo
alle più dure persecuzioni, il messaggio dell’Evangelo a Cassano, ove però soltanto nel 1947 fu
possibile iniziare delle regolari riunioni di evangelizzazione. I fratelli A. Del Sordo, S. Pizza e A.
Cavaliere curarono con dedizione lo sviluppo di quest’opera.
In seguito il fratello S. Tassa unitamente al fratello A. Del Sordo iniziarono una efficacissima
attività evangelistica e nel 1949 recarono la testimonianza nel comune di Montemarano ove si
convertì il fratello O. Aurilia ed oltre trenta dei suoi familiari. Oggi questa comunità è in fase di
rigoglioso sviluppo. Successivamente evangelizzarono San Gesualdo costituendo quale conduttore
della nascente comunità il fratello G. Iuliano che unitamente ad un altro fratello portò, in seguito,
la testimonianza nei comuni di Friggente, anno 1952; Sturno, anno 1952 e Fiorentino, anno 1953.
Intanto i fratelli S. Tassa e A. Del Sordo, sempre in collaborazione, raggiunsero anche
Sant’Angelo dei Lombardi è Castelvetre, ove in mezzo alle lotte, si costituirono due gruppi di fedeli.
Un po’ più lontano, e cioè a Cairano, fu costituita sin dal 1933 una piccola comunità. Questo
comune fu evangelizzato dal fratello G. Santoro proveniente da Pittsfild. Sin dal 1934 è conduttore
di questa comunità il fratello A. Mescia.
Nel 1938 ad opera del fratello P. Scrima di Nusco fu recata la testimonianza a Lioni, ove
successivamente si manifestò un vivo risveglio spirituale che portò alla conversione di molte
anime.
Dai credenti di Lioni la testimonianza fu recata a Teora, ove oggi c’è una comunità presieduta
dal fratello P. Ferrara, a Silici, a Caposele ove ci sono gruppi di fedeli.
Nel 1953, sempre a cura della Chiesa di Lioni, è stato evangelizzato il comune di Torella dei
Lombardi. Nel 1930 evangelizzato dal fratello A. Mataluni, si convertì il fratello Giuseppe Capuano
ed ebbe inizio con lui l’opera in Cervinara. Egli in collaborazione con molti fedeli italiani e
statunitensi recò la testimonianza in un numero notevole di comuni della provincia e di altre
province. In alcuni luoghi l’opera fu fondata per la sua testimonianza, mentre in altri egli è stato
soltanto collaboratore in un servizio comune. Comunque egli segnava le seguenti località raggiunte
dalla sua attività ed evangelizzate in mezzo alle persecuzioni: Paduli, anno 1941; Apice, anno
1942; Montecalvo, anno 1944; Buonalbergo, anno 1946; Castelfranco, anno 1947; Foggia, anno
1948; Bovino, anno 1948; Sannicandro, anno 1949; Montefalcone, anno 1949; Ariano Irpino, anno
1945; Airola, anno 1955 C;icciano, anno 1955; Camposano, anno 1956. Altre località della provincia di Avellino ove esiste l’Opera pentecostale sono Andretta,
Bagnoli, Conza, Sant’Angelo a Scala, Scampitella, Valle delle Mole.
Nella provincia di Salerno, la testimonianza delle risveglio pentecostale fu recata da un
credente della comunità di Roma, che convertitosi nel 1923 evangelizzò nell’anno seguente il
comune di Ogliara, suo paese nativo. Questo fratello al nome Camillo Russo fu lo strumento della
conversione dei fedeli di Ogliara, fra i quali i fratelli Attilio ed Aurelio Pagano.
Nel 1928 lo stesso fratello Camillo Russo si recò su richiesta del fratello A. Morra e trovavasi
né gli Stati Uniti, a Roccadaspide per visitare F. Poto che era stato evangelizzato dal Morra stesso a
mezzo di contatti epistolari. Il fratello Poto che aveva già accettato il messaggio espresso per
lettera aprì il cuore all’opera diretta di evangelizzazione compiuta dal fratello Russo.
Costituita la comunità di Roccadaspide, i fratelli Poto e Russo raggiunsero Matinella ove nel
1931 si ebbero le prime conversioni.
I primi conduttori di queste comunità furono i fratelli poto per Roccadaspide e il fratello A.
Palladino per Matinella, successivamente, e con l’accrescersi di queste chiese, furono effettuati dei
mutamenti ed oggi mentre la Chiesa di Roccadaspide è curata dal fratello M. Gorga, quella di
Matinella è curata dal fratello Giuseppe Montano che, unitamente ad altri fratelli della zona, ha
portato la testimonianza anche nelle seguenti località: Castelcivita, Moio della Civitella, Altavilla
Silentina ed Albanella.
In altra zona della provincia la testimonianza fu recato dal fratello Carmine Calvino che di
ritorno dall’Argentina, ove aveva accettato il messaggio della verità, fondò la comunità di Polla, suo
paese nativo, nell’anno 1928.
Nel 1950 la sorella Angelica Romanelli di Brooklyn, in collaborazione con la sorella Pulis e il
fratello G. Saginario, tutti provenienti dagli Stati Uniti, fondarono le comunità di Sassano e
Montesano. Nel 1952 il fratello O. Lettieri di Corona, N.Y., fondò la comunità di Ropano; mentre nel
1949 era stato costituito il piccolo gruppo di Atena Lucana ad opera di un altro fratello proveniente
dagli Stati Uniti a nome Mango.
Nel 1953 la sorella Anna Postiglione di Brooklyn, dopo aver evangelizzato alcune zone delle
Puglie, recò la testimonianza e costituì un gruppo in Sala Consilina.
A Salerno città, la testimonianza fu portata originariamente dal fratello S. Di Martino di
Ogliara e, successivamente, fu ribadita dalla sorella C. Galdi proveniente dagli Stati Uniti, però un
risultato concreto fu visibile soltanto in seguito all’attività evangelistica della sorella Maria Italiano
di Jersey City, coltivata in seguito dal fratello F Toppi della comunità di Roma che fu il primo
conduttore della giovane chiesa, oggi presieduta dal fratello A. Monetti.
Nel 1953 la testimonianza fu recata a Nocera Inferiore dal fratello L. Figliuolo di Siano. In
seguito, mediante la collaborazione dei fratelli Vitaliano Oleano e C. Monetti, si verificò un
lusinghiero sviluppo ed oggi anche questa comunità è curata dal fratello A. Monetti.
