Questo versetto rappresenta la vita cristiana con tre metafore: un combattimento, una corsa, una costante.
È un combattimento perché c’è un nemico da sottomettere; dobbiamo, perciò, essere coraggiosi e fortificarci nel Signore perché la palma della vittoria é per chi vince.
È una corsa, perché c’è un traguardo da raggiungere; è doveroso quindi essere entusiasti e correre con perseveranza, poiché il premio della suprema vocazione e per quanti perseverano.
È una costante perché c’è una verità da custodire e noi dobbiamo essere fedeli fino alla fine, poiché c’è il “ben fatto” del Maestro che attende il servitore fedele.
Ognuna di queste metafore è reale, perché descrive un aspetto della vita cristiana, e, in un certo senso indipendente; tuttavia ciascuna è legata all’altra. Esse ci insegnano che essere cristiani richiede coraggio, speranza e fedeltà, e per questo, ci incoraggiano a spazzare via da noi ogni forma di pigrizia e superficialità. Ognuna implica impegno e tenacia che potremmo accostare a “sangue, sudore e fatica”. È possibile che questo possa far sorgere qualche perplessità nei più giovani, ma come, Gesù stesso non ha forse promesso: “Io vi darò riposo?” Paolo, tuttavia paragona la vita cristiana a un combattimento, a una corsa e a un impegno costante. Come conciliare quest’apparente contraddizione? Ci sono due tipi di riposo: quello che si gode quando il combattimento è finito e il traguardo raggiunto; e quello che si può assaporare durante la battaglia, quando la calma interiore e la quiete di Cristo possono essere nostre. Per quanto possa sembrare strano, nella vita cristiana è possibile trovare riposo anche quando infuria la tempesta. Essere rilassati e avere il cuore sereno durante le fatiche fa parte del combattimento; giungere al fine della corsa, con costanza cristiana, ci darà modo di gustare il luogo di riposo che bramiamo.
Dio ci benedica.
Lascia un commento