La testimonianza è giunta in maniera provvidenziale, a mezzo del fratello A. Monetti, anche a
Pagani ove attualmente esiste un gruppo di credenti.
Altre località raggiunte nel salernitano sono Rofrano, San Mango Piemonte e Sacco.
Come appare chiaramente dagli scheletrici appunti di questa testimonianza, anche la
Campania può essere annoverata tra le province infiammate dalla testimonianza della Pentecoste.
L’OPERA NELLA LUCANIA.
La prima chiesa della Lucania quella della città di Matera, fondata precedentemente alla prima
guerra mondiale e cioè nel 1914 a mezzo della testimonianza recata da New York dal fratello A.
Plasmati e per la missione della sorella Giuseppina Zollo proveniente dagli Stati Uniti. Il fratello
Pietro Ottolini e dopo il fratello Giacomo Lombardi collaborarono in questa attività missionaria
caratterizzata da una potente manifestazione spirituale. Successivamente questa chiesa fu visitata dal fratello Felice Li Santi di Toronto (Canada) e i fedeli aumentarono notevolmente per la
conversione di molti parenti di questo fratello.
Oggi questa chiesa è una delle più numerose d’Italia ed è presieduta dal fratello V. Vitulli.
Dai fedeli della Chiesa di Matera, in epoche diverse, la testimonianza è stata recata anche nei
comuni di Colobraro, Ferrantina, Gannano, Grassano, Grottole, Miglionico, Paolono, Pisticci, e
Tursi.
A Montescaglioso, invece, esiste una comunità presieduta dal fratello Vito Leonardo Avena.
Dall’anno 1950 dalle sorelle Anna Postiglione e Concetta di Palo, provenienti da New York, è
stata recata la testimonianza nei comuni di Montemilone e Palazzo San Gervasio.
Il fratello Leonardo Avena è stato, ed è, il conduttore di questi due gruppi. Il medesimo
fratello recò in seguito e cioè nel 1953 la testimonianza a Minervino Murge (Bari), ove si è
costituito un altro gruppo.
Altri due gruppi sono sorti nella provincia di Potenza quale risultato dell’attività evangelistica
del fratello Sangiacomo Levieri proveniente dal Belgio; il primo nel 1952 a Satriano Lucano, ed il
secondo nel 1954 a Tito. Nel 1955 ad opera del fratello Rocco Langone, evangelizzato dalla Levieri,
si è costituito un gruppo a Savoia.
Nel 1928 il fratello A. Trafficante fu evangelizzato, per la prima volta, a mezzo
corrispondenza, da una sua sorella convertita negli Stati Uniti; nel 1934 il fratello M. Andrisani
confermò di persona questa testimonianza, ma soltanto nel 1949 il Trafficante, in occasione di una
successiva visita di del fratello Andrisani, fu illuminato per accettare la verità. Finalmente nel 1950,
in coincidenza anche di una visita dagli Stati Uniti dalla sorella Trafficante, fu costituita la comunità
di Rionero in Volture; da questa comunità nell’anno 1953 furono raggiunti i comuni di Barile e di
Atella.
L’OPERA NELLA PUGLIA.
La sorella Zollo, proveniente dagli Stati Uniti, fondò anche la Chiesa di Ginosa che tenne
nell’anno 1914 il primo numeroso servizio battesimale; verso la medesima epoca per la
strumentalità della stessa sorella, fu recata la testimonianza a Palagianello.
Nel 1947 la sorella Lucia Romano, anche lei proveniente dagli Stati Uniti, portò la
testimonianza e fondò le comunità di Castellaneta e Taranto.
Da Taranto, successivamente, l’opera si estese a Fragagnano, Massafra e Palagiano a cura del
fratello A. Santoro, primo conduttore della comunità. Anche la sorella Agrusti di Albany, N.Y., e la
sua figliola hanno collaborato al servizio del Signore in questa zona.
Anche le contrade Masseria e Statte sono state evangelizzate dalla chiesa di Taranto nel 1951
e 1955.
Queste ultime località vengono curate dall’attuale pastore della comunità di Taranto S.
Zucchi, già della Chiesa di Roma.
Anche a Mottola esiste una comunità pentecostale. Nella provincia di Foggia la testimonianza
giunse primieramente a mezzo lettere; la famiglia Jannelli dagli Stati Uniti evangelizzò i propri
congiunti di Troia. Nel 1926, di ritorno dagli Stati Uniti il fratello G. Lizzi confermò verbalmente la
testimonianza che per molti anni, però, non ebbe nessun progresso; la persecuzione riuscì in quel
luogo a soffocare lo sviluppo della predicazione.
Al termine della persecuzione, però, sia il fratello G. Lizzi che G. Jannelli presero animo, il
primo per continuare la propria attività evangelistica e il secondo per accettare interamente la
testimonianza e così nel 1946 fu fondata chiesa di Troia che si avvalsero notevolmente per la
propria edificazione del ministerio del fratello S. Anastasio, pastore della Comunità di Napoli. Nel 1947 fu recata la prima testimonianza della città di Foggia ad opera del fratello R Bonfitto.
In seguito i fratelli G. Lizzi, G. Capuano e A. Di Gennaro ribadirono la testimonianza predicando il
messaggio pentecostale soprattutto nell’ambiente evangelico. Il fratello V. Mobilia fu il primo ad
esperimentare il battesimo dello Spirito Santo e per un tempo fu il conduttore della nascente
comunità.
Fu anche fondata una chiesa a Lucera mediante l’attività del fratello F. Giancaspero di
Triggiano, A Mataluni di Montesarchio, G. Lizzi di Troia.
Successivamente, mediante l’attività dei fratelli A. Di Gennaro, G. Lizzi e diversi semplici
fedeli del foggiano, uniti anche a collaboratori di altre località, furono fondate le chiese di Pietra
Montecorvino, San Paolo Civitate, San Marco La Catola, Casalvecchio, Casalnuovo, Torremaggiore,
Bovino.
La Chiesa di San Severo invece fu fondata nel 1951 dal fratello M. Donatacci di ritorno dagli
Stati Uniti.
Tutte queste opere sono state particolarmente curate dal fratello A. Di Gennaro di Troia ed
oggi vengono curate in gran parte dal fratello G. Lizzi e G. Ferri di Ponzano del Tronto.
Nel foggiano sono stati evangelizzati, in questi ultimi anni, anche i comuni di Angelona, Ascoli
Satriano, Borgo Mezzanorie, Cerignola, Ortanova, San Ferdinando e Stornarella, tutti curati dal
fratello D. Patruno. Nel 1948 soprattutto per opera del fratello Saverio Auciello, proveniente dagli
Stati Uniti, fu fondata la comunità di Anzano e da questa l’Evangelo fu portato nel 1950 a
Scampitella, comune già evangelizzato nel 1938, ma con tragico risultato: il fratello Giovanni
Simone fu selvaggiamente ucciso da mano criminale. Le comunità di Anzano e Scampitella,
vengono curate dal fratello E. Auciello.
L’Opera nella provincia di Bari ebbe inizio oltre trent’anni fa. Probabilmente la prima comunità
fu quella di Triggiano, fondata dal fratello Nicola Giancaspero proveniente da Chicago.
Il primo pastore fu il fratello Francesco Giancaspero e rimase non soltanto quale conduttore di
questa comunità, ma anche quale dirigente di quella zona. Tra i primi convertiti ci fu anche il
fratello Lattanzio che in seguito e cioè nel 1949 fondò la comunità di Carbonara.
Il fratello di Giancaspero spinto a Bari da ragioni di lavoro fondò la Chiesa di quella città nel
1935.
Intanto nasceva, nel 1924, l’Opera di Modugno come risultato dell’attività evangelistica del
fratello Vito Carità proveniente dal Canada e nel 1925 quella di Noci fondata dal fratello V. Trisolini
proveniente dagli Stati Uniti. Nel 1926 ad opera di O. Lippolis, in visita in Italia (anch’egli
proveniente dagli Stati Uniti), fu evangelizzato Alberobello. Il seme, però, rimase sterile fino
all’anno 1949. I fratelli Mancini, Binotti e Grassi, unitamente alla fratello Graziani, giunto dagli Stati
Uniti e, successivamente, al fratello Giancaspero riuscirono in quell’anno a raccogliere i primi frutti
del lavoro cristiano.
Nel contempo una sorella della Chiesa di Bari si spinse a Capurso ed evangelizzò con successo
quel paese nel 1939.
Nel 1933 il fratello Ferrucci di ritorno da New York evangelizzò la nativa Corato, coadiuvato in
seguito dai fratelli R. Selvarolo di Andria e D. Tedone di Ruvo.. Nel 1951-52 questa comunità ebbe
un prosperoso risveglio spirituale dei ministeri e del fratello Mauro Nesta di Rochester. Oggi la
Chiesa è presieduta dal fratello P. Torelli.
Nel 1932 il fratello R. Selvarolo, dopo aver accettato l’Evangelo predicatogli da una semplice
sorella della comunità di Roma e dopo aver frequentato per breve tempo la Chiesa di questa città,
fece ritorno alla nativa Andria e recò la testimonianza dell’opera di Dio. Si costituì una comunità
che si sviluppò notevolmente intorno al 1950.
Il fratello R. Selvarolo recò anche il messaggio della salvezza a Barletta (ove ebbe
collaboratore il fratello V. Riepoli) e Minervino, intorno all’anno 1934. Nel 1934 fu anche fondata la Chiesa di Ruvo dal fratello D. Tedone proveniente da New York e
già membro della Chiesa presieduta dal fratello Silvio Margadonna.
Nel 1936 il fratello M Curci convertitosi nella città di Bari, durante il servizio militare, ritornò a
Trani suo paese nativo e fondò la comunità di quella città. Da Triggiano due semplici credenti
recarono anche la testimonianza a San Michele e Casamassima.
Anche Bitonto è stata recentemente raggiunta con successo dei fratelli di Corato, di Barletta e
di Bari che hanno sviluppato il lavoro svolto dal fratello Michele Scelsi di Endicoot che nel 1955
recò la testimonianza in questo paese.
Nel 1952 il fratello Ancona, proveniente dagli Stati Uniti, raggiunse la nativa Altamura ove per
molti anni c’era stata una sola famiglia e suscitò un risveglio che si concluse con la costituzione di
una comunità.
Gravina di Puglie fu raggiunta dal risveglio pentecostale che fu accettato da un gruppo di
avventisti ivi esistenti.
Nella provincia di Bari si trovano altri gruppi a Bitetto, Gioia del Colle, Grumo, Mola, Monopoli,
Santerano e Valenzano.
L’OPERA IN CALABRIA.
Anche in questa regione l’Opera ha un’origine remota: nell’ottobre 1919 il fratello Giacomo
Lombardi, nuovamente in missione in Italia, si recò a Bruzzano Zeffirio (Reggio Calabria) per
portare il messaggio della salvezza. Antonino Praticò, unitamente a tutta la sua famiglia, accettò la
Parola di Dio e si costituì così il primo gruppo di fedeli nella provincia di Reggio Calabria.
Il fratello Lombardi, proseguendo la propria attività, si spinse, due mesi dopo, dicembre
1919, a Badia ove i fratelli Maisano e molti altri accolsero entusiasticamente la verità dell’evangelo.
Nelle campagne di Badia lavoravano, in quei giorni, molti agricoltori di Ferruzzano che ebbero
così l’opportunità, fra la fine del 1920 e il principio del 1921, di ricevere la testimonianza che aprì
una porta all’evangelizzazione di questo paese che fu raggiunto con successo dai fratelli di Badia.
Da Ferruzzano, nel 1931, la Parola di Dio fu recata a Melito Porto Salvo ove si costituì una piccola
comunità. Nel 1952, sempre da Ferruzzano, la testimonianza fu portata dalla sorella Paola Tedesco
nella città di Reggio Calabria ed il messaggio del risveglio pentecostale fu primieramente accettato
da un gruppo di evangelici. Fu costituita una comunità ed aperto un locale al culto. Da Reggio il
risveglio si allargò fino a Sbarre, località periferica della città, e fu poi portato, per la strumentalità
del fratello G. Ielo, a S. Stefano di Aspromonte, ove nel 1954 fu costituita una piccola comunità.
Nel 1932 di ritorno da Corona N. Y., giunse in Italia il fratello Giuseppe Femia ed evangelizzo
Gioiosa Marina ove si convertì suo cugino Vincenzo Femia assieme a molti altri. Da questi la
testimonianza si allargò nelle contrade vicine e in pochi anni furono raggiunte vittoriosamente
Asparmo, Mammola, Martone, Santabarbara, San Giovanni ed altre piccole località.
Intanto, a mezzo di alcuni fedeli di Ferruzzano, la testimonianza giunse ad Africo, comune
quasi inaccessibile del reggitano. Iddio manifestò in quella località ritenuta moralmente equivoca la
Sua potenza salvatrice, chiamando un popolo numeroso ed entusiasta in questo paese.
Successivamente questa comunità fu costretta al trasferimento dal terribile alluvione che distrusse
il comune di origine. Oggi la fiorente chiesa, con un locale di culto proprio, trovasi ad Africo Nuovo
ed è presieduta dal giovane pastore Andrea Palamara.
A Cittanova, nell’anno 1933, sorse una comunità presieduta, per alcuni anni, dal fratello A.
Berlingeri e di ritorno dagli Stati Uniti e recò la testimonianza cristiana. Da questa comunità,
soprattutto ad opera del fratello D’Agostino, fu portata la testimonianza in altre località. Oggi e si
sono comunità a Gerace Superiore, Laureana di Borrello, Gioia Tauro, San Ferdinando, Taurianova,
e Zoira Gerace. Queste località hanno conosciuto oltre all’attività ministeriale del fratello D’Agostino
anche quella della sorella Grazia Morabito e del fratello G. Rao. Il fratello D’Agostino ha recato la
testimonianza in molti altri comuni della provincia di Reggio e in alcuni della provincia di Catanzaro
e Cosenza; posso segnalare: Falconara Albanese, S. Fili (Cosenza), Serra San Bruno (Catanzaro), Delianova, Paola, Melicucca, Polistena, Cinquefrondi, Varapodio, Bovalino, Ardore, Locri, S.
Cristina.

Nella provincia di Reggio mi vengono segnalati anche due gruppi nei comuni di Brancaleone e
San Nicola di Caulonia. Il primo curato dalla comunità di Reggio Calabria e il secondo dal fratello
Pasquale Maiolo.
Nella provincia di Catanzaro l’Opera ha un’origine ancora più remota di quella della provincia
di Reggio; infatti al principio del 1915 il fratello Giuseppe Parrotta di Chicago evangelizzò con
qualche successo, San Pietro Magisano, frazione del comune di Vincolise.
Nel gennaio 1926 di ritorno da Reading, ove si era convertito all’Evangelo, il fratello
Domenico Fulginiti recò la testimonianza la sua nativa Gasperina, ove si costituì una comunità
presieduta da lui. Il fratello Fulginiti nell’anno 1940 evangelizzo il fratello V. Piacente di San Vito
sullo Jonio e da questo ne nacque la comunità di questo paese della provincia di Catanzaro.
Nel 1943 a mezzo di un confinato estraneo al nostro Movimento, giunse la testimonianza a
Satriano. Si costituì un gruppo presieduto inizialmente dal fratello Battaglia e successivamente dal
fratello Spinzo. Da questo comune la Parola del Signore fu recata a Davoli ove oggi c’è una piccola
comunità presieduta dal fratello L. Scicchitano.
Nel 1947 il fratello Francesco Rauti dopo aver fatta l’esperienza della salvezza nel seno della
comunità di Andria fece ritorno al suo paese: Chiaravalle Centrale, e inizio la predicazione
dell’Evangelo. Gli ostacoli furono abbattuti dalla potenza di Dio e anche lì si costituì un gruppo di
credenti. Da questo paese la testimonianza fu portata con successo nei comuni di Gagliato e
Argusto.
Quasi nello stesso periodo, e cioè nell’anno 1946, la sorella Albina Vaccaro, salvata nel seno
della comunità di Roma, recò la testimonianza alla sua nativa Casabona ove il Signore chiamò e
salvò molte donne. Questa comunità fu curata per un periodo di alcuni anni dal fratello D. Fulginiti
e successivamente dal fratello F. Toppi.
In questi giorni il gruppo è stato visitato da un glorioso risveglio spirituale che lo ha
notevolmente accresciuto. Il fratello F. Rauti lo visita regolarmente.
Nel 1955 il fratello Rauti incominciò una profonda opera di evangelizzazione nella cittadina di
Crotone ove trovavasi una famiglia che aveva udita la testimonianza nella comunità di Paternò
(Catania). La missione del fratello Rauti è stata coronata dal più lusinghiero successo, perché la
potenza di Dio ha operato in salvezza ed un cospicuo gruppo si è già costituito in questa località.
Anche Rocca di Neto è stata raggiunta ed evangelizzata dal fratello F. Rauti.
Nel 1934, proveniente da Pasadena, California, il fratello Bruno Maiolo recò la testimonianza
dell’evangelo nella nativa Ragonà ove si convertì il proprio fratello Pasquale e successivamente
fondò una piccola comunità in questo comune che verso il 1946 recò la testimonianza a Fabrizia.
Nello stesso anno la testimonianza giunse da San Giovanni in Fiore a Caccuri ove si costituì
una comunità presieduta sin dall’origine dal fratello A. Campisi.
Il fratello F. Provenzano di ritorno dagli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale, fondò le
piccole comunità di Filadelfia e Polia.
Nella provincia di Cosenza la testimonianza cristiana fu recata da due fratelli statunitensi a
nome D. Morelli e C. Chiappetta; che il loro generoso lavoro, nell’anno 1927, non produsse un
risultato spettacolare, ma soltanto la conversione del fratello Carmine Ponzio di Castrolibero e il
fratello Silvio Greco di Marano Marchesato. Queste due neo-convertiti, però, anche dopo la
partenza del Chiappetta e del Morelli, continuarono a proclamare il messaggio della verità e nel
1929 si costituì un discreto numero di credenti in Castrolibero.
Il fratello Aiello, prima nel 1949, e poi con maggiore successo nel 1952, recò la testimonianza
in Colosimi ove si costituì anche una comunità. Nel 1945 si era intanto costituito una piccola comunità in Laino Borgo per la strumentalità del fratello Generoso Gersomino che si era convertito
ad Apice (Benevento) ove era giunto incidentalmente, in conseguenza del crollo e dello
sbandamento dell’esercito italiano nel quale egli era incorporato alla data dell’armistizio del
settembre 1943.
Nel 1949 il fratello G. Longo, proveniente dagli Stati Uniti fondò una piccola comunità in
Rogiano Gravina e un credente già della comunità di Roma recò verso il 1951 la testimonianza a
Cerchiara, ove più tardi, con la collaborazione dei fratelli G. Roma e L. Aiello, fu costituito un
gruppo di credenti.
Nel 1949 il fratello F. Gallina di Deaborn costituì un gruppo di credenti in Amantea, mentre un
altro gruppo sorgeva a Luzzi ad opera dell’attività evangelistica del fratello A. Benvenuti di
Paterson.
Nel 1947 il fratello Fedele Lancellotta di New York , fece ritorno alla nativa Belvedere
Marittima e fondò una comunità.
Altre comunità sono sorte in Serra Pedace, Santalliterata, Petrosa, Trifarsi, Demetrio Corona.
Oltre a quella di Cariati, fondata dalla sorella P. Trimarchi di Ferruzzano, quella di San Giovanni in
Fiore che si è sviluppata soprattutto per la collaborazione dei fratelli F. Fortunato di Philadelphia, L.
Aiello, B. Conforti e D. Fulginiti.
Per chiudere voglio ricordare l’eroica attività missionaria della sorella M. Caruso di Detroit che
evangelizzò la nativa Rosarno (ove la testimonianza era stata già recata dal fratello P. D’Agostino).
Nel 1947 in quel comune furono amministrati i primi trenta battesimi.
L’OPERA IN SICILIA.
La testimonianza pentecostale fu recata nell’isola negli anni immediatamente successivi alla
prima guerra mondiale. Fin dall’inizio, i risultati furono fecondi, tali cioè da far prevedere lo
sviluppo rigoglioso che il risveglio dello Spirito avrebbe avuto in Sicilia.
La prima chiesa fondata intorno all’anno 1919 a Catania dal fratello Serafino Arena,
proveniente dagli Stati Uniti. Questo fratello, di cultura modestissima, non aveva neanche molta
idoneità alla predicazione, ma sapeva superare queste sue naturali lacune con lo zero ardente del
suo cristianesimo traboccante di entusiasmo. E il primo conduttore di questa comunità fu il fratello
Ravidà.
Negli anni successivi furono fondate diverse piccole comunità nei dintorni di Catania ad opera
di altri credenti di ritorno dagli Stati Uniti. Fra queste posso ricordare: Scordia, fondata dal fratello
Emanuele Salvatore; Grammichele, fondata dal fratello Salvatore Gandolfo; Giarre, dal fratello
Salvatore Spinella.
Da Giarre la testimonianza fu recata anche ai comuni vicini, Catalabiano e Aci S. Antonio.
Anche a Militello fu costituito un gruppo di credenti per l’attività evangelistica del fratello
Paolo Barone, convertitosi nel periodo della sua prigionia.
La chiesa di Catania, nell’attuazione di un vasto piano evangelistico realizzato nello zelo dei
singoli e della comunità, raggiungeva intanto le seguenti località: Paternò, nell’anno 1947;
Biancavilla, nell’anno 1954; Mineo, nell’anno 1954; Bronte, nell’anno 1955; Motta S. Anastasia,
nell’anno 1955; Viagrande, nell’anno 1956 e Belpasso, nell’anno 1956. Anche Linguaglossa è
segnalato ai comuni raggiunti.
L’Opera nella provincia di Messina è sorta intorno all’anno 1920; il fratello Serafino Arena, con
zelo encomiabile, raggiunse la bella città sicula e rese testimonianza del risveglio pentecostale
nell’ambiente evangelico della città. Un gruppo di credenti accettò il messaggio, presentato con
semplicità evangelica, e si costituì così una giovane comunità, ricca di entusiasmo. Nel 1922 si unì
al fratello Arena il fratello G. Verna, proveniente dagli Stati Uniti, per collaborare nello sviluppo
della Chiesa, e nel 1923 anche il fratello Giacomo Lombardi prestò il suo contributo ministeriale per
il progresso di questa chiesa. Nello stesso anno giunse in Italia il fratello P. Verna che si assunse la
presidenza della giovane comunità; alla sua partenza fu sostituito dal fratello G. Sottosanti. Nel 1924 però il fratello Giacomo Lombardi, nel visitare nuovamente questa chiesa, costituì
come pastore di essa il fratello C. Crisafulli che quell’epoca ne è stato ufficialmente il conduttore
coadiuvato dal fratello Pellegrino.
Intanto, nell’anno 1921, il fratello S. Arena recò la testimonianza al comune di Scaletta
Zanclea ove si costituì una comunità dal seno della quale nel 1951 la testimonianza fu portata alla
vicina località di Guidomandri.
Anche a Pontegallo era sorto un gruppo che non aveva però conseguito uno sviluppo
rilevante. Nel 1947 il fratello Crisafulli, in collaborazione con i fratelli M. Mortelliti e A. Scavitto, si
recarono in questa località per contribuire al risanamento dell’opera.
Il loro zelo fu premiato da un felice risultato e nacque così l’opera fiorente di Divieto che
assorbì, sviluppandola, quella di Pontegallo.
Sorgevano intanto giovani comunità a Calvaruso, Spadafora, e Saponara che unite a quella di
Divieto venivano curate prima dal fratello Matteo Mortelliti e successivamente, in seguito al
trasferimento di questo in altra provincia, dal fratello A. Scavitto.
I fedeli della chiesa di Messina portarono anche la testimonianza, nell’anno 1951, a S.
Stefano e la comunità che nacque è, fino ad oggi, curata dalla stessa chiesa di Messina.
Precedentemente, e cioè nel 1948, una famiglia cristiana proveniente da Palermo recò la
Parola del Signore a Giardini. Il fratello G. Gagliani di Messina unicamente alla suddetta famiglia a
nome Currenti lavorarono per l’espansione del messaggio. Recentemente la giovane comunità è
stata ravvivata da un risveglio spirituale.
Anche a Melia, sin dal 1946 si è costituita una comunità curata dal fratello S. Longo. Per la
testimonianza di questo fratello è stata raggiunta la bella città di Taormina.
Milazzo è stata raggiunta nel 1953 ad opera del ministero del fratello C. Crisafulli, mentre
Oreto di Barcellona e Barcellona città venivano evangelizzate nel 1955 a cura dei fratelli P. Di
Benedetto e Isajia provenienti dagli Stati Uniti.
Queste tre comunità sono oggi curate dal fratello S. Valore. La testimonianza è stata recata
anche a Floresta e Saponara; mentre c’è un’opera fiorente nei comuni di S. Agata di Militello,
Sant’Angelo di Brolo, e gruppi nelle località: Cesarò, Masugna, Raccua, S. Costantino, S.
Domenico, S. Filippo, S. Teodoro e Zappa. Queste dieci località vengono curate dal fratello S.
Ganci.
Anche nella provincia di Caltanissetta l’Opera ha un’origine remota, ma uno sviluppo recente.
La prima comunità fu fondata a Riesi nel 1921, mediante l’attività del fratello A. Bagli e G. Navarra
provenienti dagli Stati Uniti; il primo nativo di Riesi e il secondo di Ravanusa.
In seguito il fratello Giovanni Sola divenne il conduttore della comunità e, fra gli anni 1924-
26, allargò notevolmente il messaggio recando la testimonianza a molti comuni vicini e a molti
paesi dell’agrigentano.
Nel 1945 e il fratello Giuseppe Uragano, rimpatriato dalla prigionia negli Stati Uniti, recò la
testimonianza della salvezza alla nativa Sommatino; il gruppo nascente fu curato per un tempo dal
fratello C. Di Rosa; alla partenza di questo, però, il fratello G. Uragano si prese il compito di curare
quel gruppo e di lavorare per l’espansione della Parola di Dio.
Nel 1949, in collaborazione con il fratello V. Burchieri di Los Angeles, egli inizio
l’evangelizzazione di S. Cataldo. Nel 1951 i primi fedeli di questo comune scesero nelle acque
battesimali, mentre nello stesso giorno anche i fedeli della nascente comunità di S. Caterina
confessavano la propria conversione con il battesimo.
Nell’ottobre 1951 anche nella città di Caltanissetta veniva finalmente aperto un locale di culto.
Nel 1952 la testimonianza raggiungeva, ad opera del fratello G. Uragano il comune di Delia. La chiesa di Vittoria evangelizzava il comune di Gela ove si costituiva una piccola comunità.
Anche i comuni di Marianopoli, Milana,Resuttano, (ove già nel 1929 era stata recata la
testimonianza dal fratello G. Ippolito di New York), Vallelunga, venivano evangelizzati.
Il fratello G. Uragano sostituito dal fratello M. Mortelliti, spostò la sua attività della provincia
di Enna ove nel 1953 fondò la comunità di Pietraperzia e nel 1955 quella di Barrafranca. Egli
raggiunse anche Borgo Canino e Calascibetta.
Nella medesima provincia di Enna la testimonianza era stata recata sin dal 1932 a Cenuripe,
ad opera del fratello Giovanni Timpanaro, di ritorno dall’Argentina; da lì il messaggio cristiano
raggiunse anche Catanannava e Leonforte.
Anche nella provincia di Siracusa ha testimonianza cristiana fu recata circa trent’anni orsono.
Canicattini Bagni fu evangelizzato con successo dal fratello S. Alicata, proveniente dagli Stati Uniti;
Palazzolo fu raggiunto dalla testimonianza di un evangelico libero al nome P. Boccaccio, mentre
Noto fu raggiunto dal fratello P. Bernardo. I tre gruppi pentecostali di questi comuni vengono curati
dal fratello C. Pizzo.
Nell’anno 1944 intanto il fratello S. Stivale, membro della chiesa di Catania, per ragioni
inerenti al suo lavoro di ferroviere, recò la testimonianza a Siracusa ove fondò una comunità
curata, per un tempo, dallo stesso fratello. Oggi il fratello Salerno Santo è il pastore di questa
chiesa.
Il risveglio pentecostale raggiunse l’agrigentano nell’ormai lontano 1925. Il primo comune
evangelizzato e conquistato fu Raffadali ove il messaggio fu recato dal fratello Francesco Galvano
di Niagara Falls.
La nascente comunità non indugiò a compiere l’opera di testimonianza cristiana necessaria
all’espansione dell’Evangelo e a mezzo di semplici credenti raggiunse molti altri comuni. Per
esempio la vicina S. Elisabetta ove sin dal 1928 fu recata la testimonianza. Da questa comunità
furono poi fondate le due chiese di Casteltermini ed Aragona.
Da Raffadali il messaggio fu recato anche, nel 1939 a S. Biagio Platani.
S. Elisabetta, S. Biagio, e Raffadali rappresentano le comunità più numerose della provincia. Altre
comunità, piccole e grandi sono state fondate ad Alessandria della Rocca, Agrigento, Colamonaci,
Cammarata, Canicattì, Castrofilippo, Cattolica Eraclea, Cianciana, Giardina, Montaperto,
Montallegro, Naro, Porto Empedocle, e Racalmuto, Ravanusa, Sciacca.
Come già detto precedentemente anche il fratello G. Sola ha attivamente collaborato
nell’attività ministeriale di questa provincia. Nel 1922 la testimonianza raggiunse Vittoria
penetrando, così anche nella provincia di Ragusa. Lo strumento usato da Dio in questa località fu il
fratello Vito Melodia, colportore valdese. Egli aveva accettato il risveglio pentecostale durante uno
dei suoi itinerari ed aveva realizzato il battesimo dello Spirito Santo e, quindi, era traboccante di
zelo e di potenza nella sua testimonianza cristiana.
Da Vittoria il messaggio fu portato ad opera del fratello Giorgio Canzonieri, a Ragusa nel 1930
e anche qui tu costituita una comunità. Da Ragusa il fratello G.Criscione recò nel 1934 la
testimonianza a Giarratana.
In tanto per la strumentalità nei credenti di Vittoria sorgevano le comunità di Gela, nel 1948;
di Scoglitti, nel 1950 e di Comiso.
Nella medesima provincia esistono comunità a Modica, Pozzallo, e S. Croce Camerina, curate
dal fratello Antonino Emmolo.
Nella provincia di Trapani, l’Opera ha avuto un inizio recente ed infatti la piccola comunità di
Marsala, che può essere considerata una delle prime della provincia, risale soltanto al 1933, anno
nel quale la testimonianza giunse a mezzo del fratello Mario Regina proveniente da Milano.
Soltanto intorno al 1950, però, la chiesa ebbe uno sviluppo mediante l’attività non sempre felice,
del fratello G. Alba. A Trapani la testimonianza fu recata nel 1945 dal fratello Vito Ingoglia di Castelvetrano e fu
confermata dalla collaborazione della sorella Maria Gandolfo, proveniente successivamente da
Napoli, e dal fratello Bertolino giunto dagli Stati Uniti. Anche in questa città il fratello G. Alba svolse
la sua attività soprattutto allo scopo di organizzare la nascente comunità.
Queste chiese sono oggi curate dal fratello F. Tomasello. Nel 1948 a mezzo del fratello
Giovanni Di Gregorio proveniente dagli Stati Uniti, fu evangelizzato Castellammare del Golfo e nel
1950, ad opera del fratello V. Giambrone di Collesano, fu costituito un gruppo ad Alcamo dove già
era stata recata la testimonianza dal fratello M. Galvanio.
Altri gruppi della provincia di Trapani si trovano a Buseto, Campobello, Castelvetrano,
Gibellina, Salemi, S. Ninfa, e Vita.
Anche la provincia di Palermo ha conosciuto un rigoglioso sviluppo pentecostale. Sin dal 1920
il fratello Tommaso Trupiano, proveniente dagli Stati Uniti, recò con successo la testimonianza alla
nativa Cinisi. L’attività evangelistica di questo fratello raggiunse anche, indirettamente, il fratello
Michelangelo Galvanio che si convertì e recò nel 1924 il messaggio a Partinico.
Nel 1925 fondata, ad opera di un altro credente italo-americano, Giorgio Cancellieri, la
comunità di Prizzi.
Era sorta, intanto la chiesa di Palermo presieduta con poco successo dal fratello D. Lippolis.
Questa comunità oppressata da diverse crisi fu ricostituita intorno all’anno 1944 mediante l’attività
del fratello Lucio Tomasello, trasferitosi dalla nativa Bagheria.
Da Partinico il seme dell’Evangelo veniva sparso, nel 1954 a Carini, mentre nel 1948 veniva
costituita una comunità a Camporeale raggiunto dallo zelo evangelistico della sorella Maria
Sansone.
Alcuni comuni di questa provincia hanno opposto ostinata resistenza all’opera dello Spirito;
posso citare come esempio Misilmeri, evangelizzato successivamente dal fratello Nicola Di
Gregorio, Angelina Prestia, e Francesco Ferraro; tutti provenienti dagli Stati Uniti. Oggi però anche
in questo paese c’è una comunità curata dal fratello Giuseppe Pecorino.
Nel 1929 il fratello Gaspare Grasso di Buenos Aires recò la parola di Dio in Corleone e
Campofiorito e in ambedue questi paesi furono costituite promettenti comunità. Da Corleone,
soprattutto ad opera del fratello R. Di Palermo, attuale pastore della comunità, fu recato il
messaggio cristiano a S. Giuseppe Iato, Godrano, Marineo, Giuliana e Contessa Entellina.
Da Godrano, il fratello Pecorino recò il messaggio a Mezzoiuso e Belmonte ove fu coadiuvato,
non sempre opportunamente, dal fratello Giorgio Ribaudo che dagli Stati Uniti ritorno a visitare il
suo paese nativo.
Sorgeva, in epoca precedente a quella della costituzione di quest’ultima comunità, la chiesa di
Termini Imerese fondata dal fratello A. Satariano di ritorno dagli Stati Uniti.
Nel 1931 la testimonianza arrivò provvidenzialmentre a Bagheria a mezzo della numerosa
famiglia Tomasello evangelizzata a Ribera (Agrigento) ove si era momentaneamente trasferita per
ragioni di lavoro. L’opera di questo paese fu fondata e si sviluppò in mezzo a persecuzioni violente.
La reazione della popolazione locale, influenzata dal clero, raggiunse frequentemente note di
alta drammaticità e non poche volte l’incolumità dei fedeli fu preservata soltanto dall’energico
intervento dei carabinieri che furono anzi costretti, nel periodo più critico, a piantonare
ininterrottamente, per la durata di un mese, la casa della famiglia Tomasello, luogo di unione della
nascente comunità.
Il fratello P. Tomasello, primo ed attuale conduttore di questa chiesa, egregiamente
coadiuvato da suo padre, credente di santa fede cristiana, seppe assolvere validamente la missione
ricevuta da Dio per mantenere salda la giovane chiesa in mezzo al fuoco della tormenta.
Nella provincia di Palermo esistono comunità anche nei seguenti comuni: Alimena, Collesano,
Lascari, Lercara, Polizzi, Sclafani. S. Mauro, Trabia, Vicari, Valledolmo e Villabate. L’OPERA IN SARDEGNA.
Durante il periodo della persecuzione il fratello R. Todde fu rimpatriato alla nativa Quartu S.
Elena; egli recò la testimonianza a questa località e alla vicina Cagliari; purtroppo i risultati però
furono alquanto aridi. Anche alcune altre località vicine furono evangelizzate senza che si
costituissero, purtroppo, gruppi o comunità. La città di Cagliari sembra dare i primi frutti in questi
giorni.
ALCUNE INIZIATIVE E ISTITUZIONI DELL’OPERA.
Come ho già scritto l’Opera d’Italia sin dall’anno 1946 ebbe la possibilità di iniziare la
pubblicazione di un periodico che fu, sin dall’inizio riconosciuto l’organo ufficiale del Movimento.
Ispiratore del periodico, che prese dal primo numero, il titolo “Risveglio Pentecostale ” fu il
fratello H. Parli che ne incoraggiò caldamente l’inizio. I primi finanziatori furono i fratelli delle
chiese di Zurigo e Winterthur che offrirono una somma che avrebbe dovuto coprire le spese di
stampa dei primi due numeri, ma che in realtà fu totalmente assorbita dalla pubblicazione del
primo, stampato nell’esagerata tiratura di cinquemila copie.
Doveva trascorrere quasi un anno però perché al primo numero facesse seguito un secondo
ed infatti nel 1947, secondo anno del periodico apparve un secondo fascicolo, che fu seguito in
quell’anno da altri tre fascicoli.
Nell’anno 1948, terzo anno del periodico, furono editi sette fascicoli. La vita del Risveglio
Pentecostale procedeva stentatamente soprattutto dal punto di vista economico.
Nel 1949 finalmente il periodico entrò in una fase di regolarità redazionale ed amministrativa
ed iniziò la propria pubblicazione mensile. Evidentemente lo sviluppo dell’interesse all’Italia e
all’estero incominciò a dare i più incoraggianti risultati.
Oggi il periodico è all’undicesimo anno di vita e conta un numero di abbonati nazionali e
stranieri che garantiscono l’autonomia economica di esso.
La direzione del periodico è stata tenuta fino al gennaio del 1949 dal fratello R. Bracco; da
quell’epoca è stata assunta dal Comitato Redazionale prima, e successivamente dal fratello U. N.
Gorietti. Validi collaboratori redazionale sono stati il fratello Guido Scalzi e alla sorella S. Gorietti
che anche oggi ne cura l’amministrazione e la redazione.
Al Risveglio Pentecostale fece seguito, sin dall’anno 1952 la pubblicazione della Scuola
Domenicale, elegante e prezioso periodico con finalità didattiche. Questo periodico trimestrale
pubblicato originalmente negli Stati Uniti, in lingua inglese, incominciò la propria pubblicazione in
armonia con il vasto programma editoriale sviluppato dal fratello A. Piraino per conto delle
Assemblee di Dio e del Ramo italiano. In seguito parteciparono allo sviluppo di questo piano
editoriale anche individui e comunità.
Oggi il periodico rappresenta il più usato testo delle Scuole Domenicali d’Italia ed è
largamente usato anche fuori dal nostro Movimento.
In armonia col medesimo piano furono pubblicati a cura del fratello A. Piraino, alcuni testi di
dottrina per catecumeni e alcuni manuali per l’istruzione dei dirigenti e dei monitori delle scuole
domenicali. Furono anche editi alcuni opuscoli di edificazione cristiana e due “corsi di studio per
corrispondenza”.
In seguito, fu iniziata la pubblicazione di un nuovo periodico: “il Consigliere della Scuola
Domenicale” e la pubblicazione e la diffusione su larghissima scala di trattati di evangelizzazione.
Un’altra istituzione dell’Opera che è doveroso segnalare è rappresentata dalla Scuola Biblica
iniziata a Roma nei locali della comunità. Anche questa ha la sua storia che parla
dell’interessamento vivo di molti fratelli e forse primi fra tutti del fratello A. Caprino e V. Burchieri.
Comunque la collaborazione fraterna e generosa di molti si concretizzò nell’inizio di questa benefica
istituzione alla data 1 ottobre 1954. Il primo corso, a carattere esperimentale, fu di un solo mese di durata, ma i benefici furono
così evidenti e i consensi così entusiastici, da poter avere la possibilità di organizzare a breve
scadenza il secondo corso che ebbe inizio il primo aprile 1955 e che si concluse in tre mesi. Il terzo
corso, nell’anno seguente, durò quattro mesi…
Lo sviluppo didattico fu seguito da uno sviluppo economico che permise la regolare
organizzazione della Scuola che, fino ad oggi, è stata diretta dal fratello R. Bracco e F. Toppi.
Da breve tempo è stata iniziata anche un’attività evangelistica-radiofonica a cura dell’Opera
italiana.
In questa impresa, lungamente desiderata, va sottolineata la generosità delle fratellanze
svedesi, già altre volte esperimentata dalle chiese d’Italia, che non soltanto hanno offerto la
trasmissione del programma radiofonico serale gratuitamente, ma hanno anche fornito tutto il
materiale necessario per l’incisione dei programmi.
Dal luglio 1956 IBRA- Radio trasmette da Tangeri, ogni sera, un programma di
evangelizzazione in lingua italiana, mentre dal mese di ottobre a questo già vasto programma è
stata aggiunta una ulteriore trasmissione settimanale che porta così ad otto trasmissioni ogni
settimana il programma italiano.
A questo programma, che viene attuato sotto la direzione del fratello F. Toppi, collaborano
vari servitori di Dio dell’Opera italiana.
Mentre questo volume esce alla luce un’altra istituzione si aggiunge a quelle del nostro
Movimento: l’orfanotrofio fondato e diretto dalla sorella E. Rustici in Ventosa. L’inizio di questa
encomiabile istituzione è stata possibile soprattutto della generosa offerta del fratello Verrico che
ha messo a disposizione la propria ampia abitazione fabbricata in Ventosa al suo ritorno dagli Stati
Uniti.
Non sono ancora in possesso degli elementi necessari per dare più ampie delucidazioni di
questa iniziativa, ma spero che, come altre, potrà avere il beneficio delle benedizioni di Dio per la
propria prosperità, come spero che quanto prima si possa veder attuato quell’ “Ospizio per vecchi”
la cui elezione fu decisa fin dal 1953 al convegno tenuto in Roma e a favore del quale furono
raccolte generose offerte delle fratellanze italiane. CONCLUSIONE.
Questa imperfetta ed incompleta storia dell’Opera pentecostale d’Italia, ci offre la possibilità
di considerare, in maniera panoramica lo sviluppo del risveglio religioso che ha infiammato, per lo
Spirito Santo la nostra nazione come tutte le nazioni del mondo. Alla conclusione di questa
testimonianza, perciò, mi sembra naturale invitare i lettori a compiere un esame e delle deduzioni
capaci di determinare un preciso concetto individuale.
Personalmente mi sembra di vedere, in modo inequivocabile, che tutte le circostanze storiche,
descritte nel presente volumetto dimostrano in forma assoluta che l’Opera d’Italia è sorta e si è
sviluppata esclusivamente in relazione all’intervento diretto di Dio. Egli l’ha generata, l’ha fatto
progredire, l’ha fortificata nella lotta, l’ha edificata attraverso il tempo ed infine l’ha resa sufficiente
alla propria sussistenza.
Gli uomini e le organizzazioni che appaiono nella storia del Movimento rappresentano gli
occasionali strumenti di Dio che hanno un valore in quanto mossi ed usati dallo Spirito Santo.
Sembra quasi che il moltiplicarsi di collaboratori, l’alternarsi di nomi abbia l’unico scopo, nel piano
divino, di dimostrare che sopra gli uomini, e all’infuori dell’uomini, tutto è stato compiuto secondo
il preordinamento e la potenza di Dio. Oggi che un lungo cammino è stato lasciato dietro le spalle
del Movimento possiamo confessare con umiltà che molti hanno “piantato ed annaffiato”, ma che
solo “Iddio ha fatto crescere”.
Dobbiamo ringraziare l’Eterno per tutti gli Operai che, comunque hanno lavorato nella Sua
vigna; dobbiamo ringraziare l’Eterno per gli Operai giunti da lontano e per quelli sorti nella nostra
nazione; per le offerte date generosamente dall’estero e per quelle che sono costate il sacrificio
delle fratellanze povere d’Italia. Dobbiamo soprattutto ringraziare l’Eterno che in mezzo al
moltiplicarsi degli avvenimenti ci ha fatto realizzare comunione intima con tutti dandoci, però,
l’aiuto necessario per rimanere, in relazione ai Suoi piani, un organismo indipendente e libero
capace anche nella propria debolezza di amministrarsi in rapporto alle particolari esigenze
ambientali.
Le Assemblee di Dio in Italia rappresentano, in conclusione, le comunità del risveglio della
Pentecoste che è stato portato nella nostra nazione da pionieri italo-americani del Movimento e
come sempre ha avuto con questi, e con coloro che li hanno seguiti, rapporti di profonda intimità
cristiana nell’amore di Gesù.
A Dio che ha compiuto quest’Opera siano rese adorazione e gloria in Cristo benedetto in
eterno.

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